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Tutti gli ultimi fuochi a 5 Stelle di Beppe Grillo per il No al referendum

Di Lorenzo Bernardi
Farage BEPPE GRILLO, Virginia Raggi

“Mi sono già procurato una cassa di Maalox per lunedì”. Beppe Grillo ha chiuso così, spiazzando la sua stessa platea, l’ultimo comizio prima del referendum costituzionale di domenica. Il fondatore del Movimento 5 Stelle, a Torino in piazza San Carlo, venerdì sera ha lasciato trasparire una certa preoccupazione in vista del verdetto delle urne. “Forse perderemo, ma in quel caso sarà un fallimento meraviglioso. Non ho nulla da rimproverare a nessuno, abbiamo dato tutti il massimo”, ha detto.

CHI C’ERA

Per l’ultima tappa del Treno Tour #Iodicono, in quello stesso luogo che nel 2008 aveva ospitato il secondo V-day, c’erano diverse migliaia di persone, anche se la piazza non era piena. Sul palco erano attesi tutti i big del Movimento, da Luigi Di Maio ad Alessandro Di Battista, passando per le sindache Virginia Raggi e Chiara Appendino, quest’ultima applauditissima dal pubblico e gratificata dallo stesso Grillo (“ce la invidiano anche nel Burundi”).

IL VOTO DI PANCIA

C’era anche Davide Casaleggio, il figlio di Gianroberto, l’altro fondatore del M5S, che dopo la morte del padre ha preso le redini del blog, snodo nevralgico dell’architettura del Movimento. “Comunque vada il referendum, la prossima settimana cominceremo a lavorare per il nostro programma di governo, a partire dall’energia – ha detto Casaleggio nel suo breve intervento – Ma prima bisogna votare no”.

“Abbiamo tutti contro – ha dichiarato Grillo – Pure i Simpson sono per il sì. Armani ha fatto un profumo per il sì, noi abbiamo risposto con un deodorante per ascelle per il no. Mi chiedete se vinceremo o perderemo? È la stessa cosa, perché noi andremo avanti, siamo topi da esperimento, il Movimento è solo la prima fase di qualcosa che deve continuare”. Il comico ha promosso la nuova piattaforma informatica del M5S, Rousseau, “con la quale tutti possono dare il loro contributo al processo legislativo”. Grillo, rivolgendosi alla platea e riferendosi alla possibile sconfitta del no, ha posto l’accento su “illustri sognatori”; da Steve Jobs, a Soichiro Honda a Elon Musk. “Tutta gente che ha fallito mille volte, ma si è costruita una via, come dobbiamo fare noi. Chi se ne frega se perderemo. Dobbiamo pensare al futuro”.

Il comico ha poi lanciato il suo appello al voto. “Dovete votare non con il cervello ma con lo stomaco, contro chi vuole cambiare la nostra Costituzione, scritta in fondo per persone un po’ ignoranti, perché la capissero tutti. Ora la vogliono rendere complicata, ma quando non capisci, il tuo cervello si ferma e vai in depressione. E alla fine ti fai portare via tutto: l’acqua pubblica, l’energia, la sanità, senza reagire. Invece devi reagire. Qui, nello stomaco”.

LA SFILATA DEI BIG

A Torino c’erano molti degli eletti grillini, a partire dalle europarlamentari Tiziana Beghin ed Eleonora Evi, passando per i consiglieri regionali Giorgio Bertola e Valeria Ciarambino. Nutrita la schiera di parlamentari: c’erano Laura Castelli, Alberto Airola, Giulia Grillo, Luigi Gaetti, Danilo Toninelli, Vito Crimi, Nicola Morra, Giovanni Endrizzi, Dalila Nesci. C’era Manlio Di Stefano che ha mostrato un enorme assegno da oltre 80 milioni di euro “tutti i soldi di rimborsi e indennità che abbiamo restituito agli italiani”), mentre l’ex membro del Direttorio Carlo Sibilia ha srotolato un “papiro” lungo 8 metri con il nuovo articolo 70 della Costituzione, simbolo della “complicazione” che la Riforma porterebbe con sé, almeno a detta dei sostenitori del no.

COSA HANNO DETTO DI BATTISTA E DI MAIO

Hanno parlato, ovviamente, anche i volti più noti del Movimento. Il più applaudito è stato Alessandro Di Battista, accolto con cori da stadio. “Anche noi siamo per cambiare la Costituzione – ha detto – Ma non così. Noi vogliamo eliminare l’immunità parlamentare e imporre le dimissioni ai voltagabbana che vengono eletti in un partito e poi cambiano casacca, magari per votare leggi infami come il Jobs Act e la riforma Fornero”. Dure le accuse contro l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, definito “il principale artefice del disastro Italia”.

Luigi Di Maio, a parte Grillo e Casaleggio, è stato l’ultimo a parlare, è stato acclamato dal pubblico come “presidente”. “Con questa riforma si torna al diritto di voto per ceti: solo la classe politica avrà il diritto di eleggere i senatori”. Sulla stessa linea Roberto Fico, che ha esortato i presenti ad andare a votare, “perchè domenica non si lotta per mandare a casa Renzi, quello lo faremo nel 2018. Si lotta per difendere la nostra Costituzione”.

Decisamente meno istituzionale l’intervento di Paola Taverna. Rilanciando una polemica che ha tenuto banco nella prima parte della campagna elettorale, la senatrice ha puntato il dito sul quesito referendario, ritenuto fuorviante. “Domenica non leggetelo, è pieno di puttanate”, ha detto.

IL CONFRONTO TRA SINDACHE

Molto atteso era il “momento delle sindache”. Prima ha parlato Virginia Raggi, subito dopo Chiara Appendino. “Con questa riforma vorrebbero farci fare il senatore nel dopolavoro” ha detto la capitolina, mentre la padrona di casa ha annunciato: “Io mi rifiuterò di fare la senatrice”.

La musica ha chiuso la serata. A cantare, lo stesso Beppe Grillo, che ha intonato il “Blues del no” chiudendo con un assolo di piano. Sul palco, i suoi battevano le mani mentre piazza San Carlo applaudiva al grido di “Onestà! Onestà!”.

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