Cargo, catering, manutenzione della flotta e altri voli in condivisione. Sembrano le prove generali di un’alleanza a tutto tondo quelle in corso tra Etihad e Lufthansa. Domani i ceo dei due gruppi, James Hogan (in uscita) e Carsten Spohr, annunceranno in una conferenza stampa congiunta ad Abu Dhabi l’estensione dell’accordo avviato a dicembre scorso, quando per iniziare il percorso di avvicinameno hanno messo in code sharing due rotte ciascuno (i voli Etihad da da Abu Dhabi per Francoforte e Monaco, e quelli Lufthansa da Francoforte per Rio de Janeiro e Bogotà). Mentre la partnership commerciale si rafforza, non si fermano i rumors su un possibile ingresso di Etihad in Lufthansa, e fonti finanziarie restano convinte che Etihad farà come Qatar Airways, che ha trovato la sua sponda forte in Europa acquisendo il 20% di Iag, la holding che controlla British Airways e Iberia. Spohr domenica, in un’intervista a un quotidiano tedesco, ha ripetuto invece che acquisizioni di quote di capitale sono escluse, e altrettanto aveva detto Hogan pochi giorni fa.
Ma certo è che la guerra è terminata, e da rivali le due compagnie si ritrovano alleate, in un’intesa che per naturale evoluzione coinvolgerà Alitalia ed airberlin. «Alitalia è una pedina in questo gioco di alleanze tra Etihad e Lufthansa », conferma a MF-Milano Finanza Andrea Giuricin, docente di Economia del Trasporto aereo all’Università Bicocca di Milano, «La strategia stand alone di Etihad è morta e l’uscita di Hogan non fa che accelerare il nuovo corso, obbligato, della compagnia emiratina, che ora cerca un alleato europeo forte».
In attesa di capire cosa accadrà alla compagnia italiana, airberlin (partecipata per il 29% da Etihad) ha già iniziato a beneficiare del nuovo clima e ha concluso un accordo con Lufthansa, che da febbraio di quest’anno prenderà in affitto fino al 2023, con la formula del wet-laese, 38 aerei Airbus 319 ed Airbus 320, da ridistribuire tra la low cost Eurowings (33) e Austrian Airlines (gli altri 5). L’accordo ha avuto ieri il via libera delle autorità antitrust tedesche, ma è stato accolto polemicamente da altri vettori. Il ceo di Ryanair, Michael O’Leary, lo ha definito «una foglia di fico per mascherare l’acquisizione da parte di Lufthansa del suo più diretto concorrente sul mercato domestico». Per l’antitrust tedesco, invece, l’accordo non viola le regole del mercato perché Lufthansa si assicura degli aerei in più ma non gli slot. Intanto, però, in questo modo airberlin, che è in gravi difficoltà finanziarie, si assicura un apporto stimato in circa 1, 2 miliardi di euro in sei anni.
A Fiumicino, intanto, i due advisor Kpmg e Roland Berger continuano a lavorare sul piano dell’ad Cramer Ball. Le linee strategiche indicano la rotta fino al 2022, prevedendo il ritorno all’utile nel 2019. Alitalia, che nel piano è valutata con l’attuale assetto azionario (51% Midco, 49% Etihad), si dividerà in due unità di business, narrow body (voli di breve raggio a tariffe concorrenziali con quelle offerte dalle low cost) e wide body (lungo raggio) con occhio di riguardo per le rotte verso le Americhe. Per quest’anno sono previsti risparmi forzati per 160 milioni di euro, anche se la voce costi è attesa in aumento per carburante, cambio euro/dollaro e leasing di tre nuovi aerei.
(Pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)