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Vi racconto errori e omissioni su Mps. Parla Seminerio

Consultazioni al Quirinale e caso Montepaschi: in queste ore sono i temi che tengono banco nel dibattito politico ed economico, singolarmente e in combinazione tra di loro. Una cosa è certa: il governo che si appresta a nascere avrà sul tavolo il dossier relativo all’istituto di credito senese e dovrà occuparsene. Alla svelta. Del futuro, e del recente passato di Mps, Formiche.net ha parlato con Mario Seminerio, esperto di macroeconomia e banche, curatore del seguito blog Phastidio.net.

COSA FARA’ IL TESORO
E’ alle viste una nazionalizzazione del gruppo? “Quello di nazionalizzazione è un concetto sempre molto insidioso. Bisogna capire esattamente di quale tipo di nazionalizzazione si stia parlando – risponde Seminerio – il Tesoro farà a metà con i 4,5 miliardi di obbligazionisti subordinati? Oppure tutte le obbligazioni subordinate verranno convertire in azioni e il Tesoro entrerà solo in via residuale? In assenza di dati e di riferimenti non è possibile esprimersi”.

MISTERO QATAR
E’ altrettanto vero però che “le strade private mi paiono chiuse. Si è discusso lungamente di questo misterioso fondo sovrano del Qatar, che poi tanto misterioso non è visto che se ne conoscono nome, cognome, indirizzo… Ma non si è venuti a conoscenza di nulla di tangibile, di un pre-accordo contrattuale. Si è fatto filtrare qualcosa, più o meno abilmente, alla stampa che è stata utilizzata come buca delle lettere. In questo modo si intossica soltanto l’opinione pubblica”.

LE CONTRADDIZIONI
Ma perché il governo Renzi non ha voluto fare quel che ora si pensa invece di approvare? “Il vero dato politico – dice Seminerio – è che nell’ultimo anno il presidente del Consiglio ha passato il tempo ad affermare che Montepaschi è una realtà solidissima mentre in pubblico si diceva preoccupato per la solidità delle banche tedesche. Sappiamo come è andata a finire: con una figuraccia galattica per il premier e un danno d’immagine notevole per la reputazione del Paese. Pare che già a inizio estate la Commissione fosse pronta ad accettare un salvataggio pubblico-privato a mezzo di burden sharing ma, siccome Renzi era terrorizzato dall’ipotesi che toccare i risparmiatori privati potesse avere ripercussioni negative sull’esito del referendum costituzionale, allora ha preferito mettere in piedi una costruzione barocca”.

GLI ERRORI
Insomma, secondo Seminerio “sono stati commessi gravi errori di valutazione strategica e tattica. Per non parlare del fatto che per molti mesi si è detto che i piccoli risparmiatori non sarebbero stati toccati da un eventuale bail in del titolo, che avrebbe riguardato solo i grandi investitori. Cosa impossibile da farsi perché se si possiede lo stesso titolo si è toccati allo stesso modo: non si può distinguere né giuridicamente né operativamente”. Poi Morelli avrebbe dovuto mandare in porto il piano che mesi fa Viola non aveva la credibilità di mercato per fare… “Morelli non poteva certo adottare il piano di Viola: che senso ha cambiare guida se si adotta lo stesso piano? In realtà negli ultimi anni di piani per Mps ne ho letti tanti, forse troppi. Il piano di Morelli, peraltro, è molto ambizioso sia nel taglio dei costi, già tagliati moltissimo nella gestione Profumo-Viola, sia nei ricavi per recuperare redditività”.

MONTI-BOND
Quello che in molti si domandano a questo punto è perché il Tesoro prima abbia chiesto la restituzione dei 4 miliardi di Monti bond e ora dia circa 5 miliardi a Siena. “I Monti bond pagavano una cedola del 9-9,5% annui e dunque Mps – se in utile – doveva sborsare 360 milioni di euro l’anno oppure, se in perdita, doveva convertire gli interessi in azioni. Forse a via XX Settembre hanno pensato che Montepaschi stesse tornando alla redditività e che con 4 miliardi di debiti così fortemente onerosi si rischiava di affogarlo oppure hanno temuto che si andasse verso una nazionalizzazione dalla porta di servizio. Il punto vero però è che non sappiamo quanto valgano le sofferenze da rimuovere dal bilancio”.

BAIL IN O BURDEN SHARING?
Tornando alle modalità per salvare la più antica banca del mondo, è meglio il bail in o il burder sharing? “In questo caso i due strumenti si equivalgono perché gli obbligazionisti non sono azzerati a differenza di quanto era accaduto con Etruria. Il problema semmai è il quantum: 2,5 miliardi dagli azionisti e 2,5 miliardi dal Tesoro ad esempio? Qualsiasi calcolo lascia il tempo che trova se non abbiamo un’idea del valore realistico delle sofferenze”. In tutto questo bailamme, conclude, “paghiamo la leggerezza o la connivenza della Vigilanza degli scorsi anni e il fatto che i banchieri e i gruppi di controllo non avevano soldi per i necessari aumenti di capitale, spesso sostituiti da emissioni di obbligazioni subordinate che sono state vendute ai piccoli risparmiatori che molte volte hanno fatto investimenti senza conoscere quello che si mettevano in portafoglio, fidandosi della ‘banca di famiglia’, e in alcuni casi anche ignorando la regola basilare della gestione di un portafoglio: non mettere tutte le uova nello stesso paniere, cioè diversificare”.

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