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Garanzia Giovani, a che punto siamo

La Commissione Europea ha deciso nei giorni scorsi di rifinanziare il programma Garanzia Giovani in Italia che nel triennio 2014/2016 ha ricevuto 1 miliardo e mezzo. Un consuntivo essenziale ci aiuta a capire quanto ancora c’è da migliorare in questo programma per sostenere i nostri giovani che rimangono ad un tasso di disoccupazione troppo alto.

Al 15 dicembre di quest’anno, il numero dei giovani complessivamente registrati ha raggiunto 1.232.859 unità. Il totale dei registrati, al netto delle cancellazioni, è pari a 1.059.740. Su un totale di 830.916 neet presi in carico da parte dei Servizi per l’Impiego, a 433.302 giovani è stata proposta almeno una misura. Accoglienza, orientamento, formazione, accompagnamento al lavoro, apprendistato, tirocinio, servizio civile, sostegno all’autoimprenditorialità, mobilità professionale all’interno del territorio nazionale o in Paesi Ue, bonus occupazionale per le imprese e formazione a distanza: sono queste le misure previste a livello nazionale e regionale.

I giovani hanno avuto la possibilità di scegliere più Regioni in cui svolgere esperienze lavorative o formative. Il maggior numero di adesioni si rilevano in: Sicilia con oltre il 13% del totale (pari a 176.553 adesioni), Campania con l’11% (pari a 148.602 adesioni) e Lombardia con oltre il 10% (pari a 136.742 adesioni). Queste insieme assorbono oltre il 34% delle adesioni totali. Il rapporto tra adesioni (1.349.727 unità) e registrazioni (1.232.859 unità) è pari a 1,09 ovvero, in media, ciascun ragazzo effettua più di una adesione al Programma. Tendenzialmente sono state scelte le regioni di residenza, o al più le regioni limitrofi, ad eccezione del Mezzogiorno dove il fenomeno della mobilità, in particolare verso le regioni del Settentrione, è maggiormente diffuso.Il modello “Garanzia Giovani” lombardo, tra le cinque regioni europee che meglio hanno implementato il sistema e hanno svolto un ruolo di traino anche per i modelli nazionali, è stato riconosciuto come esempio di eccellenza da uno studio dell’European Policy Center. Insieme alla Lombardia sono state selezionate come best practice Bruxelles-Capitale, l’Est Slovacchia, il Sud-est della Scozia e il Brabante settentrionale (provincia dei Paesi Bassi). I dati lombardi mostrano una performance migliore rispetto alla situazione italiana, e il modello-Dote ha fatto da riferimento al quadro nazionale”.

Il problema che comunque si continua ad evidenziare riguarda il divario tra giovani maschi e femmine. Studiando l’analisi delle tabelle di monitoraggio da Aprile 2014 a dicembre 2016 la differenza di genere si trascina per tutto il triennio: Aprile 2014 Maschi 795, Femmine 702 via via fino ad arrivare a Dicembre 2016 Maschi 4533 Femmine 4153. In Totale le adesioni registrano Maschi 691.232 Femmine 65.495 e le differenze per fascia di età dimostrano che bisogna prestare molta più attenzione alle giovani donne tra i 15 e 18 anni che rappresentano solo il 7,8% delle adesioni mentre le giovani tra i 19 e 24 anni sono il 52,1% e quelle tra i 25 e 29 anni sono il 40,2%. Il problema più evidente di genere lo registriamo il Sicilia e in Campania dove vi è la più alta adesione relativa e nel Molise e Basilicata dove l’adesione è bassissima. Il Progetto “Garanzia Giovani” ha bisogno di un intervento molto più robusto perché evidentemente il milione di giovani iscritto al piano, non si possono abbandonare alla rassegnazione e “Garanzia Giovani”era e rimane un banco di prova di quelle che sono e saranno le nuove politiche attive e di ricollocazione promesse dal Jobs Act, che i ritardi e i rallentamenti del processo di riforma, più volte evidenziati , rischiano infatti di condannarci a una perenne mancanza di “garanzia”, non solo per gli under 29, ma per tutti i lavoratori italiani.

Il piano ha urgente necessità di un “restauro”, privato dalle disfunzioni strutturali (ritardi nella gestione di presa in carico, formazione,collocazione) che sono emerse con sempre maggior chiarezza negli ultimi due anni e che sono state alla base del mancato sviluppo del piano del nuovo sistema dei servizi per il lavoro. Noi abbiamo l’opportunità di costruire e modernizzare un sistema di politiche del lavoro in linea con gli standard europei e con le dinamiche di un mercato in profonda evoluzione sperimentando modelli nuovi di gestione dei servizi e una vera pratica della sussidiarietà capace di far lavorare insieme i diversi attori del mercato del lavoro e del mondo della formazione e dell’istruzione. Il coinvolgimento di imprese, parti sociali, istituzioni formative è la base dell’azione di governance e di esercizio delle politiche del lavoro in una rete fondamentale e da costruire preliminarmente, così come indicato dalla raccomandazione europea individuando nel primo pilastro,“Elaborare strategie basate sulla partnership” queste azioni come propedeutiche rispetto a qualunque progettualità concreta. L’Anpal deve correggere le disfunzioni di Garanzia Giovani, per riuscire a costruire un sistema che faccia incontrare le esperienze territoriali attraverso un sano approccio sussidiario, che garantisca standard ampi e strumenti di valutazione di monitoraggio centralizzati che consentano poi a tutti gli attori, privati e pubblici di realizzare i servizi che a loro spettano. Il percorso verso una corretta e lineare gestione dei cosiddetti mercati internazionali del lavoro passa proprio dallo sviluppo di un sistema di politiche attive che sappia adattarsi ed aggiornarsi, in un processo sinergico a fianco dei sistemi produttivi.


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