Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.
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«On ne doit cesser de se taire que lorsqu’on a quelque chose à dire qui vaut mieux que le silence». La massima di Dinouart è tra le preferite di Davide Mura. Giornalista, content manager e digital strategist, da 15 anni attivo nel settore della comunicazione e del giornalismo, oggi è responsabile editoriale e social network per Manageritalia, federazione italiana management del terziario. Come freelance si occupa di turismo e destinazioni.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Oggi innova chi arriva per primo a cogliere un’esigenza concreta, proponendo soluzioni non necessariamente inedite, ma che offrono una risposta a un bisogno diffuso. L’innovatore deve saper comunicare in modo adeguato e chiaro il suo progetto: questa è una fase particolarmente delicata, soprattutto per la raccolta di finanziamenti in grado di supportare ad esempio il lancio di una startup.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Saranno a mio avviso due: la prima riguarderà l’evoluzione del web, che diventerà sempre più pervasivo e in grado di far parlare gli oggetti tra loro, anticipare e interpretare i nostri bisogni, anche quelli più profondi ed emozionali. L’altra innovazione sarà necessariamente legata alla sostenibilità ambientale, dalla mobilità a tutto ciò che potrà attenuare l’impatto dell’uomo sul nostro pianeta.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. L’epoca del leader solitario e che guida dall’alto è conclusa. Oggi il leader è soprattutto colui che collabora, si sporca le mani ed è sempre sul pezzo. Il leader migliore è colui che motiva trasmettendo passione autentica per il proprio lavoro, come Richard Branson.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Non ce n’è una sola. Nella mia vita mi sono imbattuto in molte persone. In fondo anche le peggiori mi hanno insegnato, a loro modo, qualcosa.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Mi spaventa l’uso compulsivo dei device tecnologici, sembra a volte che permettiamo a uno smartphone di regolare il nostro livello di ansia. La mia più grande speranza è di poter continuare a contare su quelle persone che sono sempre state presenti nella mia vita.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. All’interno di Manageritalia stiamo investendo molto nella comunicazione digitale e nella gestione di community: io ne sono coinvolto in pieno. Questi progetti mi terranno sicuramente occupato per un po’.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Mi emoziona la generosità gratuita e l’empatia di molte persone, in grado di cogliere esattamente le sfumature della tua personalità. La mancanza di sensibilità e la sciatteria con cui si troncano le relazioni umane, anche a causa di un uso stupido dei social network, mi irrita invece profondamente.