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Inauguration Day, chi ci sarà (e chi non ci sarà)

È arrivato l’Inauguration Day. Oggi 20 gennaio il presidente eletto Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca. In prima fila, ci sarà l’ex candidata del Partito Democratico, Hillary Clinton. La notizia era stata pubblicata inizialmente dal sito Politico, provocando lo stupore dell’opinione pubblica. Dopo aver perso, nonostante il numero maggiore di voti popolari, chi si aspettava che l’ex segretaria di Stato avrebbe accompagnato il rivale politico il giorno dell’insediamento? “Sì, Hillary ci sarà”, ha confermato il suo staff. La Clinton parteciperà alla cerimonia, non in segno di riconciliazione con Trump, ma in qualità di moglie dell’ex presidente.

I CLINTON E I BUSH

Sebbene non abbiano supportato il candidato repubblicano durante la campagna elettorale, anche l’ex presidente George W. Bush e la moglie Laura saranno presenti all’Inauguration Day. Il novantaduenne Jimmy Carter, presidente degli Stati Uniti dal 1977 al 1981, ha detto che assisterà all’insediamento. Forfait invece da parte dell’ex presidente George H. W. Bush, 92 anni. Ha detto che ha problemi di salute che gli impediscono di partecipare. Sarà l’unico ex presidente vivo assente alla cerimonia.

L’INVITO PERSONALE A FARAGE E BANKS

Pochi politici stranieri sono stati invitati alla cerimonia. Trump però ha voluto la presenza dell’euro-scettico Nigel Farage, ex leader del partito britannico Ukip e l’imprenditore e attivista Arron Banks, conosciuto come “il finanziatore della Brexit”. Il governo britannico avrà una rappresentazione minore: l’ambasciatore inglese negli Usa, Kim Darroch. I due sono attesi per l’after-party al quinto piano dell’hotel cinque stelle Hay-Adams.

IL REGALO PER MAY E IL BIGLIETTO DI TREMONTI

Il premier Theresa May non sarà a Washington per la cerimonia, ma secondo la stampa inglese, ha inviato come regalo di Natale a Trump una copia del discorso di Churchill in America nel 1941. “È normale per i leader stranieri e altri funzionari del governo non essere invitati all’inaugurazione”, ha spiegato in un comunicato il ministero degli Affari esteri inglese. Dall’Italia l’unico partecipante sarà l’ex ministro dell’Economia, Giulio Tremonti.

Pauline Hanson, politica australiana, ha detto di avere ricevuto il biglietto per la cerimonia, ma di non poter viaggiare verso Washington per impegni politici. Il premier canadese, Justin Trudeau, non sarà presente perché ha un importante tour in Canada che ha impedito anche la sua partecipazione al World Economic Forum di Davos.

GLI OSPITI MESSICANI

Nemmeno Enrique Peña Nieto, presidente del Messico, sarà all’insediamento di Trump. Secondo il quotidiano messicano Milenio, il motivo non sono le tensioni diplomatiche tra i due Paesi (qui l’articolo di Formiche.net), ma la tradizione storica che a rappresentare il Paese vicino all’Inauguration Day sia l’ambasciatore messicano negli Usa. In questo caso, il compito sarà di Carlos M. Sada. Una cittadina messicana, emigrata negli Usa, aveva vinto un biglietto per l’Inauguration Day in un programma tv. Si era convinta di vedere Hillary arrivare alla presidenza, ma ha dichiarato alla stampa messicana che andrà lo stesso.

IL BOICOTTAGGIO DEL PARTITO DEMOCRATICO

In totale sono attesi più di 500 politici americani, tra senatori, governatori e membri del Congresso. Ma 59 rappresentanti del Partito democratico hanno detto che non parteciperanno dopo le accuse di Trump contro John Lewis.

Lewis, leader della difesa dei diritti civili, ha messo in dubbio la trasparenza delle elezioni, a seguito del dossier sull’intervento russo nel processo elettorale. In un’intervista nel programma Meet the Press della Nbc dice: “Non vedo il presidente eletto come un presidente legittimo”. “John Lewis dovrebbe investire più tempo ad aiutare il suo distretto (che è in condizioni terribili, cadendo a pezzi, pieno di criminalità) invece di lamentarsi dei risultati elettorali. Solo parlare, parlare, parlare, senza azioni o risultati. Triste”, ha risposto Trump. Comunque, non parteciperanno alla cerimonia: John Lewis, Raúl Grijalva, Rubén Gallego, Alma Adams, George K. Butterfield; Karen Bass, Mark Takano, Ted Lieu, Mark DeSaulnier, Barbara Lee, Jared Huffman, Maxine Waters, Tony Cárdenas, Judy Chu, Zoe Lofgren, Jerry McNerney, Grace Napolitano, Lucille Roybal-Allard, Raúl Ruiz, Juan Vargas, Alcee Hastings, Darren Soto, Federica Wilson e molti altri.

GLI IMPRENDITORI DELLA FLORIDA

Di imprenditori presenti ce ne saranno e anche tanti, quasi tutti residenti a Miami, Florida: Nelson J. Mezerhane G. del gruppo Mezerhane; Remedios Díaz Oliver di All American Containers Inc.; Lorenzo Palomares, portavoce di Trump in Miami-Dade; Julio Martínez, ex sindaco di Hialeah; Marili Cancio del Comitato esecutivo del Partito republicano; Raymond Molina, veterano della Brigata di assalto 2506; Bettina Rodríguez, ex consigliere e attivista della città Doral; Bruno Barreiro; Nicole e Lourdes Valls di Valls Enterprise; María Zenoz, Ani Hernández e Zayda Paz. “Trump ci ha invitato – spiega Mezerhane – perché stima imprenditori e investitori. Ci ringrazia perché guardiamo questo Paese come un posto dove portare aiuto e creare posti di lavoro”.

I PIANI DI SICUREZZA

Tra 700mila e 900mila presenze sono attese a Washington per assistere all’insediamento di Trump. I piani straordinari di sicurezza sono cominciati mercoledì, con barricate e limitazioni del traffico. La capitale sarà una fortezza blindata. Cinque stazioni della metropolitana saranno chiuse e più di 28mila membri delle forze di sicurezza sorveglieranno la zona dalla Casa Bianca al Congresso in un perimetro di 100 blocchi. Sono attesi anche 63 gruppi di manifestanti.

IL COSTO: 90 MILIONI DI DOLLARI 

Secondo il sito del quotidiano The Australian, il Comitato inaugurale del presidente Trump ha stanziato circa 90 milioni di dollari per la cerimonia, grazie soprattutto a molte donazioni private. “Trump ha raccolto più soldi per il suo insediamento di ogni altro presidente nella storia”, si legge sul sito. Lo staff organizzatore vuole evitare un circo mediatico. Per Steve Kerrigan, direttore del comitato dell’Inauguration Day di Barack Obama nel 2013, ha detto che 90 milioni gli sembra una cifra esagerata: “Non riesco a immaginare come possano spendere quella somma di denaro e come hanno fatto a raccoglierla […]. Abbiamo pianificato le due più grandi cerimonie nella storia del nostro Paese e non ci siamo avvicinati a quella cifra”.

TRA SFILATE E FESTE

Non è stato diffuso il programma ufficiale, ma si prevede che l’Inauguration Day di Trump inizierà con la sfilata della Marina americana dalla Pennsylanvia Avenue fino alla Casa Bianca. Ci sarà anche un concerto nel Monumento a Lincoln che vedrà sul palco Toby Keith, Lee Greenwood e l’attore Jon Voight. Lo spettacolo finirà con i fuochi d’artificio.

Importanti sono le cene di gala che avvengono a Washington i giorni precedenti e successivi all’insediamento. Ci sono feste ufficiali e non ufficiali e qualsiasi cittadino può chiedere un invito alla Commissione di inaugurazione presidenziale.

LE STAR: PRESENTI E ASSENTI

Non solo Melania Trump ha problemi a trovare uno stilista che la vesta per la cerimonia (qui l’articolo di Formiche.net). Anche il presidente eletto ha faticato nel trovare un artista per interpretare l’inno. Dopo il rifiuto di Andrea Bocelli, Celine Dion. Elton John, Garth Brooks, Chainsmokers e altri (qui l’elenco completo), ha finalmente accettato la soprano di 16 anni Jackie Evancho, concorrente del programma America’s Got Talent. Pochi nomi noti nell’elenco delle star: Beau Davidson, Stephanie Winston Wolkof, The Reagan Years, DJ Romin, The Star Spangled Singers, Mormon Tabernacle Choir e The Rockettes.

“QUESTO NON È WOODSTOCK”

Boris Epshteyn, direttore delle comunicazioni del Comitato inaugurale, ha detto alla Cnn che non ci sono problemi per la serie di rifiuti incassati: “Nessuno vuole cantare? Non c’è problema. Questo non è Woodstock […]. Non è un concerto, ma una cerimonia”. Eric Kasper, professore dell’Università del Wisconsin-Eau Claire, esperto di musica nella politica americana, sostiene che Trump è molto diverso degli altri presidenti degli Stati Uniti. Il Paese non è mai stato così diviso, per cui i candidati sono costretti ad attrarre gli elettori verso il centro. Nel 2000 e nel 2004 non c’era questo livello di polarizzazione. Per questo anche i musicisti conservatori di Country hanno preferito non entrare nel terreno politico”.

La star di Broadway, Idina Menzel, ha detto alla rivista Vanity Fair che forse il nuovo presidente troverà la soluzione da solo: “Chissà se canterà lui stesso. Probabilmente pensa che ha una grande voce. Lui crede che fa tutto alla grande, magari si farà un concerto da solo”.

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