“Le parole del Papa sulla questione migratoria si intrecciano con la realtà”, ha detto il Vicecapo di Gabinetto del Ministero dell’Interno Sandra Sarti durante l’incontro organizzato da La Civiltà Cattolica “Immigrati e rifugiati tra storie di vita, integrazione e una nuova geopolitica”. “Insieme alla Cei abbiamo da poco aperto percorsi umanitari, e creare corridoi umanitari significa favorire migrazione legale”, ha proseguito Sarti, evidenziando due criticità: “la gestione dei minori non accompagnati e l’integrazione”.
L’EVOLUZIONE POLITICA DEL TEMA MIGRATORIO DAL 2013 A OGGI
Nel 2013, fa il punto la collaboratrice del ministro Minniti, dopo Lampedusa “l’Ue nega rinforzi a Frontex e l’Italia avvia Mare Nostrum. Nel 2014 chiediamo aiuto, ma arriva il blocco delle persone nei Paesi di arrivo. Così l’Italia apre il dialogo con l’Africa”. Il 2015 inizia con 750 morti, e l’Ue lancia Eunavfor Med, “più il pacchetto Juncker, per rinverdire la solidarietà inapplicata”. Ma scoppia la rotta balcanica: “fiumi di persone attraversano la Turchia e gli Stati chiudono le porte, arrischiando Schengen. L’Ue si rende conto del problema e stanzia il Trust Fund per l’Africa”. Gli arrivi scendono da 170 a 150 mila, ma nel 2016 il flusso torna a 181.436: “C’è l’accordo con la Turchia e parte il Migration compact (con Niger, Nigeria, Mali, Etiopia) per costruire centri dove distinguere chi ha diritto e chi no, e dare mezzi per controllare le frontiere. Per ringraziarli costruiamo strade, scuole, ospedali”. Tra gli arrivi del 2016 ci sono 25.846 minori non accompagnati, “ragazzi da 9 o 10 anni messi nelle barche dalle famiglie, che investono tutti i loro soldi per un futuro migliore”. Le domande di asilo sono 123.600, e “il fenomeno impatta anche sulla giustizia”. Nel 2017 infine si lavora sull’accoglienza diffusa: “Il piano Anci per la distribuzione è partito: sei migranti ogni piccolo comune, e uno ogni mille abitanti nelle città metropolitane”. Ma c’è un problema: “Non tutti i comuni aderiscono, e i prefetti mediano con le istanze locali, a volte contrarie”.
“PERCHÈ IL PAPA HA ASSUNTO IN PRIMA PERSONA LA DIREZIONE SUI MIGRANTI?” SPIEGA P. CZERNY
Ma perché il Papa, ha spiegato Michael Czerny, sottosegretario del dicastero per lo Sviluppo umano integrale della Santa Sede, ha assunto la direzione del tema migratorio, evento di cui nella storia della curia romana “non troviamo altri esempi”? “È stato Paolo VI a spiegare cosa vuol dire sviluppo umano integrale: che non dipende da riduzionismi o da parzialità, ed è metafisicamente impossibile parlarne isolando alcune persone, considerandole effetto collaterale. Si può fare nel business, o nella scienza militare, ma non per noi”. La vera nuova premessa è “la vastità, la complessità e l’urgenza del tema, assieme al significato, all’importanza e alla vocazione della Chiesa”, ha spiegato Czerny. Ci sono infatti tre problemi diversi: “partenza, transito e arrivo”. “Messi nelle scarpe di chi migra, riflettiamo su quale deve essere l’accompagnamento: consigliare di non andare? Dare spunti etici per il viaggio? O aiuto materiale?”, domanda beffardo il religioso. È infine nell’arrivo, poi, la vera complessità: “Il Santo Padre chiama tutti ad accogliere ma con sfumature, come ha fatto tornando dalla Svezia”, conclude: “L’accoglienza è un assoluto, ma se l’integrazione non è possibile ci sono altre cose da fare: aiutare negli accampamenti, o nei Paesi dove non si hanno le risorse. La nostra responsabilità è accompagnare fino alla fine”.
“IN EUROPA IL TEMA POLITICAMENTE NON PAGA”, DICE PADRE RIPAMONTI DEL CENTRO ASTALLI
“L’Europa fa fatica ad accettare il problema dell’integrazione dei migranti perché politicamente non paga”, dice Camillo Ripamonti, direttore del Centro Astalli: “Le prossime partite elettorali si giocheranno sull’atteggiamento verso questi temi. Il Papa cerca di trovare la soluzione responsabile e di aiuto alle persone, che le metta al centro”. Ha concluso Francesco Occhetta, scrittore de La Civiltà Cattolica: “I media polarizzano l’argomento per fare audience. Noi invece seguiamo da una parte la storia di chi fugge, e dall’altra un’Europa vecchia che non fa figli. Per rispondere alla domanda: con quali politiche gestire questo inarrestabile fenomeno? E infine, chi è l’altro per me?”.