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Ecco cosa sta succedendo davvero in Carige

Il titolo Banca Carige è molto volatile in borsa. Dopo un minimo in avvio a quota 0,3148 euro, l’azione ha cambiato marcia, ha raggiunto un massimo a 0,3343 euro e ha chiuso in calo del 3,7% a 0,316 euro. L’istituto ha chiuso l’esercizio 2016 con un risultato netto negativo per quasi 300 milioni di euro (297,3 milioni), in peggioramento rispetto al rosso di 127,6 milioni del 2015, dopo aver contabilizzato rettifiche di valore su crediti per 467,9 milioni di euro. Il margine operativo lordo, espressione del risultato della gestione operativa del gruppo, è invece aumentato del 9,9% nell’anno a 124,3 milioni di euro.

Più nel dettaglio, il margine di interesse è sceso del 9,5% a 299,4 milioni e le commissioni nette dell’8,6% a 241,1 milioni. Infine, il portafoglio crediti deteriorati ha registrato un incremento di 510 milioni circa a 7,3 miliardi al lordo dei fondi svalutativi. È comunque in fase avanzata, ha fatto sapere la banca, la strutturazione dell’operazione di cartolarizzazione di un primo portafoglio di sofferenze e la predisposizione dell’aggiornamento del piano strategico con l’approvazione prevista il prossimo 28 febbraio, come richiesto dalla Bce.

Il calendario per la riduzione dei non performing loans della banca prevede un cda il 21 e uno il 28 febbraio. “Quello che è emerso dai risultati preliminari”, osservano gli analisti di Mediobanca Securities, “è stato un aumento della non performing exposures dell’istituto, soprattutto nell’ultimo trimestre del 2016”. Gli esperti della banca d’affari pensano, quindi, che il 21 febbraio Banca Carige approvi la cessione della prima tranche di Npl, un ammontare che dovrebbe essere di circa 1 miliardi di euro e dovrebbe essere venduto al 70% di sconto sul book value lordo.

Mentre il 28 febbraio il cda si pronuncerà sul piano operativo per i non performing loans e sull’aggiornamento del piano industriale che saranno poi inviati alla Bce, il cui parere resta vincolante. Banca Carige non ha mai scartato l’ipotesi di un aumento di capitale, ma l’ha sempre considerata come l’ultima opzione. Tuttavia, secondo alcune fonti, un aumento di capitale è molto probabile. L’operazione verrebbe fatta senza chiedere l’intervento dello Stato, mentre Generali potrebbe convertire in equity 80 milioni di euro di bond subordinati che ha in portafoglio.

“La Bce nel mese di ottobre ha chiesto a Banca Carige di ridurre lo stock sofferenze e di aumentare la copertura per tutte le categorie. Questi obiettivi sono molto più esigenti di quelli che la banca ha incluso nel suo piano attuale e, pertanto, presenterà un nuovo piano nelle prossime settimane”, sottolineano gli analisti di Ubs, facendo presente che Carige al momento è solo di 5bps sopra il target Srep, quindi “c’è uno spazio molto limitato per una manovra aggiuntiva. Non è chiaro se alla banca sarà consentito un Cet1 ratio sotto la guidance, se questa possa essere rivista dopo la cessione dei non performing loans o se Carige dovrà raccogliere ulteriore capitale, un rischio significativo che abbiamo messo in evidenza già quando abbiamo iniziato a coprire l’azione”.

Complessivamente, commentano anche gli analisti d Icbpi, i risultati 2016 di Banca Carige “sono in linea con le nostre stime, soprattutto a livello di costi operativi e rettifiche su crediti. I ricavi sono leggermente inferiori alle nostre attese, in particolare le componenti core. Più alti delle attese, invece, gli accantonamenti per rischi e oneri, legati in buona parte ai contenziosi con Amissima Assicurazioni”.

Il Cet1 ratio phased-in all’11,3% è risultato sotto le attese di Banca Akros all’11,5%, ma si è ridotto come previsto da Icbpi “dopo il riassorbimento di fattori transitional che avevano inciso sul suo calo nei primi trimestri. Le nostre stime sui prossimi tre anni e la valutazione sono in corso di revisione”, concludono gli analisti di Icbpi che sull’azione mantengono il rating neutral e il target price a 0,31 euro. Lo stesso giudizio di Banca Akros che ha un prezzo obiettivo a 0,30 euro, di Ubs (target price a 0,30 euro), di Mediobanca (target price a 0,31 euro) e di Equita (hold e target price a 0,30 euro).

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, il quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)



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