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Strage a Berlino, Fabrizia Di Lorenzo e la voce degli italiani a Berlino

Lunedì pomeriggio l’Europa è stata nuovamente scossa dai demoni del terrorismo. Ad essere presa di mira è stata Berlino. Un camion si è avventato sulla folla che gremiva un mercatino natalizio nei pressi della Chiesa del Ricordo in piena Berlino Ovest, lasciando a terra 12 morti e 48 feriti.

IL RICORDO DI FABRIZIA DI LORENZO, VITTIMA ITALIANA

I rapporti che legano l’Italia alla Germania sono antichi e parlano di flussi migratori quasi mai interrotti. La valigia di cartone, però, negli ultimi decenni ha lasciato il posto a professionalità importanti che non riuscendo a trovare sbocco nello stantio mercato del lavoro italiano scelgono la strada dell’espatrio. Proprio quella strada che aveva scelto Fabrizia Di Lorenzo, vittima italiana della follia terrorista per la cui identificazione certa manca solo la conferma del DNA. “Fabrizia lavorava all’assistenza clienti in una società di trasporti e prima lavorava per “Car2go”. Aveva studiato Scienze politiche e si era specializzata con un master alla Cattolica sempre in lingua tedesca” – dice Andrea D’Addio direttore di “Berlino Magazine“, web magazine di riferimento per i giovani italiani che vivono a Berlino – “Fabrizia era stata una collaboratrice della nostra redazione per alcuni mesi. Avere saputo della scomparsa di una persona che avevamo avuto modo di conoscere ed apprezzare è stato un dispiacere enorme. A parte le frasi, forse un po’ banali che si possono pronunciare in momenti come questi e il dolore per il quale non si possono trovare parole adeguate, la sensazione più forte è quella dello scampato pericolo. La consapevolezza che avremmo potuto essere lì e invece non c’eravamo. C’era però una di noi. E poi c’è l’angoscia per chi non riesci a contattare, sono attimi tremendi”.

PIÙ DI 24MILA I GIOVANI ITALIANI IN GERMANIA

Qualche tempo fa una ricerca del Centro Impresa Lavoro ha riportato in termini numerici quello che è un trend sociale. Dal 2008 al 2013 sono emigrati 554.727 italiani, tra questi il 39% ha un’età compresa tra i 19 e i 34 anni e la loro percentuale è in costante crescita. La Germania ospita circa 24.500 giovani italiani, non tutti a Berlino, ma certo la capitale tedesca è la meta più gettonata da parte dei ragazzi, tendenzialmente laureati e creativi, che l’hanno eletta nel corso degli anni a meta preferita per chi desidera uno spazio di libertà nel quale realizzare i propri progetti e cercare quelle opportunità che l’Italia troppo spesso non è in grado di fornire.

LA COMUNITÀ ITALIANA SI SENTE BERLINESE

Le strade testimoni oculari della strage si sono riempite di fiori e la Germania ha ricordato le sue vittime attraverso un’installazione luminosa che ha colorato di rosso, giallo e nero, i colori della bandiera tedesca, la porta di Brandeburgo. “C’è stata una messa in una chiesa nei pressi dell’attentato alla quale c’è stata una partecipazione corale” – prosegue Andrea D’Addio – “Sebbene la comunità di italiani a Berlino sia numerosa e coesa non ha organizzato nulla perché in momenti come questo non ha alcun senso fare commemorazioni separate. E poi qui noi ci sentiamo tutti berlinesi”.

BERLINO RIMANE ESEMPIO DI ACCOGLIENZA E MULTICULTURALISMO

La Germania in questi anni si è dimostrata un Paese molto accogliente nei confronti di profughi e migranti economici di diverse nazionalità. La stessa Cancelliera Angela Merkel ha ribadito, così come dopo l’attentato a Monaco di Baviera, che non cambieranno le politiche della Germania in materia di immigrazione. Ad oggi ancora non si conosce l’autore né tantomeno la matrice dell’attentato. La polizia tedesca ha arrestato ma subito rilasciato un uomo pakistano inizialmente indicato come autore della strage. “Siamo ancora troppo a ridosso della strage per iniziare a tirare le conclusioni, è una fase ancora troppo confusa. Solo nelle ultime ore si è parlato apertamente di attentato di matrice islamica. Ci sono le rivendicazioni di alcuni siti internet appartenenti alla galassia dell’ISIS ma non del tutto attendibili” – conclude D’Addio – “Nonostante tutto dalla popolazione tedesca e berlinese in particolare non mi aspetto alcun moto di chiusura rispetto all’altro. Anzi immagino che la cittadinanza risponderà con ancora più apertura e con il desiderio di proseguire lungo la strada che ha portato Berlino a essere un esempio di multiculturalità e tolleranza. La Germania negli ultimi anni è stato il Paese accogliente per antonomasia, basti pensare che l’aggettivo più ricorrente qui è “multiculturale”.


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