Nella saga dei Cavalieri di Malta è rotolata un’altra testa. La principale: quella del Gran maestro Matthew Festing (nella foto di archivio di Umberto Pizzi). A chiedergli le dimissioni sarebbe stato lo stesso Papa Francesco che lo aveva ricevuto martedì. Il numero uno dell’Ordine, che è un religioso (“cavaliere professo di voti perpetui”), ha obbedito. Così, almeno, la versione circolata in mattinata, fornita da un portavoce dell’Ordine alla Reuters.
PASTICCIO DIPLOMATICO?
Una stringata nota della Sala Stampa vaticana uscita nel primo pomeriggio complica ulteriormente un’ingarbugliata vicenda, inusuale per l’Ordine quasi millenario. Conviene riportarla per intero: “Ieri, 24 gennaio 2017, nell’udienza con il Santo Padre, Sua Altezza Em.ma Fra’ Matthew Festing ha rassegnato le dimissioni dall’ufficio di Gran Maestro del Sovrano Militare Ordine di Malta. Oggi, 25 gennaio, il Santo Padre ha accettato tali dimissioni, esprimendo a Fra’ Festing apprezzamento e riconoscenza per i sentimenti di lealtà e devozione nei confronti del Successore di Pietro e la disponibilità a servire umilmente il bene dell’Ordine e della Chiesa. Il governo dell’Ordine sarà assunto ad interim dal Gran Commendatore finché verrà nominato il Delegato Pontificio”.
C’è materia per scomodare esperti di diritto costituzionale e internazionale vista la particolare natura dei Cavalieri: una sorta di Stato senza territorio e insieme ordine religioso.
ASPETTI INSOLITI
Due i punti della nota vaticana da tenere in considerazione. Il primo: il Papa – si legge – ha accettato le dimissioni. La Costituzione dell’Ordine chiarisce: la carica del Gran maestro è a vita. In caso di rinuncia, questi deve presentarla al Sovrano consiglio, a cui spetta di accettarle. Solo a questo punto la decisione va “comunicata a pena di inefficacia al Santo Padre”. Non è previsto che il Papa l’accetti o meno. Così come non è necessario in caso di elezione del Gran maestro: il Papa ne va informato. Punto. Conferma Eugenio Ajroldi di Robbiate, direttore delle comunicazioni per l’Ordine di Malta, parlando al Catholic News Agency: senza il via libera del Consiglio, tecnicamente il Gran maestro è ancora in carica. Il Consiglio non si è ancora riunito. Lo farà sabato.
UN SILURO IN VIAGGIO?
La Costituzione dell’Ordine precisa inoltre che un governo straordinario – ovvero, anche in attesa dell’elezione del nuovo Gran maestro in caso di rinuncia – passa, una volta che il Consiglio ha accettato le dimissioni, nelle mani del Gran commendatore. Di questo la nota vaticana scrive, ma introduce una figura inedita quando riferisce che ciò accadrà “finché verrà nominato il delegato pontificio”. Un altro siluro in vista? L’unico delegato pontificio presso l’Ordine è il cardinale patrono, che la Costituzione melitense però definisce come “rappresentante” con il compito di promuovere “gli interessi spirituali dell’Ordine e i rapporti con la Santa Sede”. Attuale patrono è il cardinal Raymond Burke. Sarà sostituito o riferendosi a “delegato pontificio” il Vaticano intende inviare ai Cavalieri una sorta di commissario speciale?
LA VICENDA
La disputa tra il britannico Festing e il Vaticano è scoppiata ai primi di dicembre, quando il Gran maestro ha sospeso dall’Ordine il Gran cancelliere, il barone tedesco Albrecht Freiherr von Boeselager. L’accusa era di non avere impedito la distribuzione di profilattici contro l’Aids in Paesi in via di sviluppo quando questi era Grande ospedaliere. Secondo Andrea Tornielli, vaticanista della Stampa, a chiedere la rimozione di Boeselager era stato il cardinale americano Burke, patrono dell’Ordine, che aveva invocato l’avallo del Papa. “Francesco aveva preparato una lettera indirizzata a Burke – ricostruisce Tornielli– nella quale si chiedeva di vigilare sul rispetto della morale cattolica ma si chiedeva anche di risolvere il problema con un dialogo all’interno dell’Ordine stesso”. È invece arrivata la sospensione.
Il barone ha protestato e si è appellato al Papa, che ha così nominato una commissione di cinque membri per avere informazioni dirette sullo stato di confusione che si era venuto a creare tra i Cavalieri. Da qui il braccio di ferro tra vertici dell’Ordine e il Vaticano. Festing aveva rifiutato l’indagine aperta Oltretevere, parlando di fraintendimento da parte della Segreteria di Stato e rivendicando l’autonomia del governo interno. Ma il gruppo di indagine non è stato voluto dalla Segreteria di Stato, bensì direttamente da Bergoglio.
A questo punto il Gran maestro aveva annunciato una contro-commissione, intravvedendo possibili elementi di conflitto di interesse in tre dei cinque membri del gruppo, per presunti contatti con una fondazione bancaria svizzera. Il Vaticano ha risposto piccato. Una settimana fa, una nota della Sala Stampa pur ribadendo “appoggio ed incoraggiamento all’encomiabile lavoro che membri e volontari realizzano in varie parti del mondo”, rigettava ogni tentativo di screditare figura e opera dei cinque componenti del gruppo di informazione. E, soprattuto, anticipava che la Santa Sede avrebbe adottato “le decisioni più opportune per il bene del Sovrano Ordine Militare di Malta e della Chiesa”.
Decisioni che per il Papa, evidentemente, coincidono con le dimissioni del Gran maestro. Fra’ Matthew Festing era stimato da Bergoglio, soprattutto per l’impegno dell’Ordine al fianco dei migranti e in risposta all’emergenza sbarchi a Lampedusa, meta del suo primo viaggio apostolico.
GUERRA INTERNA TRA BRITANNICI E TEDESCHI?
Non pochi osservatori hanno notato come la crisi tra i cavalieri sarebbe da ricercare in un contrasto tra inglesi e tedeschi. Altri pongono l’accento sul ruolo giocato dal conservatore Burke, patrono dell’Ordine, uno dei firmatari dei dubia sull’Amoris laetitia.
LA NOTA DI PACELLI
La domanda è se il Vaticano ha o meno il diritto di far dimettere il Gran maestro dell’Ordine cavalleresco. Che è un soggetto di diritto internazionale, privo di potestà territoriale anche se partecipa in qualche modo alla vita della comunità internazionale, tanto da avere suoi ambasciatori accreditati in un oltre cento Paesi. Al Gran maestro spetta il titolo di “altezza eminentissima”. È un sovrano, ed è un religioso.
L’Ordine di Malta è quindi un Ordine sovrano; di una sovranità riconosciuta da una serie di Stati. Allo stesso tempo, è un ordine religioso, e come tale dipende dalla Santa Sede, che è anch’essa sovrana.
Torna utile la nota cardinalizia approvata da Pio XII nel 1953. Papa Pacelli aveva istituito un tribunale collegiale presieduto dal cardinale Eugenio Tisserant per rispondere ai Cavalieri sulla “natura della qualità di Ordine sovrano e di ordine religioso”. La risposta ai dubia di allora è la seguente: l’Ordine gode alcune prerogative di sovranità come soggetto di diritto internazionale. Questo non costituisce tuttavia “quel complesso di poteri e prerogative che è proprio degli enti sovrani nel senso pieno della parola”. I Cavalieri costituiscono un Ordine religioso approvato dalla Santa Sede. La sua sovranità è “funzionale” ad assicurare il raggiungimento dei fini dell’Ordine stesso e il suo sviluppo nel mondo. Ne consegue che l’Ordine dipende dalla Sacra Congregazione dei religiosi per la vita consacrata e, per quanto riguarda il rapporto istituzionale, l’interlocutore in Vaticano è la Segreteria di Stato.
Insomma: una matassa intricata probabilmente non così prossima ad essere sbrogliata.