“In un momento in cui il mondo respinge l’idea di integrazione, siamo di fronte a una globalizzazione del male rispetto alla disperazione di chi scappa”. Con queste parole il procuratore aggiunto della Dda Ilda Boccassini (nella foto) ha spiegato le dinamiche dell’operazione che ha portato all’arresto di una banda internazionale che si occupava di traffico di esseri umani.
L’OPERAZIONE
Il gruppo, composto principalmente da stranieri, aveva come base logistica Milano e prometteva il trasferimento in tutta sicurezza di migranti da Sicilia alla Francia. Il “passaggio sicuro” costava dai 500 ai 1000 euro per chi partiva da Catania e un centinaio di euro e poco più, invece, per chi doveva semplicemente attraversare la frontiera a Ventimiglia. Quello che non veniva raccontato da questi scafisti su quattro ruote, però, erano le condizioni disumane in cui i migranti erano costretti ad affrontare il viaggio. Nel pulmino fermato ieri, erano circa quaranta le persone stipate al suo interno, e viaggiavano in situazione di grave difficoltà respiratoria e igienica. Trattate come cose, anziché come persone.
I NUMERI
L’operazione che ha portato all’emissione di 34 ordinanze di custodia cautelare, di cui 18 eseguite immediatamente, è solo una goccia in una Milano che ormai da alcuni anni si trova ad affrontare l’emergenza migranti.
Eh sì, perché anche se la maggior parte dei migranti vede l’Italia come una tappa intermedia verso il Nord Europa, Milano rimane il nodo centrale in questi percorsi verso la salvezza. Così, la città protetta dalla Madonnina, si è irrimediabilmente trasformata da città di passaggio a città “di attesa” e in alcuni casi, di ritorno. “Perché in Italia” come dicono alcuni dei profughi ospitati negli hub di aiuto meneghini “si sta bene”.
I NUMERI DELLA REGIONE
Regione Lombardia ha evidenziato come, nel 2016, di 7155 domande di richiesta d’asilo ricevute a Milano, 532 persone sono risultate essere davvero in possesso dello status di rifugiati. Solo il 7%. Una percentuale troppo bassa, soprattutto se comparata a quei 4229 clandestini riconosciuti, pari al 60% degli arrivi, che trova comunque ospitalità in città, tra gli hub di accoglienza e Stazione Centrale. Negli oltre settemila arrivi, poi, figurano 306 persone che si sono trasformate in fantasmi dopo aver fatto richiesta di asilo. Sparite nel nulla, forse ancora in giro per le strade meneghine, forse già lontane, in Italia o all’estero. Numeri importanti, come ha sottolineato l’assessore alla Sicurezza di Regione Lombardia Simona Bordonali che ha specificato come “a Milano sei richiedenti asilo su 10 sono clandestini, mantenuti per anni in hotel e centri d’accoglienza senza averne diritto”. “Mantenere questi clandestini – ha continuato Bordonali – è costato 54 milioni di euro in un anno. Una cifra folle, che avremmo voluto veder destinata ai milanesi e per implementare la sicurezza della città”. Complessivamente, solo nel 2016, la Lombardia ha gestito il 13% (10.492) degli immigrati, seguita da Veneto, Lazio Sicilia e Campania con l’8%. Di questo 13%, più del 7% (7.155) è pesato su Milano.
I PROGETTI DI PALAZZO MARINO
Per correrei ai ripari, l’assessore alle Politiche Sociali del comune di Milano Pierfrancesco Majorino sta pensando a nuove regole per la riorganizzazione degli hub di accoglienza. “Io credo che da qui a un mese dobbiamo partire con un modello completamente diverso” ha dichiarato Majorino “noi vogliamo assolutamente continuare ad accogliere, ma per farlo abbiamo sempre più bisogno di sviluppare la nostra azione nella legalità”. “Siamo davanti al trionfo della politica buonista da salotto, con un sindaco che preferisce occuparsi di altri Stati, mentre la città che governa è circondata da trafficanti di esseri umani e invasa da clandestini” ha attaccato Riccardo De Corato, ex vicesindaco e capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale in Regione Lombardia “Majorino si accorge adesso della situazione e neanche mette a fuoco il problema: i clandestini devono essere proprio rimpatriati, non solo esclusi dall’hub di Sammartini, sennò dove vanno?”.