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Mps, le sofferenze dei vip e le operazioni baciate con bond subordinati

def, Pier Carlo Padoan
Non c’è pace per il Monte dei Paschi di Siena. Dopo il fallimento dell’operazione di salvataggio di mercato e il conseguente intervento pubblico, la banca senese continua a restare al centro dell’attenzione, mediatica e non solo.
CESSIONE DELLE SOFFERENZE ADDIO
Il fallimento del salvataggio di mercato implica che, insieme con l’aumento di capitale fino a 5 miliardi, sia saltata anche la cessione (con conseguente cartolarizzazione) di un pacchetto di sofferenze del valore originario di 27,7 miliardi. Grande protagonista dell’operazione sarebbe dovuto essere il fondo Atlante, che avrebbe dovuto rilevare una parte significativa di queste sofferenze cartolarizzate. “Atlante non c’è più”, ha dichiarato il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan al forum del Sole 24 ore pubblicato sul quotidiano il 29 dicembre.
L’IDENTIKIT DEI DEBITORI…
Se Atlante esce di scena, restano sulle spalle di Mps i crediti finiti in sofferenza. Ma chi sono i grandi debitori del Monte dei Paschi? Ne traccia l’identikit su Libero Quotidiano, il 28 dicembre 2016, Giuliano Zulin: “A un’analisi sommaria, si scopre che il 70% dei cattivi debitori del Monte non sono l’artigiano o il commerciante travolti dalla crisi. No, precisamente il 69,7% dei crediti in sofferenza erano prestiti a ricchi. Neanche 10mila clienti in tutto. In particolare le pratiche con importi compresi tra uno e tre milioni rappresentano il 24,3% delle sofferenze per un valore di quasi 2,5 miliardi, mentre quelle superiori ai tre milioni sono il 32,4%, per un valore di oltre 3 miliardi”.
...E I LORO NOMI
A elencare i nomi dei debitori è Nino Sunseri, sempre su Libero Quotidiano. “A Siena – scrive Sunseri – sono sempre stati molto trasversali nella scelta dei loro clienti. E anche le sofferenze rifiutano il monocolore. Così fra i clienti che non hanno rimborsato figurano la Sorgenia della famiglia De Benedetti e Don Verzè che, grazie anche all’amicizia con Silvio Berlusconi, aveva fondato l’ospedale San Raffaele portandolo anche al dissesto con un buco di duecento milioni. Dagli archivi risultava anche, almeno fino all’anno scorso, una fidejussione di 8,3 milioni che il Cavaliere aveva rilasciato a favore di Antonella Costanza, la prima moglie del fratello Paolo”. Libero Quotidiano segnala, inoltre, che il gruppo dell’acciaio Marcegaglia, oggi guidato dai fratelli Antonio ed Emma, ha accumulato un’esposizione da 1,6 miliardi, che le banche, tra le quali spicca proprio il gruppo Mps, “hanno dovuto ristrutturare aggiungendo altri 500 milioni”.
 
SUBORDINATE DATE IN GARANZIA
Non solo. Sul Sole 24 ore del 28 dicembre, Nicola Borzi racconta di alcune centinaia di clienti dell’istituto di Rocca Salimbeni, che negli anni scorsi hanno utilizzato le obbligazioni subordinate, che con l’arrivo dello Stato nel capitale subiranno la conversione forzosa in azioni (ma per i piccoli risparmiatori è previsto un ristoro), “come garanzia per ottenere una notevole massa di prestiti, fidi, mutui e altre forme di apertura di credito”. Scrive Borzi: “La mappatura, sostengono fonti, evidenzia un range di posizioni di prestiti garantiti da subordinati Mps che va da poche decine di migliaia a oltre 10 milioni di euro per posizione”.
INQUIETANTI INTERROGATIVI
Non è di poco conto la domanda che consegue: “I titoli – si interroga Borzi – erano già dei clienti quando questi li hanno posti a garanzia degli affidamenti, oppure si tratta di “operazioni baciate” come quelle di Veneto Banca, in cui i fidi sono stati erogati a condizione che in parte venissero impiegati per acquistare titoli?”. E, ancora, “poiché porre azioni proprie a garanzia di prestiti non è ammesso dalla legge, cosa farà Mps” con la conversione forzosa delle obbligazioni subordinate? Sono solo alcune domande che vanno ad aggiungersi ai tanti interrogativi che, di questi tempi, aleggiano sul Monte.


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