Da piccina i momenti dell’anno che aspettavo con più entusiasmo erano il mio compleanno e Natale. Ma se avessi dovuto scegliere credo che avrei sempre optato per il Natale, crescendo la situazione non è mai cambiata e non ho mai smesso di credere che Babbo Natale sarebbe caduto giù dalla cappa del mio camino.L’albero di Natale lo facevo sempre in occasione dell’Immacolata con il mio nonno, era un momento speciale, tutto nostro. Mi ricordo ancora l’odore della scatola in legno che prendeva Nonno dalla soffitta, le palle di vetro soffiato che avevo quasi timore a stringere tra le mani. L’abete sintetico che mi pareva altissimo e bellissimo mentre a vederlo adesso è alto circa un metro e mezzo ed è l’albero più spelacchiato della storia. Passavamo giorni a cercare il muschio da utilizzare sul presepe che facevamo sempre nel tavolino in sala da pranzo, prima si foderava tutto, poi si creavano le montagne con la carta pacchi stropicciata e dopo Nonno attaccava al muro la carta blu con le stelle dorate a cui si appoggiava contro il tavolino che avrebbe accolto nei successivi minuti la capanna con Gesù bambino, Giuseppe e Maria, un angioletto dal viso dolce, i Re Magi, le pecorelle e i pastori fatti a mano da mia zia quando era ragazzina. Mamma mia quanto amavo quei pastori, li toccavo con calma e chiudendo gli occhi cercavo di immaginare la Zia piccina che modellava la creta per poi dipingerla. Ho sempre amato le storie e per me la vita è come un film, da rivedere mille volte socchiudendo gli occhi anche solo qualche istante, quante persone ho visto ballare dietro ad una finestra chiusa e spenta. Ad occhi chiusi quanti falegnami ho visto costruire letti e tavoli dove ho dormito e mangiato e quante donne al camino “ho visto” rammendare abiti che i miei nonni misero da bambini per poi romperli saltando alla corda o giocando a patata bollente, ho visto anche i miei nonni ballare il boogie woogie e proprio mentre volevo correre per abbracciarli così giovani, belli e felici ho aperto gli occhi e non c’erano più. Ma davanti ai miei occhi ci sono loro, il loro proseguo, il mio oggi e il mio domani.Una che mi chiede la palla rossa e l’altra che la vuole solo dorata, la lotta a chi metterà il puntale e la fila davanti alla scatola del presepe sperando tocchi proprio a loro il turno per prendere Gesù bambino, ma quello tocca sempre a me, Nonno diceva così.Assieme impacchettiamo i regali dei grandi, proprio come facevo io da piccola che pensavo di essere un piccolo elfo in trasferta e impacchettavo tutti i libri che trovavo nel soggiorno dei nonni.Il regalo in cui mettiamo sempre più amore è quello del nostro papà Alan, il papà che ci rimbocca le coperte cantandoci la ninna nanna, che corre veloce la mattina per trovare ancora il portone di scuola aperto, quel papà che quando gli chiediamo cosa vorrebbe per regalo, tutti gli anni ci risponde che non vuole nulla perché lui ha noi.
E mentre io mi scervello borbottando su quale regalo potergli fare senza che finisca in un cassetto inutilizzato Ginni inizia ad impacchettare le sue ciabatte preferite “perché mamma queste le mette sempre e nel cassetto non ci finiscono mai” e credo sia un po’ come funziona con i ricordi, quelli belli, quelli che ci rasserenano il cuore e la mente, restano sempre lì pronti a farci compagnia.
Che per voi questo periodo possa essere magico, pieno di ricordi ma soprattutto di attimi da ricordare.
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