Scoppia il caso Eurofighter-Austria. Il ministero della Difesa (Fmds), insieme con l’Ufficio del Pubblico ministero di Vienna, ha presentato denuncia per sospetto di frode nei confronti di Airbus Defence and Space e del consorzio Eurofighter, impegnato nella produzione del caccia multiruolo con la partecipazione, insieme ad Airbus, dell’inglese BAE Systems e dell’italiana Leonardo. Vienna chiede un risarcimento tra un minimo di 183 milioni di euro fino a un massimo di oltre 1 miliardo. Le accuse austriache riguardano il contratto di vendita siglato nel 2003 per un valore di 2 miliardi di euro e 18 velivoli EFA, numero poi ridotto a 15 (per 1,7 miliardi) con la modifica del 2007. Secondo le autorità austriache, le due società avrebbero consapevolmente ingannato la controparte sul reale prezzo di acquisto, sulla capacità di consegna degli aerei e sul loro equipaggiamento.
L’ACCUSA DEL MINISTRO
La denuncia, spiegata in conferenza stampa dal ministro Hans Peter Doskozil (nella foto), si basa sulle indagini condotte dalla Task Force Eurofighter, costituita nel 2012 e guidata dal general maggiore Hans Hamberger. “Il rapporto che ho ricevuto afferma chiaramente che senza le azioni fraudolente e ingannevoli di Airbus Defence and Space e di Eurofighter GmbH, la Repubblica d’Austria non avrebbe scelto l’Eurofighter nel 2003″, ha chiarito il ministro. “Non ci sarebbe stato l’accordo nemmeno sull’intesa del 2007”. Doskozil ha definito “mio dovere segnalare questioni penali che vengano alla mia attenzione e chiedere un risarcimento per i danni inflitti ai contribuenti austriaci; e questo è quello che abbiamo fatto oggi”.
IL RISARCIMENTO
I danni valutati dalle autorità potrebbero arrivare fino a 1,1 miliardi di euro, pari “al prezzo di acquisto pagato per 15 Eurofighter sommato alla differenza tra i costi operativo dell’Eurofighter sostenuti fino a oggi e i costi operativi ipotetici di un aereo alternativo, meno il valore corrente dei 15 Eurofighter austriaci”, ha detto il ministero di Vienna. “Essi sicuramente ammontano ad almeno 183,4 milioni di euro”, prosegue la nota. “In aggiunta, ci sono i danni relativi ai costi di gestione addizionali del più costoso Eurofighter, che non possono ancora essere quantificati”. La frode consisterebbe nel fatto che “le due società Airbus accusate non hanno mai informato la Repubblica d’Austria che il prezzo di acquisto di 1,959 miliardi di euro includesse quasi il 10% (esattamente 183,4 milioni di euro) di costi per le operazioni di compensazione. Questo, nonostante il fatto che la Repubblica d’Austria avesse chiaramente richiesto, nei primi documenti di gara del 2001, che i costi per la realizzazione delle operazioni di compensazione fossero indicati separatamente”. Secondo gli inquirenti, “i 183,4 milioni di euro che sono stati fraudolentemente inclusi nel prezzo di acquisto, sono stati utilizzati per coprire i costi non solo legali, ma anche illegali per le operazioni di compensazione”.
LA RISPOSTA DI AIRBUS
Mentre dal consorzio Eurofighter non sono pervenute reazioni, la risposta di Airbus non si è fatta attendere. Nella stessa serata di ieri, la società che rappresenta la componente tedesca e spagnola del consorzio per l’EFA, si è detta “sorpresa dalla conferenza stampa di oggi da parte del Ministro”. Dato che “il Ministero federale austriaco della Difesa non ha discusso la questione con Airbus prima dell’annuncio, la società ha appreso oggi le accuse attraverso i media e mancano informazioni sostanziali. Non riusciamo a vedere alcun fondamento in particolare per le accuse di malafede e di frode”. Il costruttore prosegue “la propria politica di sostegno attivo alle autorità nelle indagini relativa a sospetti concreti”, ha dichiarato il Gruppo di Tolosa.
LE ALTERNATIVE
Nel frattempo però, il ministro della Difesa ammette di guardarsi intorno in cerca di nuove soluzioni. “I costi di esercizio della prima tranche di Eurofighter sono molto elevati; quest’anno, il costo di gestione per l’Eurofighter sarà di circa 80 milioni di euro. Inoltre, abbiamo anche bisogno di sostituire il nostro Saab 105 OE (ndr, addestratore) entro il 2020. Abbiamo bisogno di trovare nuove soluzioni. Per questo motivo, ho istituito una commissione speciale nel Ministero della difesa, sotto la guida del comandante dell’Aeronautica Karl Gruber“. La commissione, ha spiegato Doskozil, “avrà fino alla fine di giugno 2017 per esaminare tutte le opzioni a nostra disposizione al fine di garantire la salvaguardia efficace e continuativa continuato del nostro spazio aereo ai livelli odierni ma in modo più conveniente”.