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Perché i cristiani in Medio Oriente rischiano l’estinzione. Parla il vescovo Boulos Safar

La progressiva estinzione dei cristiani in Medio-Oriente. La difficile convivenza tra sciiti, sunniti, curdi e alawiti in Siria e in Iraq. La politica dell’occidente e i fenomeni migratori. Questi i temi trattati in una conversazione di Formiche.net con Boulos Safar, vescovo della Chiesa Siriaca Ortodossa di Antiochia. Antica chiesa orientale che utilizza come lingua liturgica il siriaco, un idioma appartenente all’aramaico. A capo della Chiesa è il Patriarca siriaco ortodosso di Antiochia, con sede a Damasco.

Qual è la situazione dei cristiani in Medio Oriente?
Ogni paese della regione ha la sua identità e la fuga dei cristiani non è dovuta sempre alle medesime ragioni. In Egitto il vero contrasto è tra musulmani moderati ed estremisti. Prima della rivoluzione, Mubarak invece di proteggere i cristiani li usava per dimostrare di essere l’unico che poteva evitare un conflitto con i musulmani. Oggi la società egiziana sembra proteggere sul serio i dieci milioni di Copti. In Iraq e Siria la situazione religiosa ed etnica è molto più frastagliata. A Baghdad esistono sciiti, sunniti, cristiani di varie chiese, curdi e yazidi. In Siria esistono anche alawiti, drusi e ismailiti. In entrambi i paesi i cristiani sono vittime dello scontro regionale tra sunniti e sciiti. In Siria i cristiani erano sparsi in tutto il paese e contando le minoranze messe insieme, prima della guerra, i sunniti non superavano il 65 per cento. Il problema non è solamente tra sciiti e sunniti, ma anche tra alawiti e sunniti, e tra i sunniti moderati che vivono nelle città e quelli estremisti che vivono nelle campagne, zone in cui i fedeli sono più facilmente plagiabili.

Come vede il futuro?
I disastri in Medio Oriente per i cristiani continueranno, per esempio in Iraq non sapremo cosa accadrà nella regione di Ninive, luogo in cui i cristiani sono ancora moltissimi. Secondo le nostre stime, ci sono ancora 350mila cristiani e non sappiamo ancora se gli americani e i curdi concederanno a questo territorio ricco di minoranze religiose, tra cui yazidi e svariate sette islamiche minoritarie, una qualche forma di autonomia all’interno dell’Iraq. Certo, alcune notizie come quella che il parlamento iracheno ha deciso di vietare l’alcool in un paese dove all’epoca di Saddam Hussein vivevano ancora un milione di cristiani non fa bene sperare per il futuro dei 400 mila che ancora vi vivono.

I cristiani torneranno a Mosul se l’Isis verrà cacciato?
Se ci sarà la possibilità spero che i sopravvissuti rimarranno o torneranno, la volontà di molti è che questo accada. In parlamento per fortuna esistono ancora politici cristiani. La maggioranza fa parte di partiti nestoriani. É importante che a Mosul tornino i cristiani e che non accada quello che in passato è già accaduto quasi ovunque in Iraq: la sparizione dei cristiani attraverso una lenta, ma inesorabile emigrazione a causa di una società islamica sempre più ostile verso una comunità che fino al 1200 rappresentava la fede della maggioranza degli iracheni. Nelle zone sciite del paese le cose non vanno meglio, sono rimaste alcune comunità cristiane, ma molte persone sono emigrate.

Come vanno le cose nella martoriata Siria?
In Siria la situazione è differente. Nella parte in mano a Bashar Al-Assad i cristiani stanno abbastanza bene perché c’è sicurezza. Laddove invece c’era, o c’è ancora Daesh, come a Raqqa o Der El Zor, sono scappati o sono stati uccisi. In generale si pensa che moltissimi cristiani siriani siano fuggiti all’estero e che quindi le differenti chiese cristiane abbiano perso molti dei loro fedeli.

I russi aiutano i cristiani?
I russi tentano di stabilizzare il paese, se questa politica riuscisse, automaticamente i cristiani resterebbero nel paese. Sicuramente i russi a oggi hanno aumentato la sicurezza nel paese. I risultati si vedono.

Nella quasi distrutta Aleppo ci sono ancora cristiani?
Il cinquanta per cento se ne è andato, la metà è scappata nelle zone sicure della Siria, mentre l’altra metà è all’estero. Quelli che sono andati in Europa, in Australia o nel continente americano, non torneranno mai più purtroppo. Per fortuna una parte di quelli che vanno all’estero si sono fermati in Libano o nel Golfo Persico e questi probabilmente torneranno. L’emigrazione cristiana è benestante e non finisce nei campi profughi. Bisogna dire con tristezza che anche molti dei profughi cristiani che arrivano in Libano poi tentano di emigrare in occidente. A Zahle, sono arrivate nel tempo 300 famiglie, ma quasi tutte vorrebbero partire. La maggioranza viene da zone siriane controllate dai curdi, che pur essendo laici, vedono nei cristiani un ostacolo al loro progetto per uno stato autonomo. La situazione è diversa con i curdi iracheni che invece hanno ottimi rapporti con i cristiani.

Come vede il futuro dei cristiani in Siria?
Sul futuro del cristianesimo in Siria, area da cui si è diffuso in tutto il mondo, ho molte preoccupazioni, ma con l’arrivo dei russi c’è qualche speranza in più, soprattutto nelle zone vicino alla costa o a Damasco.

L’Europa sta facendo qualcosa?
I governi europei hanno abbandonato i cristiani mediorientali da tempo, però qualcosa sta cambiando perché i politici sono preoccupati per le masse di migranti che arrivano in Europa e quindi stanno pensando di fare qualcosa per favorire la fine della guerra.

Le Nazioni Unite?
Anche l’Onu spesso fa politica sulla pelle dei profughi, perché non li aiuta in Siria, dove ci sono tante zone sicure in cui fare campi profughi, ma preferisce non entrare stabilmente nel paese per evitare attriti con il governo di Bashar.

È possibile ricreare un rapporto tra i sunniti, che spesso hanno appoggiato la rivolta contro Bashar Al-Assad, e le minoranze religiose sciite, alawite e cristiane che in parte hanno appoggiato il governo baatista?
Con i sunniti in passato abbiamo avuto ottimi rapporti per molto tempo. É il fanatismo degli ultimi anni ad aver creato questi problemi. Bisogna capire che ciò è avvenuto anche grazie a precisi finanziamenti dall’estero, per esempio dall’Arabia Saudita. Bisogna interrompere questi finanziamenti.

I cristiani del Medio Oriente sono combattivi? Hanno volontà di rimanere nei loro paesi o a seguito dell’emigrazione li date per persi?
Probabilmente solamente il 30 per cento dei cristiani in Medio Oriente ha ancora volontà di rimanere. La gente ha perso la fiducia nei governi musulmani. Dal genocidio degli armeni in poi è iniziato un declino dei cristiani in quest’aerea del mondo.

Cosa possono fare le religioni?
I musulmani devono affrontare questa situazione perché si tratta di una crisi interna tra moderati e islamisti. Il problema è loro prima di essere internazionale.

Cosa possono fare gli europei?
Gli europei dovrebbero aiutare i cristiani in Siria e Iraq non facendoli scappare, contattando le varie chiese per capire come fare. Ci sono luoghi dove si possono costruire villaggi dove i cristiani possano vivere in sicurezza. C’è’ tanta gente che rimarrebbe se solo avesse i soldi per costruire abitazioni nelle zone siriane e irachene ancora tranquille. Costerebbe mille volte meno che farli venire in Europa. Non si tratta di salvare alcuni cristiani, ma siamo di fronte a un vero e proprio pericolo di estinzione in Medio Oriente, favorire l’emigrazione non aiuta, ma accelera questo processo.


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