Skip to main content

Ecco la vera posta in palio alle prossime elezioni in Francia

Gli schemi della geopolitica americana, con la presidenza Trump, sono mutati profondamente: la Russia non è più il nemico da combattere e da confinare. In Francia, sia Marine Le Pen che François Fillon hanno già espresso un orientamento analogo, mentre rimane profondamente diverso il loro atteggiamento verso l’Unione europea. Se la prima ha un programma social-sovranista, il secondo segue una impronta catto-thatcheriana, nella prospettiva di creare un direttorio politico europeo guidato dai governi, e non più dalla Commissione, convergendo inizialmente con la Germania.

FOCUS FRANCIA E GERMANIA

Dopo la Brexit ed il No al referendum costituzionale in Italia, è in Francia che si deciderà il futuro della globalizzazione, non solo europea. Le elezioni tedesche arriveranno di risulta, a fine 2017: è già chiaro, con la quarta candidatura al Cancellierato da parte di Angela Merkel, che la grande coalizione tra cristiano democratici e socialisti si è chiusa in un bunker. Alla situazione attuale non c’è alternativa migliore: mai nel passato la Germania ha accumulato una posizione finanziaria attiva netta così imponente.

SCONTRO FRA LIBERISMO E KEYNESISMO

Il confronto, tutto interno all’Occidente, si riduce a due fronti: da una parte ci sono la globalizzazione americana e l’ordoliberalismo tedesco, che ha improntato a sé l’Unione europea: non è casuale che il Presidente democratico uscente Barack Obama, nel suo ultimo viaggio in Europa, abbia individuato in Angela Merkel il suo erede politico. Dall’altra, c’è il keynesismo che riprende vigore: ritiene inapplicabile il liberismo alla moneta e sostiene la necessità di assicurare l’equilibrio strutturale nei rapporti commerciali internazionali, obbligando i Paesi in attivo ad azzerarlo.

IL RUOLO DELLA SPESA PUBBLICA

Solo così, più che con un intervento pubblico di spesa in disavanzo, si alimenta una crescita equilibrata della economia reale, fondata sui redditi e non sui debiti. Nel marzo del 1946, si dette vita alle istituzioni decise a Bretton Woods, dove le idee di Keynes furono sconfitte: gli Usa presumevano di rimanere per sempre creditori netti nei confronti del resto del mondo. Già dal ’71 non è più così, e da allora le crisi valutarie e finanziarie si sono susseguite senza sosta, nonostante ogni artificio.

CONCLUSIONE

Settant’anni dopo, a parti invertite, le idee di Keynes sulla piena libertà dei commerci, ma in equilibrio, tornano attuali: nell’interesse dei mercati, e non solo dei popoli, la globalizzazione fondata sulle asimmetrie internazionali sembra ormai avere i giorni contati.


×

Iscriviti alla newsletter