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Basta bufale, la gente vuole la verità

«Sta piuttosto a noi il votarci qui al grande compito che ci è dinnanzi (…) che questa nazione, guidata da Dio, abbia una rinascita di libertà; e che l’idea di un governo del popolo, dal popolo, per il popolo, non abbia a perire dalla terra.»

Pensieri profetici, epici, carichi di coraggio, di libertà e addirittura di etica, pronunciati, non a caso, da un grande uomo come Abram Lincoln il pomeriggio del 19 novembre 1863, durante la guerra di secessione americana. Lincoln oggi sarebbe etichettato come un populista e demagogo. Detto fatto. Durante la trasmissione Omnibus di ieri quando Alberto Castelevecchi, esperto di public speaking, ha letto queste parole, Il Prof. De Masi lo ha interrotto considerandole parole di un “pazzo” pensando fossero di Donald Trump.

Viviamo in un’epoca crepuscolare in cui a perire è proprio il popolo e la sua idealità. Siamo entrati di fatto in un “Nuovo Medioevo”, teorizzato da Berdjaev (Nuovo_Medioevo) nel 1923 in cui la modernità è “un’impresa che ha fallito”, perché ha mancato alla sua promessa di liberare l’uomo. Infatti l’uomo è sempre più un’appendice della macchina, schiavo della precarizzazione del lavoro e assuefatto dai social, che invece di liberarlo lo inchiodano ad una tastiera, sfogando così la sua rabbia contro uno schermo.

Siamo entrati in un’era fatta di post, non solo su Facebook. Post-democratica, Post-Moderna, Post-Veritiera e aggiungerei anche Post-Linguistica, dove non esiste più un linguaggio utilizzato per comunicare con il prossimo e dove il senso delle parole ha lasciato spazio all’indifferenza, al nichilismo imperante e alla sempre più diffusa atarassia del pensiero. La stessa politica rimanda le sue decisioni a consulenti di marketing politico o semplicemente ad esperti della finanza

Quando il giudizio spetta ad un popolo sottomesso e sottoposto agli interessi di pochi governanti il risultato sarà inevitabilmente la vittoria dell’utopia. L’elezione di Donald Trump ha di fatto generato una nuova epica delle utopie. Quest’uomo continua ad essere sbeffeggiato dai più, deriso dai media che lo considerano un demagogo e figlio dei poteri forti, per poi incappare come Repubblica in beffarde forzature quali la pubblicazione delle immagini fake del corteo antitrump.

A onor del vero, Trump non è solamente un’avanguardista ma è anche un realista, oltre a essere un rappresentante della borghesia produttiva americana, e non invece dell’alta finanza come la perdente Clinton. Di fatto è stato uno dei pochi a parlare di de-globalizzazione, ovvero il superamento della globalizzazione attraverso gli incentivi dei mercati domestici, nonché a dire chiaro e tondo che l’Unione Europea serve solo alla Germania e che la Gran Bretagna ha fatto bene ad uscire dall’UE (Trump e l’UE), in un momento in cui ancora in molti, troppi, continuano imperterriti ad utilizzare lo slogan “ci vuole più Europa”, nonostante perfino Prodi stesso abbia dichiarato che la “sua UE è morta”. Infatti l’Italia continua a boccheggiare sotto il castello di sabbia europeo. Siamo deboli, non abbiamo coraggio e “fra tutti i vizi umani la debolezza è incorreggibile (…) l’eroe non può tirarsi indietro nemmeno di fronte alla morte, anzi, la morte è la sua verità ineludibile.” (Lodoli, L’eroe e la maga).

Forse più nessuno vuole conoscere la verità, ci accontentiamo delle bufale che sono più digeribili del vero, si dimenticano in fretta, tagliano le ali al coraggio e allontano da quel terreno che ci fa crescere: la nostra esperienza. “Nato per correre, l’uomo cerca spesso occasioni di riposo, alla corrente oppone lo stagno, alla frenesia le pieghe calde di un letto.” (Lodoli, L’eroe e la maga). Quindi, ben venga il cambiamento, perché l’assuefazione allo status quo, la tolleranza alla mediocrità e al rumore quotidiano, generano il “fogno nella ragione.”

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