Con i due aumenti di capitale della Popolare di Vicenza (Bpvi) e di Veneto Banca che si sono tenuti nella prima metà del 2016 e che si sono chiusi senza successo, il valore delle azioni delle due banche è drasticamente sceso a 0,1 euro a titolo. E questo per ciascuno dei due istituti, quando, ai tempi di gloria in cui la crisi era (o forse soltanto appariva) lontana, le azioni di Bpvi erano arrivate a valere oltre 60 euro l’una e quelle del gruppo concorrente di Montebelluna avevano superato quota 40 euro ciascuna.
AZIONISTI AZZERATI
Di fatto, quindi, gli azionisti che avevano investito nelle due maggiori banche del nord-est italiano sono stati azzerati con i due aumenti di capitale al termine dei quali il fondo Atlante è diventato di gran lunga il primo socio in ognuno dei due gruppi, con quasi il 100% del capitale. Una cosa simile, per certi versi, è accaduta ai soci delle quattro banche Etruria, Marche, Carichieti e Cariferrara che, poco più di un anno fa, hanno subito l’azzeramento dei propri titoli (insieme alle obbligazioni subordinate) nell’ambito del salvataggio col burden sharing (la suddivisione degli oneri). Gli azionisti del Monte dei Paschi di Siena, invece, solo nel 2016, hanno subito un decurtamento del valore dei propri titoli, in questo caso quotati in Borsa fino allo scorso 23 dicembre, nell’ordine dell’80%, a causa delle travagliate vicende dell’istituto senese, nel cui capitale ora si appresta a entrare lo Stato nell’ambito di un salvataggio pubblico.
LA PROPOSTA DI RISARCIMENTO
Complice l’azionista comune, ossia il fondo Atlante guidato da Alessandro Penati, la Popolare di Vicenza e Veneto Banca stanno ora studiando una complessa fusione. A gestire l’operazione sarà soprattutto Fabrizio Viola, ex ad di Mps e ora alla guida di Bpvi. In attesa che la fusione vada in porto, i due gruppi hanno appena deciso di ristorare in qualche modo i vecchi azionisti che sono stati azzerati con gli aumenti di capitale e l’ingresso di Atlante.
L’OFFERTA DELLA POPOLARE DI VICENZA…
Nel dettaglio, la Banca Popolare di Vicenza ha deciso di offrire 9 euro ad azione in cambio della rinuncia ai contenziosi con la banca. L’offerta di transazione, si legge in una nota, “è rivolta a 94 mila azionisti, partirà domani (cioè il 10 gennaio, ndr) e si chiuderà il 22 marzo (ma può essere estesa al 30 giugno). La Popolare di Vicenza subordina la validità dell’offerta all’adesione di almeno l’80% delle azioni interessate, cioè quelle acquistate negli ultimi dieci anni”. Il prezzo offerto rappresenta il 14,4% del prezzo massimo raggiunto dall’azione (62,5 euro). Di più: a chi aderirà all’offerta di transazione “saranno riservate esclusive condizioni commerciali che consentiranno di beneficiare di rendimenti maggiorati” sui depositi vincolati e “di agevolazioni consistenti su alcuni prodotti e servizi bancari”, come il mutuo e il conto corrente.
…E QUELLA DI VENETO BANCA
Veneto Banca, invece, non ha offerto un prezzo fisso come Bpvi bensì una percentuale di rimborso, pari al 15% del valore dell’azione al momento dell’acquisto. Anche in questo caso, come in quello di Bpvi, l’offerta è rivolta a coloro che hanno acquistato i titoli nell’ultimo decennio. E anche qui, in caso di adesione, si chiede la rinuncia a qualsiasi contenzioso. Poiché tra l’1 gennaio 2007 e il 31 dicembre 2016 il valore delle azioni di Veneto Banca ha oscillato tra i 30 e i 40,25 euro ad azione, il rimborso del 15% per chi è stato azzerato è compreso tra i 4,5 e i 6 euro ad azione, da cui vanno detratti – come nel caso della Popolare di Vicenza – i dividendi nel frattempo incassati e al netto delle vendite di azioni.
CHE FARE?
Come spiega Alessandro Graziani sul Sole 24 ore, “ora i clienti-soci hanno due alternative. O fare causa alle due banche per ottenere i rimborsi del 100% del valore originario delle azioni, con i tempi della giustizia civile e sempre ammesso che i due istituti nel frattempo non siano falliti, o accettare la transazione proposta dal nuovo vertice delle due banche e dal fondo Atlante. Difficile dire oggi come andrà a finire. Le valutazioni ragionevoli dell’opportunità finanziaria attuale e futura della transazione troveranno un legittimo e comprensibile bilanciamento mentale nella rabbia di chi deciderà di far causa per riavere il 100%, pur sapendo di di poter recuperare zero in caso di default avvenuto nel frattempo”.
IL DILEMMA
Poiché il rimborso viene proposto indistintamente a tutti gli azionisti, Graziani si pone anche un interrogativo: “Possibile che su 200.000 soci, oltre 170.000 fossero all’oscuro dei rischi che avrebbe comportato un investimento azionario? Nel ricco Nordest nessuno si era accorto che, anche a crisi finanziaria iniziata, le due banche continuavano a concedere dividendi mentre i maggiori gruppi bancari quotati già arrancavano e chiudevano i bilanci in perdita?”. In altri termini, è altamente probabile che le offerte siano rivolte anche a chi, consapevolmente, ha investito in uno strumento rischioso, senza alcun bisogno, quindi, di essere risarcito per il danno subito a causa del crollo dell’azione. Una cosa analoga c’è il rischio che possa accadere con l’imminente scambio di azioni Mps in obbligazioni tradizionali espressamente rivolto, a mo’ di risarcimento per il burden sharing (la conversione forzosa delle obbligazioni subordinate in azioni), a chi aveva acquistato bond emessi nel 2008: tra questi, c’è senza dubbio chi lo ha fatto soltanto per profitto.
LE POLEMICHE
Non sono nemmeno mancate le polemiche. C’è chi ha fatto notare che per le due banche venete, i cui titoli oggi valgono 0,1 euro, sono stati offerti ingiustamente prezzi di rimborso diversi, vale a dire inferiori per l’istituto di Montebelluna. E’ anche vero, tuttavia, che i massimi oltre 60 euro raggiunti dai titoli di Bpvi sono più elevati di quelli di Veneto Banca. Contrarie ai rimborsi, in generale, anche le associazioni dei consumatori, che ritengono i risarcimenti troppo esigui. Nei giorni scorsi, il Movimento Consumatori, che assiste quasi mille soci che hanno perso i risparmi investiti nelle due popolari, aveva domandato “rimborsi integrali a favore di tutti gli azionisti ai quali sono state inconsapevolmente vendute le azioni delle due popolari”.