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Perché non mi scandalizza la scalata di Vivendi a Mediaset. L’opinione di Enrico Mentana

Un ex uomo di punta di Mediaset dice: troppa manfrina protezionistica sul Biscione. Parola di Enrico Mentana, giornalista, direttore del tg de La 7 di Urbano Cairo, e in passato volto e firma storica del telegiornale di Canale 5. Una linea simile a quella oggi sostenuta dal quotidiano Libero diretto da Vittorio Feltri con un commento del vicedirettore Fausto Carioti.

Perché tanti strepitii anti francesi quando sono innumerevoli le aziende italiane già finite nelle mani di società estere? Questa la domanda retorica di Mentana. Ma il direttore del telegionale della tv di proprietà di Cairo ha anche la risposta all’interrogativo: che Mediaset “faccia capo al patriarca del centro-destra continua a far comodo a lui e alla sua parte politica, com’è ovvio, ma anche ai suoi avversari, come punto di forza ma anche di debolezza, su cui far leva quando necessario”. Come nel caso del Sì al referendum, come qualcuno vocifera.

Ma ecco il post completo che Mentana ha pubblicato sul suo profilo Facebook:

C’è una grande manfrina in corso attorno alla possibile scalata di Mediaset da parte dei francesi. È chiaro a tutti che non si può dire “giù le mani” dopo aver lasciate indifese Telecom, Tim, Omnitel, Wind, la Bnl, Parmalat, Alitalia, le maggiori società di calcio (solo per fare qualche esempio), aver fatto spazio in Mediobanca e Generali a chi bussava coi soldi in mano (sempre Bolloré, peraltro) e dopo aver lasciato, nello stesso settore dei media, che Sky avesse il monopolio della tv satellitare. Perché invece Mediaset va difesa? Altri gruppi, penso a Discovery, hanno potuto acquistare canali tv e aprirne altri. Qual è l’eccezione del Biscione? La risposta disarmante, ma vera è: Berlusconi. Cioè la politica. Che quel gruppo faccia capo al patriarca del centro-destra continua a far comodo a lui e alla sua parte politica, com’è ovvio, ma anche ai suoi avversari, come punto di forza ma anche di debolezza, su cui far leva quando necessario. È il vero motivo, del resto, per cui fin da subito il centro sinistra ha agitato il conflitto di interessi, salvo dimenticarsi di regolarlo nei tanti anni in cui è stato al governo (e nell’ultimo governo Prodi il ministro delle comunicazioni era un omonimo dell’attuale premier..).


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