La notizia della morte del sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman è un duro colpo. La sua scomparsa mi colpisce profondamente e oserei dire personalmente. Infatti, Bauman ha rappresentato per me un importante riferimento culturale, politico e accademico. Un maestro, davvero.
Ho iniziato a leggere i suoi saggi che ero ancora al liceo e ricordo la sensazione di fastidio nel non riuscire a capire tutto quello che leggevo. Forse era troppo presto, non ero pronto o non avevo gli strumenti per caprire davvero. Il problema era forse la mancanza di pazienza, tipica, mi dicono amiche ed amici un po’ più in là con gli anni, dei giovanissimi. Non ho ceduto però. Ho ripreso i suoi libri in mano quando ero una matricola alla facoltà di Sociologia dell’Università di Milano Bicocca, le difficoltà non erano certo minori, ma sentivo il piacere e l’entusiasmo del confronto con la complessità del suo pensiero.
Si trattava per lo più di letture indipendenti. Nel corso che facevo prevaleva un approccio quantitativo e nell’eterna diatriba tra cosa è e cosa non è scienza, non tutti vedevano di buon occhio le suggestioni e le narrazioni, così le chiamavano alcuni, del sociologo polacco.
Non era un sociologo in senso stretto. Ma nemmeno un filosofo. Era un pensatore semplicemente geniale. Non poteva e non può essere rinchiuso in una categoria predefinita. Certe etichette stanno davvero troppo strette quando si ha a che fare con chi ha una tale poderosa capacità di “immaginazione”. Ci ha offerto riflessioni, critiche, analisi su temi di fondamentale importanza, ieri come oggi: i totalitarsimi, la questione dell’identità, il consumismo, il capitalismo, il controllo sociale, l’etica, le migrazioni, i diritti, la politica, la globalizzazione e la lista non si esaurisce qua. Il tutto con straordinario coraggio. Una sorgente inesauribile di ispirazione.
Nella sua ultima intervista, concessa ad Aljazeera, Bauman ci parla della situazione dei rifugiati con la sua solita, unica, meravigliosa, capacità di guardare al particolare e di interrogare il generale.
La scomparsa di Bauman rappresenta una perdita enorme per tutte e tutti noi. Ci mancheranno le sue analisi, le sue suggestioni, le sue critiche coraggiose.