Il Vaticano ha vinto la sua battaglia dentro l’Ordine di Malta. Ottenendo quanto voleva: le dimissioni del Gran maestro, Matthew Festing, e il reintegro del barone Albrecht Freiherr von Boeselager (nella foto) estromesso il 6 dicembre. Ma la saga continua, in una vicenda dove probabilmente c’è in gioco molto più di quanto appare.
MOTUS IN FINE VELOCIOR
La capitolazione di Festing si è consumata in un battibaleno. Martedì 24 viene ricevuto da Bergoglio che gli chiede di dimettersi. Lui obbedisce. Sono dimissioni che da Costituzione melitense non andavano né invocate né accettate dal Papa. Il giorno seguente il segretario di Stato, Pietro Parolin, scrive all’Ordine. Dà per già definite le dimissioni del Gran maestro. Così non è: manca il via libera del Sovrano consiglio. Lo stesso giorno, infatti, una secca nota dell’Ordine dà conto che il Consiglio a norma della Costituzione è convocato per sabato 28 per accettare la rinuncia del Gran maestro. Ultima, orgogliosa precisazione sulla sovranità dell’Ordine. Ma in Vaticano hanno già deciso. Venerdì 27 è il Papa in persona a scrivere al Gran commendatore e mette le mani avanti chiamandolo già “Luogotenente interinale”. Una carica che venerdì ancora non ha: può assumerla solo una volta che il Consiglio abbia ratificato le dimissioni del Gran maestro. E questo avviene sabato. Era un avvertimento al Sovrano consiglio perché non pensasse neppure a rigettare le dimissioni di Festing? Comunque sia, pare evidente la pressione della Santa Sede affinché la settimana si chiudesse secondo i suoi desiderata.
I CAVALIERI CONTRO
Secondo un’indiscrezione raccolta dal National Catholic Register, una “manciata” di membri del Sovrano consiglio ha comunque votato per respingere le dimissioni di Festing. Del Consiglio fanno parte dieci membri più il Gran maestro. A cose fatte, sabato pomeriggio, un comunicato stampa dell’Ordine, richiamando la Costituzione, informa che “il Gran commendatore, Fra’ Ludwig Hoffmann von Rumerstein, ha assunto la carica di Luogotenente interinale e rimarrà a capo del Sovrano Ordine di Malta fino all’elezione del successore del Gran maestro”. C’è poi un passaggio che in quelle concitate ore nei saloni del palazzo magistrale di via Condotti deve essere sfuggito. O che, invece, nel felpato linguaggio di cavalieri abituati alla diplomazia, fa intendere qualcosa. Si dice infatti che “successivamente” all’accettazione della rinuncia di Festing, “il Sovrano Consiglio presieduto dal Luogotenente interinale ha revocato i decreti con le procedure disciplinari e la sospensione dall’Ordine di Albrecht Boeselager, che riassume la carica di Gran Cancelliere”. Ma il Papa nella sua lettera di venerdì disponeva diversamente. Scrive Francesco: “Essendo nulli e invalidi tutti gli atti compiuti dal Gran maestro dopo il 6 dicembre 2016, il barone von Boeselager è da considerare un membro del Sovrano consiglio e quindi da questo momento deve essere invitato a tutte le riunioni dello stesso Consiglio; in caso contrario, la riunione sarebbe nulla”.
DELEGATO PONTIFICIO E UN CARDINALE IN PANCHINA
La prossima mossa spetta ancora al Papa, che nella sua lettera di venerdì chiarisce che il suo delegato “curerà specificamente il rinnovamento spirituale e morale dell’Ordine e, in particolare dei membri che hanno professato i voti di obbedienza, castità e povertà”. E annuncia che “avrà il compito di essere il mio esclusivo portavoce durante il periodo del suo mandato per tutto ciò che riguarda le relazioni dell’Ordine con la Santa Sede”. Il mandato durerà fino alla conclusione del Capitolo straordinario che dovrà eleggere il nuovo Gran maestro. Ed è uno sgambetto al cardinale patrono, Raymond Burke. Da Costituzione, è lui che dovrebbe occuparsi “degli interessi spirituali dell’Ordine” e dei rapporti con la Santa Sede. Francesco ancora una volta dispone diversamente. Un’altra testa sta per rotolare? Ne è convinto il vaticanista Sandro Magister: “La decapitazione inflitta da papa Francesco all’Ordine di Malta è doppia. Perché a cadere non è solo la testa del Gran Maestro Festing, ma anche, di fatto, quella del cardinale patrono Raymond Leo Burke”. Diversa l’analisi di Andrea Tornielli: “Non sembrano esserci all’orizzonte decisioni riguardanti il ruolo del cardinale patrono” che, per il vaticanista della Stampa è “protagonista dell’intera vicenda”. Una rimozione di Burke, commenta, probabilmente era invece auspicata “da quei suoi sostenitori che speravano potesse diventare un «martire» politico del pontificato”.
CHI SARÀ IL PORTAVOCE DEL PAPA?
Nelle prossime ore scopriremo chi sarà il delegato pontificio. Da quando è scoppiato il caso, mai è stata citata un’altra figura religiosa presso l’Ordine, il prelato, anch’esso di nomina pontificia. Attualmente ricopre l’incarico di superiore religioso del clero cavalleresco il vescovo Jean Laffitte. Bergoglio potrebbe mandare all’Ordine il nunzio Silvano Tomasi, già a capo del gruppo di informazione creato poco prima di Natale per indagare sul disordine interno? L’arcivescovo era stato contestato da Festing che, senza citarlo direttamente, aveva notato “conflitti di interesse” di tre membri di quel gruppo a indagare nell’Ordine sulla cacciata di von Boeselager. I tre e lo stesso barone sarebbero stati coinvolti nella vicenda di un lascito ereditario di 120 milioni di franchi conservato in un trust svizzero.
SI CANCELLA UN MESE DI STORIA
Nell’autodafé che si è consumato nel palazzo magistrale di via Condotti sabato pomeriggio, anche un deciso restyling del sito web dell’Ordine. Cancellati tutti i comunicati dell’ex Gran maestro delle scorse settimane, nei quali difendeva il suo diritto a decidere della posizione del Gran cancelliere Boeselager e rifiutava il Gruppo pontificio di indagine interna (es: qui e qui). Descrivono bene il nuovo corso dell’Ordine queste righe della nota stampa diffusa sabato 28: “Il Sovrano Ordine di Malta è estremamente grato a Papa Francesco e al Cardinale Segretario di Stato Pietro Parolin per la sollecitudine e il sostegno dato all’Ordine. L’Ordine di Malta esprime il suo ringraziamento al Santo Padre perché le sue decisioni sono state tutte prese nel pieno rispetto dell’Ordine con l’obiettivo di rafforzare la sua sovranità”. Insomma, tutti i timori di ingerenza vaticana espressi da Festing, ufficialmente finiscono in valigia e se ne vanno con lui. Ufficialmente, perché non tutti sembrano gradire quanto accaduto nelle ultime ore. Come riporta il vaticanista Edward Pentin: c’è chi parla di rischio di fine dell’Ordine fondato quasi mille anni fa. Chi evoca lo scenario di un Anschluss dell’Ordine alla Santa Sede.
RAPPORTI DI POTERE VERSO IL “CONCLAVE”
Se non si può ancora parlare di vittoria della componente tedesca su quella inglese – questo lo vedremo al conclave maltese che dovrà eleggere il nuovo Gran maestro –, di certo un elemento balza agli occhi. È la presenza dei membri laici tra le più alte cariche. La Costituzione lo prevede, ma specifica che sarebbe preferibile che Gran cancelliere (ministro Esteri e Interno), Ricevitore del comun tesoro (ministro delle Finanze) e Grande ospedaliere (ministro dell’Azione umanitaria) fossero eletti tra i cavalieri professi. Ad oggi quei ruoli sono invece tutti ricoperti da cavalieri di obbedienza. Cioè, laici. Due su tre dei nobilissimi ministri sono tedeschi: il barone von Boeselager (Gran cancelliere) e il conte János Esterházy de Galántha (alle Finanze). È invece nato in Francia il principe Dominique de La Rochefoucauld-Montbel (Grande ospedaliere). Austriaco e religioso, il Luogotenente che dovrà guidare la transizione, Fra’ Ludwig Hoffmann von Rumerstein.
Sarebbero i tedeschi a lavorare per una modernizzazione dell’Ordine e per un maggior potere rispetto a chi prende i voti religiosi a cui, da Costituzione, spetta la reggenza dei cavalieri. Ma tra i tedeschi al momento non risultano esserci cavalieri pronti per il ruolo. Che si vada verso una modifica della Costituzione riformata appena nel 1997?