Non c’è due senza tre: dopo gli incontri di marzo e luglio, si è nuovamente riunito il Consiglio Nato-Russia. Da Bruxelles è arrivato chiaro un messaggio: procede a fatica, e solo glissando il delicato tema siriano, il cammino di ricostruzione della fiducia reciproca.
LE PAROLE DI STOLTENBERG
“Abbiamo avuto una discussione franca e sostanziale su argomenti importanti per la nostra sicurezza comune”, ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg (nella foto) al margine dell’incontro, a porte chiuse e a livello dei rappresentanti permanenti, svoltosi a Bruxelles. “In tempi di tensione, il dialogo è importante più che mai. Per questo – ha proseguito – rimaniamo impegnati nel dialogo e continueremo a tenere aperti i canali di comunicazione”.
LA CRISI DEI RAPPORTI
Nato nel 2002 grazie allo spirito di Pratica di Mare, soffiato anche dal governo italiano, il Consiglio Nato-Russia aveva interrotto la propria attività a marzo 2014, in seguito all’annessione della Crimea da parte della Russia. A marzo di quest’anno, il Consiglio ha riaperto i battenti, con una riunione che, constatando l’assoluta inconciliabilità delle posizioni, ha avuto un valore esclusivamente simbolico. A luglio, dopo il Summit Nato di Varsavia, il Consiglio si è riunito per la seconda volta con l’intenzione di proseguire il dialogo politico nel solco tracciato dal riorientamento strategico dell’Alleanza definito nella capitale polacca. Con il terzo appuntamento dell’anno non si tratta ancora di un ritorno al business as usual, come ha chiarito lo stesso Stoltenberg, ma certo si intravede una re-istituzionalizzazione dell’organo che ha avuto il merito di riavvicinare Russia e Nato dopo quarant’anni di Guerra fredda.
IL DISACCORDO SULL’UCRAINA
Il primo tema discusso è stato, ancora una volta, la crisi ucraina. Resta “un profondo disaccordo” tra Mosca e Bruxelles. “Gli Alleati non riconoscono e non riconosceranno mai l’annessione illegale e illegittima della Crimea”, ha detto il massimo vertice politico della Nato. Il punto di riferimento, sopratutto dopo le recenti violazioni del cessate-il-fuoco, restano gli accordi di Minsk. Solo pochi giorni fa, il Consiglio europeo ha deciso di prolungare di sei mesi le sanzioni economiche inflitte a Mosca a luglio 2014 e in scadenza al 31 gennaio 2017, proprio per il mancato rispetto degli accordi di Minsk (qui l’articolo di Formiche.net). “Gli Alleati hanno invitato la Russia ad usare la propria considerevole influenza sui militanti per il loro pieno rispetto”, ha spiegato il segretario generale Stoltenberg.
E L’ACCORDO SULL’AFGHANISTAN
Maggiore accordo ha trovato il dossier Afghanistan, unica componente del cosiddetto fronte sud toccata nel corso del vertice. Supportare le forze afghane, con fondi e missioni di addestramento, è nell’interesse di Mosca come di Bruxelles e Washington. Proprio le note divergenze negli altri Paesi della regione rendono la stabilità dell’Afghanistan, e dunque il supporto al governo di unità nazionale di Kabul, un elemento cruciale della politica di entrambe le forze.
RICOSTRUIRE LA FIDUCIA
I rappresentanti hanno trattato poi il tema delle attività militari. L’obiettivo dichiarato resta la riduzione del rischio di escalation, possibile solo attraverso trasparenza e fiducia reciproca. Eppure proprio questi due elementi, faticosamente (e solo in parte) ricostruiti per le questioni nel Mar Baltico, sono venuti drammaticamente meno sul fronte siriano, lo stesso che fino a pochi mesi fa sembrava invece essere vettore, nella comune lotta all’Isis, di una ritrovata unione di intenti tra le due superpotenze.
In ogni caso, nella regione baltica procede il cammino di ricostruzione della fiducia reciproca. Russia e Nato hanno confermato l’accordo sul ruolo del Baltic Sea Project Team e dell’Icao, i quali dovranno individuare le regole di comportamento per esercitazioni ed operazioni nella regione. “La Russia ci ha informato sulla recente esercitazione KAVKAZ-2016; e la Nato ha presentato l’Exercise Trident Juncture 2016”, ha detto Stoltenberg ribadendo l’essenzialità della trasparenza. Restano però le perplessità degli Alleati, specialmente di quelli orientali, su alcuni atteggiamenti di Mosca considerati troppo assertivi. La preoccupazione riguarda il ricorso eccessivo a esercitazioni a sorpresa. “Sono destabilizzanti e non favoriscono il clima generale per le nostre relazioni”, ha chiarito Stoltenberg. Da parte sua, “la Nato non cerca scontri e non pone minacce”, ha assicurato il segretario generale. “Ogni cosa che facciamo, compreso rafforzare la nostra presenza nell’est dell’Alleanza, è difensivo, proporzionato e in linea con i nostri impegni internazionali”. Certo, resta difficile pensare che Mosca lo intenda nello stesso modo.