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Referendum, ecco numeri e bufale sui risparmi della nuova Costituzione

Di Roberto Perotti
roberto perotti risparmi

La mia stima è superiore alle stime di molti sostenitori del no, e inferiore alle stime di molti sostenitori del sì. Come si spiegano queste differenze?

I sostenitori del no riportano spesso una stima di 57,5 milioni. In realtà questa cifra è frutto di un malinteso. Essa è derivata da una nota della Ragioneria dell’ottobre 2014, che però considerava solo due voci specifiche: i risparmi dall’abolizione dell’indennità e la riduzione della diaria, e i risparmi dall’abolizione del CNEL, per un totale di 57,5 milioni, in linea con i miei calcoli (la Ragioneria assumeva un risparmio di 8,7 milioni dal CNEL, perché all’epoca non si parlava di riassegnazione dei suoi dipendenti). La Ragioneria però affermò di non avere elementi per stimare i risparmi da tutti gli altri componenti della riforma (una strana risposta, perché come abbiamo visto è facile, con un minimo di lavoro, stimare i risparmi sui compensi dei consiglieri regionali e sui contributi ai gruppi consiliari regionali, e fornire una stima approssimativa sui risparmi dalla riduzione dei dipendenti del Senato).

I sostenitori del sì citano invece spesso una cifra di circa 500 milioni. Per esempio, nel question time dell’8 giugno 2016 la ministra Boschi citava queste cifre (pagina 67):

– 80 milioni dalla “riduzione del 33 per cento delle indennità parlamentari”. Una cifra sovrastimata di 25 milioni, perché le indennità nette sono oggi 25 milioni, e circa 45 milioni i rimborsi spese e diarie, di cui meno di 30 milioni verrebbero risparmiati
– altri 70 dalla riduzione dei rimborsi ai gruppi al Senato, dal minor lavoro delle commissioni di Palazzo Madama e dal ruolo unico del personale di Camera e Senato. Una cifra molto difficile da ricostruire, perché la spesa stanziata per le commissioni al momento è minima, 1,5 milioni, mentre quella per i gruppi parlamentari è di “soli” 21 milioni.
– 20 milioni dall’ abolizione del CNEL. Abbiamo visto come questa cifra sia totalmente inesatta
– 320 dai risparmi sul personale politico delle province. Ma come abbiamo visto, questo risparmio si è già manifestato anche in assenza della riforma costituzionale; inoltre, andrebbero contati anche le maggiori spese per le città metropolitane e, in futuro, per le aree vaste.

Ma vi sono anche altre cifre ancor più difficili da razionalizzare. Nella lettera agli italiani all’estero firmata dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi, si parla di un costo del CNEL pari a “un miliardo”. È difficile capire da dove venga questa affermazione. L’ ipotesi più probabile è che si tratti di un calcolo eseguito come segue. Al suo apice, qualche anno fa, il CNEL stanziava circa 20 milioni l’anno. Un miliardo dovrebbe quindi essere all’incirca il costo complessivo del CNEL durante la sua esistenza (in realtà anche il costo complessivo è ben inferiore a un miliardo, perché i venti milioni comprendono partite di giro e avanzi di bilancio, restituiti allo stato).

Seguendo questa logica, i risparmi dalla riforma del Senato sarebbero 35 miliardi (i 500 milioni del costo annuale attuale del Senato, moltiplicati per i 70 anni della sua esistenza nella forma attuale).

Sintesi di un’analisi più ampia apparsa su LaVoce.info

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