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I punti deboli di Renzi e il passo successivo

Meglio Matteo Renzi senza la sua discutibile squadra, che viceversa.
Perché per un attimo ci stiamo illudendo che esista ancora il Matteo che, perse le primarie del Pd, conquistò un potenziale elettorato, maggiore, più largo, trasversale, soprattutto non iscritto a nessun partito. (Fu facile poi, alla seconda chiamata, con la modifica dello statuto, battere Cuperlo). Che esista ancora quel temperamento e ci siamo liberati soltanto di una pessima squadra, in particolare ahimè di quella quota rosa che fin dai primi istanti indebolì la formazione del governo. Madia, Boschi, non ebbero mai particolare successo. La Lorenzin in seguito fu travolta da depliànt. La Giannini, tra tutte più elegante, in fondo non conosceva il mondo della scuola.

Quelle che dovevano essere i punti di forza del governo sono diventati boomerang: scuola, giovani/lavoro, donne.

Forse ho la mia parte di “colpa” sulla Buona scuola, quando finendo il mio intervento sul palco del 2011 “autografai” – diciamo – anche se sembra molto da storytelling renziano, il mio libro “Comunicare a scuola. Con Amici” al futuro primo ministro.

Poi a quel libro seguivano i miei pezzi in giro tra i banchi di scuola del mondo, qualche lettore li taggava con instenza sui social, in particolare quello dalla Finlandia. Mi chiedo: gli elettori sono pronti alla riforma della scuola che propongo? Penso di sì. Dopo l’ira, ora serve il ministro che sappia quale sia il passo successivo. E anche il primo ministro…ma non fate come al solito l’errore di sottovalutare i ministeri chiave per l’elettorato, che poi sono i cittadini. Troppo presi a consultarvi tra voi.



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