La Consulta si è pronunciata sull’Italicum, la legge che ci è stata presentata a suo tempo come la panacea di tutti i mali insieme, anzi, in combinato disposto, con l’altra importante riforma voluta da Matteo Renzi e a cui gran parte del PD si è poi adeguato, diciamolo senza troppi problemi o giri di parole, che era quella costituzionale.
A dicembre il 60% delle cittadine e dei cittadini italiani che hanno votato si è espresso contro la più importante riforma voluta dal Governo Renzi. Oggi è la Consulta che dà un’altra scossa politica al PD bocciando il ballottaggio e rimettendo in discussione pluri-candidature e capilista bloccati. Resta il premio di maggioranza per il partito che, in questo caso subito, ottiene il 40% dei voti. Senza questo obiettivo in % il premio non scatterebbe. Rimane inoltre lo sbarramento al 3%.
Le motivazioni della sentenza non sono ancora state rese note, si trovano articoli qua e là che ci spiegano cosa è stato bocciato e cosa no.
Al di là dei singoli contenuti, bisogna evidenziare il dato politico: due anni di accuse alle minoranze del proprio partito di essere Gufi o paludi, due anni che oggi sembrano ancora più penosi, se si considera che un maggiore ascolto, una maggiore condivisione e una maggiore umiltà avrebbero potuto offrire al Paese uno scenario, oggi, assai diverso.
Non c’erano Gufi, ma Cassandre: imperterrite nel dire quel che era giusto, e certo ex-post è facile dirlo, ma condannate a non essere ascoltate. Macché, in realtà ascoltate sì e schernite pure.
Si ricomincia…