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Come lascia Obama l’economia Usa a Trump (secondo Yellen)

Il Beige Book, preparato per la riunione del 31 gennaio-1° febbraio, riporta continua espansione “a un ritmo modesto nella maggior parte delle regioni” tra metà novembre e fine dicembre. Fra i settori, il manifatturiero segnala modesta espansione diffusa e una svolta positiva rispetto alla prima parte del 2016; nel comparto energia c’è miglioramento per gas e petrolio e debolezza per il carbone; nel commercio, si segnala debolezza dell’attività che nella stagione natalizia ha perso quote di mercato rispetto al commercio online. Il mercato del lavoro è sotto pressione dappertutto, con crescita tra modesta e moderata dell’occupazione e persistente difficoltà a coprire posizioni aperte con mansioni specializzate. I salari sono in moderato aumento, spinti in particolare dall’entrata in vigore del rialzo del salario minimo in molti stati; la tendenza riportata è di ulteriore crescita salariale e occupazionale nel 2017. Sul fronte dei prezzi, si riporta una certa intensificazione delle pressioni verso l’alto, con previsioni di rialzi dei prezzi di vendita comunque inferiori a quelli degli input. Il quadro del rapporto è in linea con le informazioni fornite dai dati recenti: crescita moderata e diffusa sia tra aree sia tra settori, mercato del lavoro al pieno impiego e graduali rialzi di prezzi e salari. Il Beige Book non modifica le indicazioni per un sentiero di graduali rialzi da parte della Fed, a meno di un ampio shock fiscale.

Prosegue la serie di discorsi dalla Fed, che precede il silenzio pre-riunione di fine gennaio e comunica il clima e i temi del dibattito che si svolgerà fra due settimane. Gli interventi hanno mostrato un generale consenso sullo scenario e sui rischi, in particolare quelli collegati alla politica fiscale, senza modificare però il messaggio di gradualità e cautela nel sentiero dei tassi. Yellen ha prima di tutto sottolineato l’indipendenza della Fed da qualsiasi influenza politica. Sul fronte congiunturale, il presidente della Fed ha rilevato che il tasso di disoccupazione è sul livello di lungo termine e l’inflazione si sta avvicinando al 2%. Riguardo al sentiero dei tassi, Yellen ha affermato che lei e i suoi colleghi a fine 2016 prevedevano di alzare i tassi “alcune (a few) volte ogni anno” nei prossimi tre anni, per arrivare al 3% entro fine 2019. Yellen, come i suoi colleghi, ha sottolineato che la politica fiscale entra nel radar della banca centrale e che eventuale stimolo fiscale verrà preso in considerazione nel determinare la politica monetaria, sempre dipendente dall’evoluzione dei dati e dello scenario. Kaplan (Dallas Fed, votante) ha detto di essere ottimista sullo scenario economico, con una previsione di crescita intorno a 2,3% nel 2017, senza includere effetti derivanti da nuove politiche fiscali e/o da riforme strutturali. Come altri interventi, anche quello di Kaplan ha toccato il tema della politica di reinvestimento della Fed, affermando che in questo quadro si dovrebbe “rimuovere stimolo probabilmente più avanti quest’anno o all’inizio del prossimo anno guardando al bilancio della Fed”, per valutare come ridurlo. Kaplan ritiene probabili tre rialzi nel 2017.

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