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Mediaset, l’addio al calcio e la mano tesa a Vivendi

Il gruppo Mediaset non vuole più giocare a calcio né tantomeno disputare la Champions League. Una doppia intenzione che è emersa chiaramente dalla presentazione a Londra del nuovo piano industriale al 2020 della società della famiglia Berlusconi. Che ha anche colto l’occasione per tendere la mano a Vivendi, con cui da mesi ormai sta litigando per il controllo del gruppo televisivo.

NUOVA STRATEGIA SU PREMIUM

Dall’appuntamento, attesissimo dalla comunità finanziaria e non solo per via dello scontro in corso con i francesi, è emerso che è ormai conclusa la fase in cui la tv a pagamento Mediaset Premium puntava a limitare l’espansione della concorrente Sky del gruppo Murdoch. Andava in quest’ottica l’acquisto, risalente al 2014 e per la cifra record di quasi 800 milioni, dei diritti televisivi per la trasmissione della Champions. Oggi però tutto è cambiato e la strategia di Mediaset nella tv a pagamento, è stato annunciato a Londra, prevede limiti molto chiari in termini di costi e una riduzione significativa degli investimenti sui diritti del calcio.

QUALCHE SPERANZA SULLA SERIE A

È così che il gruppo del Biscione punta a portare Mediaset Premium, che ha perso oltre 100 milioni solo nei primi nove mesi del 2016, al profitto operativo (ebit). Nel dettaglio, dalla società della pay tv si attendono 200 milioni di euro di ebit rispetto ai 468 milioni a livello di gruppo. Scrive su Repubblica Ettore Livini: “I costi — altissimi — dei diritti per la Champions League pesano come un macigno sulla tv a pagamento che ha entrate per 600 milioni e costi di 800, come sintetizza un analista”. Secondo qualche analista presente alla presentazione londinese, se sulla Champions il management di Mediaset ha lasciato aperto pochi spiragli, l’amministratore delegato Pier Silvio Berlusconi si è mostrato invece più possibilista sul fatto che la serie A possa in qualche modo trovare spazio nei palinsesti di premium.

MANO TESA A VIVENDI

La presentazione del piano a Londra ha anche fornito l’occasione alla famiglia Berlusconi di tendere una mano, un ramoscello di ulivo agli avversari di Vivendi, che da dicembre hanno avviato una scalata a Mediaset ritenuta ostile dalla Fininvest dell’ex premier (sono arrivati a un soffio dal 30% dei diritti di voto contro il quasi 40% di Fininvest). La famiglia Berlusconi, ha detto Pier Silvio Berlusconi, “è aperta a qualsiasi proposta che crei valore e abbia senso industriale” per risolvere con un compromesso il braccio di ferro con Vincent Bolloré, numero uno di Vivendi. E in questo contesto, ha tenuto a precisare l’ad di Mediaset, “la famiglia Berlusconi è totalmente unita, ripeto, to-tal-men-te” nella difesa della società. Il riferimento è a possibili divergenze di vedute, ventilate da ipotesi di stampa, tra Pier Silvio e Marina, figli del primo matrimonio di Berlusconi, e Barbara, Eleonora e Luigi, nati dalle seconde nozze con Veronica Lario.

NUOVE INDISCREZIONI

Nel frattempo, giungono nuove indiscrezioni su Vivendi. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, il gruppo francese sarebbe aperto a cedere la quota del 24% in Telecom Italia, che vale circa 3 miliardi di euro, per facilitare il progetto di creare un campione paneuropeo di brodcasting, del quale farebbe parte anche Mediaset. L’obiettivo immediato di Vivendi, sostiene l’agenzia internazionale, è un’alleanza con il gruppo di Berlusconi o tramite uno scambio azionario o attraverso l’acquisizione del broadcaster italiano. Un acquirente potenziale di Telecom potrebbe essere Orange – aggiunge sempre Bloomberg – anche se la società francese ha negato più volte di stare progettando tale mossa. Telecom – indica l’agenzia – non ha commentato le indiscrezioni, mentre il portavoce di Vivendi ha ribadito che il gruppo francese non vuole vendere la quota della compagnia telefonica italiana, nella quale si propone di essere azionista di lungo corso.

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