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Marco Picasso: innova chi anticipa gli eventi

Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.

Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.

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“L’azione è la chiave fondamentale di ogni successo” Anthony Robbins. 
Marco Picasso, giornalista pubblicista, specializzato nel campo della stampa e packaging, ha da sempre lavorato nel settore della comunicazione tecnica, inizialmente in campo chimico, quindi ingegneristico e minerario (è laureato in scienze geologiche), infine in quello della stampa. Appassionato di storia della tipografia, ha fondato l’Associazione dei Musei della Stampa e della Carta. Redattore e poi direttore di riviste tecniche del settore, dal 2009 ha fondato la propria rivista online MetaPrintArt e nel 2014 la rivista internazionale MetaInItaly per la filiera tessile, oggi curata dalla figlia esperta di moda.

D. Chi è un innovatore per te? Perché?

R. – Innovatore è colui che riesce ad anticipare gli eventi. Per far questo non c’è bisogno della sfera di cristallo, ma è necessario avere conoscenze sempre aggiornate, cui aggiungere fantasia e creatività.

D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?

R. – Tutte le innovazioni tecnologiche cambiano il mondo in modo continuo, quasi inavvertitamente anche se oggi assai rapidamente. Tuttavia non credo che nel giro di pochi anni ci saranno innovazioni tali che portino a un cambiamento drastico. L’unica innovazione che potrebbe cambiare realmente il mondo, in meglio, sarebbe di carattere sociale-politico, verso una società eticamente giusta ed equilibrata. Ma questa non ci sarà.

D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?

R. – Il leader deve avere e dimostrare di avere senso di sicurezza, ma senza prevaricare le idee dei collaboratori. Deve infondere entusiasmo, ma soprattutto deve saper ascoltare. Nessun leader può far a meno dell’apporto di chi è costantemente a contatto con la realtà quotidiana del lavoro, anche in quei particolari che un manager non vede e tende a trascurare.

D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?

R. – Ho sempre cercato di trovare nelle persone con cui sono stato in contatto qualcosa da cui imparare, o da evitare. Quindi anche esperienze negative mi hanno lasciato un segno. Alcuni esempi? il mio primo capo, esageratamente esigente, mi ha fatto capire che si può fare sempre meglio. Al contrario, l’editore presso cui ho lavorato per anni, pur essendo di modesta cultura e piuttosto all’antica, che non badava ai dettagli della qualità, mi ha lasciato un segno positivo per la fiducia che, pur brontolando, mi ha sempre dato, accettando le mie idee innovative pur contrarie al suo modo di essere.

D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?

R. – Ho paura, non per me ma per le generazioni future, in un mondo sempre più alla deriva e in un ambiente sempre più deteriorato. La speranza, ultima a morire, è che l’umanità un giorno capisca che si deve agire per il futuro e non per il presente. Ma perché questo avvenga temo, pur senza augurarlo, che sia necessario un evento drammatico. Del resto sappiamo che cataclismi naturali come terremoti e alluvioni, generano solidarietà.

D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.

R. – Data la mia età anagrafica non ho progetti particolari per il futuro. Il mio obiettivo è che le due creature che ho fondato, quasi per caso, continuino a essere apprezzate, sia pure nel mondo ristretto dei miei lettori, e che qualcuno sappia portarle avanti anche in futuro.

D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare

R. – Mi emoziono davanti a uno spettacolo della natura, ma non ho bisogno di viaggiare molto: mi basta un bel tramonto sul mare, o una distesa di verde e di rocce in montagna. Mi emoziona la musica di Mahler come quella di De André. Mi fa arrabbiare invece la volgarità, come certi ‘spettacoli’ alla televisione che anziché educare livellano le persone verso il basso. Mi hai chiesto una citazione: oltre a quella con cui ho iniziato l’intervista penso non sia male ripetere, anche se abusata, quella che Dante mette in bocca a Ulisse: “Fatti non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”


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