Skip to main content

Banca Marche, Banca Etruria, CariChieti. Cosa farà il fondo Atlante (che esce dalla partita Mps)

Quaestio , Alessandro Penati, Veneto Banca, Atlante

Atlante libera 1,6 miliardi di euro da investire nel mercato italiano delle sofferenze bancarie. Sarà questo l’effetto immediato dell’uscita del fondo dalla partita Mps, annunciata senza mezzi termini dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan.

COSA CAMBIA CON MPS PER ATLANTE

Sebbene sia piuttosto irrituale che le strategie di una banca quotata siano annunciate dal governo a mezzo stampa, la notizia aiuta a decifrare meglio le richieste della Bce. Il fabbisogno di 8,8 miliardi calcolato da Francoforte per Mps potrebbe tenere conto di una cessione dei 27,7 miliardi di sofferenze lorde non più al prezzo politico offerto da Atlante (33% del nominale) ma a un valore molto inferiore e dunque in linea con le transazioni di mercato registrate in questi ultimi mesi. Maggiori delucidazioni arriveranno, si spera, nelle prossime ore, se è vero che il cda della banca conta di riunirsi entro la fine dell’anno per fare il punto sul salvataggio.

LE MUNIZIONI DELLA SGR DI PENATI

Di certo Atlante è ora fuori dalla partita senese e potrà dirottare in nuove attività gli 1,6 miliardi che avrebbe dovuto investire nella tranche mezzanina della maxi-cartolarizzazione. Per la precisione, quella cifra avrebbe dovuto essere attinta da Atlante 2, cioè dal veicolo nato nel corso dell’estate per fornire sostegno finanziario al mercato dei crediti deteriorati. Oggi le munizioni ammontano a 1,75 miliardi, anche se la raccolta continuerà fino a luglio 2017 per raggiungere i 3 miliardi. Il primo impiego concreto di queste risorse sarà per le tre good bank (Banca Marche, CariChieti e Banca Etruria) che l’unità di risoluzione sta per cedere a Ubi Banca.

LE PROSSIME MOSSE DI ATLANTE

Inoltre Atlante 2 avrebbe raggiunto un’intesa per l’acquisto di buona parte dei 3,6 miliardi di crediti deteriorati presenti nei bilanci delle tre banche al 30 settembre scorso. Restano fuori dal perimetro dell’operazione i 500 milioni di npl maturati da Carife, su cui dovrebbe invece attivarsi lo schema volontario del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi (Fitd). Oggi i cda degli istituti presieduti da Roberto Nicastro dovrebbero dare luce verde la vendita degli npl, realizzando così una delle condizioni indicate da Ubi. Per la cessione di Carife si ipotizzano tempi più lunghi, se è vero che Bper potrebbe presentare un’offerta non vincolante soltanto giovedì 12 gennaio o, al massimo, tra martedì 10 e mercoledì 11. La vendita dei quattro istituti potrebbe insomma essere annunciata solo nel nuovo anno.

DOSSIER VENETI

Se Atlante sarà un protagonista di quella partita, il terreno di gioco principale nei prossimi mesi sarà il Nord Est, che il fondo presidia con le sue due controllate, Popolare di Vicenza e Veneto Banca. I due istituti sono destinati a fondersi entro il primo semestre sotto la regia del nuovo amministratore delegato Fabrizio Viola ma il percorso non sarà semplice. Bisogna chiudere i conti con il passato e Viola intende farlo proponendo ai vecchi soci un’offerta pubblica di transazione che dovrebbe essere approvata congiuntamente dai cda lunedì 9 gennaio. Nei prossimi giorni dovranno inoltre essere definiti due aspetti: la percentuale del rimborso all’interno della forchetta 15-20% e il periodo di investimento, che ancora oscilla tra 5 e 10 anni. L’obiettivo comunque è allineare le offerte delle due banche per dare un messaggio di completa coesione in vista del merger. Soprattutto si dovrà preparare la rete commerciale per rispondere alle richieste della clientela, che, specie nei primi giorni, potrebbero essere molto pressanti.

Altro tema su cui le due banche stanno ragionando è se e in quale misura richiedere la garanzia sulla liquidità resa disponibile dal decreto Salva-risparmio. Riflessioni in tal senso sarebbero in corso in questi giorni, anche se al momento non è stata presa alcuna decisione. Quel che è certo è che nel primo trimestre 2017 i due istituti dovranno rimborsare una quantità consistente di bond: circa 1,85 miliardi, di cui 971 per Veneto Banca e 882 milioni per Bpvi. Non bisogna del resto dimenticare che Quaestio ha messo a disposizione 310 milioni per Vicenza e 628 per Montebelluna attingendo alle ultime risorse rimaste in Atlante 1 (a cui ora resterebbero soltanto 12 milioni dei 4,25 miliardi iniziali, considerando anche gli 800 milioni destinati ad Atlante 2). La cifra sarà versata giovedì 5 gennaio in conto futuro aumento capitale e servirà per mettere in sicurezza i due istituti fino alla fusione. Risorse aggiuntive però potrebbero servire per far fronte allo shortfall che emergerà in primavera dopo il deconsolidamento delle sofferenze. A quel punto è possibile che le due banche (probabilmente già arrivate alla fusione) faranno richiesta per una ricapitalizzazione precauzionale se non si profileranno soluzioni di mercato più allettanti.

(articolo pubblicato su Mf/Milano Finanza)



×

Iscriviti alla newsletter