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L’Ordine di Malta, Papa Francesco e le ragioni della crisi tra i Cavalieri

Raymond Leo Burke

Bisticci tra conservatori e progressisti. Divisioni interne tra opposte fazioni: i tedeschi da una parte, francesi e inglesi dall’altra. Condom distribuiti qua e là che forse c’entrano poco. Un cardinale tirato per la mozzetta, Raymond Burke (nella foto). Poi ci sono i soldi e uno scandalo sessuale, sia pure datato. Ma soprattutto il braccio di ferro tra Vaticano e il più antico ordine cavalleresco della Catholica sembra mettere a nudo tutti i poteri che si muovono intorno al Vaticano.

LA DEFENESTRAZIONE NON BASTA

Papa Francesco non solo ha chiesto e ottenuto le dimissioni del Gran maestro dei cavalieri di Malta, Matthew Festing. Dimissioni che da Costituzione melitense non andavano né invocate né approvate dal Papa. E che infatti fino a sabato 28 sono congelate: manca l’ok del Gran consiglio dell’ordine, che oggi si riunirà. Teoricamente potrebbe rigettarle. Ma la Segreteria di Stato anticipa, in una lettera firmata dal cardinale Pietro Parolin: “Tutti gli atti compiuti dal Gran Maestro dopo il 6 dicembre 2016 sono nulli e invalidi”. Quindi anche la rimozione del Gran cancelliere, il barone tedesco Albrecht Freiherr von Boeselager, ufficializzata l’8 dicembre. Il casus belli che ha portato alla situazione attuale. Nulli sono anche gli atti del Sovrano consiglio e l’elezione del Gran cancelliere ad interim. Ennesima sberla al britannico Festing.

IL PAPA CHIEDE RINNOVAMENTO

Il Vaticano si è arrogato la prerogativa di gestire un Ordine che ha uno status particolarissimo e unico: soggiace al diritto internazionale come membro accreditato con rapporti diplomatici, ma è ordine religioso e per certi aspetti dipende dalla Santa Sede. Il segretario di Stato Parolin inizia la sua lettera al Sovrano consiglio sottolineando che il Gran commendatore, Ludwig Hoffmann von Rumerstein, attualmente responsabile dell’Ordine in attesa dell’elezione del nuovo Gran maestro, eserciterà il suo ruolo solo in attesa che venga nominato un “delegato pontificio”. Figura, questa, inedita e non prevista nella Costituzione dell’Ordine. I poteri del delegato saranno definiti dal Papa al momento della nomina “per aiutare l’Ordine nel processo di rinnovamento necessario”.

I CAVALIERI INSISTONO

Riferisce l’Associated Press che venerdì il Gran maestro era regolarmente al lavoro nel suo ufficio vicino a piazza di Spagna. Il portavoce dell’Ordine conferma: “Festing è il Gran maestro, se si dimette il Sovrano consiglio prenderà le decisioni del caso”. La lettera di Parolin, commenta inoltre il portavoce, non è nulla di più che una “interpretazione” del Vaticano.

UN’EMINENZA NEL MIRINO, O FORSE NO

Molti osservatori descrivono la vicenda tra Cavalieri e Vaticano come una guerra tra Bergoglio e il suo patrono presso l’Ordine, il tradizionalista americano Raymond Burke. Il più battagliero firmatario dei dubia ad Amoris laetitia. Ma per fare rientrare nei ranghi un cardinale, il Papa avrebbe mille altri modi, senza dovere intervenire così fortemente nelle vicende interne di un ordine quasi millenario. Forse c’è di più.

UN TRUST IN SVIZZERA

Una documentata inchiesta firmata dal vaticanista Edward Pentin dà conto di un link con un trust svizzero formato per liquidare un ingente lascito ereditario ai Cavalieri. Cifra intorno ai 120 milioni di franchi svizzeri. Messi lì e non a disposizione. Il, a suo tempo, Gran cancelliere, il tedesco von Boeselager, avrebbe cercato di mediare. La leadership dei cavalieri non ha gradito. Da qui la questione sarebbe finita in una urticante cavalleria: contestazioni per presunte distribuzioni di profilattici in Paesi in via di sviluppo da parte dei volontari maltesi che Boeselager non avrebbe ostacolato.

BISTICCI TRA LE DUE ANIME DEI CAVALIERI

Secondo Pentin, una chiave di lettura della crisi sarebbe da cercare all’interno dell’Ordine: tra una leadership religiosa (inglese e francese) e i membri tedeschi che starebbero cercando di scalare i vertici. Secondo le Costituzioni attuali, solo un religioso può essere eletto Gran maestro. E tra i tedeschi non ce ne sono. Nonostante questo “i tedeschi vogliono rimuovere il Gran maestro e prendere in consegna l’intera via Condotti (la sede amministrativa dei Cavalieri a Roma, ndr)” ha rivelato qualche giorno fa una fonte dell’Ordine al National Catholic Register. Detto, fatto. Pentin riporta anche una frase del presidente del priorato tedesco, Erich Lobkowicz, secondo il quale sarebbe in corso una “battaglia tra tutto ciò che Papa Francesco rappresenta e una minuscola cricca di ultraconservatori”.

IL RUOLO DEL VATICANO

Il Gruppo di informazione nominato da Francesco per indagare sul disordine all’ordine era composto da cinque persone. Era, perché ha già concluso la sua indagine. Festing aveva contestato presunti conflitti di interesse, anche finanziari, di alcuni membri del Gruppo. Nomi ne ha mai fatti. Solo il numero, di tre. Promettendo una contro-commissione di indagine. Visto il precipitare degli eventi se ne è fatto nulla. A cercare riferimenti con la Svizzera, si possono ipotizzare tre persone: il capo della commissione, l’ex nunzio, Silvano Maria Tomasi, già Osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra e in questo ruolo a capo della Fondazione Caritas in Veritate. Quindi il banchiere Marc Odendall, tesoriere. Più defilato Marwan Sehnaoui, presidente dell’Ordine in Libano, e spesso relatore presso la Fondazione.

MALTA, COLOMBO E IL TORRIONE

Nomi e tempistica della vicenda non possono non portare a guardare al torrione Niccolò V, sede dello Ior, e ai centri finanziari vaticani. Odendall, tesoriere della fondazione svizzera e membro del gruppo di informazione sui Maltesi voluto da Francesco, è nel del cda dell’Aif (l’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano). Il fratello di Albrecht, Georg von Boeselager, da poche settimane siede nel board laico dello Ior. Per la precisione: la sua nomina nel Consiglio di sovrintendenza è stata annunciata il 15 dicembre. Il cardinal Burke avrebbe manifestato le sue preoccupazioni al Papa sulla vicenda della distribuzione dei condom ai tempi dell’incarico di Albrecht von Boeselager già ai primi di novembre. E intorno al Vaticano, non va dimenticato, ci sono altri cavalieri influenti, quelli di Colombo. Gli “americani”. Una di loro, Mary Ann Glendon, è allo Ior. L’ex presidente della banca, Ernst von Freyberg, invece, è un maltese. Fu cacciato nel 2014 dopo poco più di un anno dalla nomina. Potente uomo allo Ior è stato fino a poco tempo fa il leader dei Cavalieri di Colombo, Carl Anderson. Letto nelle dinamiche delle diplomazie parallele vaticane, lo sgambetto a Festing e il disordine nell’Ordine può essere anche una sorta di spallata esterna non sgradita ai Cavalieri di Colombo?

FALLITO GOLPE CONTRO BERGOGLIO

Nella trama infinita della saga cavalleresca, c’è un episodio che potrebbe spiegare una certa diffidenza di Papa Francesco verso gli ordini cavallereschi. Risale ai tempi in cui Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires e un gruppo di conservatori, tra cui anche persone riconducibili all’Ordine di Malta, cercarono di spedirlo a Roma in un qualche dicastero. “Veniva accusato di non difendere la dottrina e compiere gesti pastorali troppo audaci” e di non “discutere con il governo in modo più deciso”, scrive Elisabetta Piqué nel suo “Francesco, vita e rivoluzione”. Lo racconta anche il corrispondente de La Nación, Mariano Vedia, nel suo libro, “En nombre del Papa”: secondo i piani, al posto di Bergoglio a Buenos Aires si intendeva collocare il vescovo Oscar Domingo Sarlinga. La sua elezione nel 2006 a capo della diocesi di Zárate-Campana non piaceva a Bergoglio, così come non gli erano gradite altre nomine conservatrici, che l’allora primate d’Argentina cercò di ostacolare. Tra queste, anche quella dell’arcivescovo di Rosario, José Luis Mollaghan. Nel 2013 Bergoglio diventa Papa Francesco. Mollaghan nel 2014 è chiamato a Roma in un ruolo minore in Curia. Nel 2015, Sarlinga si è dimesso anzitempo, pare per problemi di gestione finanziaria della sua diocesi. Del gruppo che avrebbe cercato di rimuovere l’arcivescovo Bergoglio, risulterebbe anche il potente ex ambasciatore dell’Argentina presso la Santa Sede, Esteban ‘Cacho’ Caselli. Il figlio, Antonio Manuel, è stato ambasciatore in Argentina dei Cavalieri di Malta per tutto il periodo di Bergoglio come arcivescovo.

UNA VICENDA POCO BRITISH

Infine, non è un mistero in Vaticano una brutta storia che ha coinvolto l’Ordine di Malta in Gran Bretagna intorno al 2012. Un sacrestano della chiesa dove si riuniscono i Cavalieri è stato accusato di pedo-pornografia. I vertici del priorato britannico furono rimproverati di non avere saputo gestire per tempo la faccenda per “ingenuità”. Tra questi, Fra’ Duncan Gallie, stretto collaboratore di Festing e ad oggi membro del Sovrano consiglio dell’Ordine.


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