Non solo il Sole 24 Ore sposa la causa di Intesa Sanpaolo, che punta a creare con le Assicurazioni Generali un campione nazionale attivo nel credito e nel risparmio gestito in particolare.
Dopo l’endorsement di ieri del quotidiano di Confindustria, con un editoriale firmato da Alessandro Graziani (qui l’articolo di Formiche.net), oggi è il quotidiano Mf/Milano Finanza del gruppo Class editori a plaudire all’iniziativa di Intesa Sanpaolo, capeggiata dall’amministratore delegato Carlo Messina, che ieri ha confermato le indiscrezioni degli scorsi giorni mettendo nero su bianco l’interesse per un’aggregazione industriale con le Assicurazioni Generali dopo la mossa di arrocco anti scalata. Mossa voluta dall’amministratore delegato del gruppo triestino Philippe Donnet.
E’ in prima persona il fondatore del gruppo Class, Paolo Panerai, a caldeggiare il progetto italiano di Intesa sbeffeggiando le mire dei francesi di Axa, e non solo: “Se si spendono soldi per Alitalia, perché non si dovrebbe tentare di far rimanere italiana Trieste? Bravi italiani”, scrive il fondatore e azionista di Class.
Ecco il testo completo del commento di prima pagina firmato da Panerai:
“A Milano, in Ca’ de Sass, e a Torino, nel grattacielo disegnato da Renzo Piano, pensano che Trieste sia una bellissima città e pensano anche che non sia il caso che torni a essere fuori dall’Italia. Non è irredentismo ma consapevolezza che un Paese, l’Italia, non può ridursi a vedersi spogliata delle sue ricchezze. E quali sono le ricchezze dell’Italia se non il risparmio, enorme, degli italiani? Risparmio che va gestito indirizzandolo il più possibile verso l’economia reale del Paese.
Ma per gestirlo servono strutture di gestione. E le Generali gestiscono quasi 500 miliardi di asset, anche se in parte a gestirli sono francesi di Parigi. Ma il comando, nonostante tutto, è ancora nella bellissima Trieste. Era già successo molti anni fa che qualcuno, l’allora governatore di Bankitalia, il vituperato Antonio Fazio, suonasse l’adunata per difendere Trieste. Ma i francesi amano la grandeur e non rinunciano facilmente.
Se ne è accorto perfino il francese Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit, proprio nel momento in cui era obbligato per ragioni di solidità del patrimonio a vendere il grande gestore Pioneer: le Generali devono rimanere italiane.
Se lo ha detto un francese, sia pure a capo di una banca italiana, perché non dovrebbero averlo pensato, decidendo di conseguenza, il torinese Gian Maria Gros Pietro e i milanesi d’adozione Carlo Messina e Gaetano Miccichè, che della prima banca Italiana, la Banca-Paese, sono i gestori? Se si spendono soldi per Alitalia, perché non si dovrebbe tentare di far rimanere italiana Trieste? Bravi italiani. Non è proprio il caso di mollare, anche senza ricorrere ai manifestini lanciati da Gabriele D’Annunzio. Il film è appena iniziato”.