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La Civiltà cattolica, la politica e Papa Francesco. L’analisi di padre Occhetta

democrazia

Pubblichiamo la parte conclusiva del saggio di padre Francesco Occhetta contenuto nell’ultimo numero di La Civiltà Cattolica che celebra i 4mila numeri della rivista dei gesuiti. Il saggio di Occhetta s’intitola “I Gesuiti de La Civiltà Cattolica e la politica italiana nel Dopoguerra”

(…) Arriviamo così ai nostri giorni, in cui la rivista affronta la politica non tanto dal punto di vista degli schieramenti, ma analizzando i temi delle riforme politiche, sociali e istituzionali e orientando le soluzioni all’antropologia cristiana. La priorità per il mondo cattolico oggi non può che essere la cura della democrazia in tutte le sue forme, una cura da nutrire con i princìpi costituzionali.

Per questo La Civiltà Cattolica accompagna oggi la minoranza feconda dei cattolici e degli uomini di buona volontà che si interessano di politica per difendere il lato umano delle scelte politiche e per progettare un nuovo patto educativo e sociale tra le generazioni. Tutto ciò per dare corpo a una delle sfide del pontificato di Francesco: quella di “avviare processi più che occupare spazi”.

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Ecco cosa si legge sul sito della Civiltà Cattolica nel festeggiare i 4mila fascicoli della rivista:

Contemplando la raccolta completa de La Civiltà Cattolica, ci rendiamo conto, come scrissero i nostri predecessori nel 1933, in occasione del numero 2.000, che «non sono “morte carte” per noi; è tutta una vita raccolta» in questi 4.000 quaderni. È una storia umile «di lavori continuati e di frutti», «di sforzi, d’industrie e di studi ininterrotti ed intensi», «di lotte sostenute, di danni sofferti, di contraddizioni incontrate, di amarezze patite». Se Leone XIII ci definiva un «gruppo di uomini eruditi», i nostri predecessori si definivano semplicemente «lavoratori».

È una storia pienamente umana la nostra, dunque. La storia di uomini «uniti in comunanza di vita e di studi» — come confermò papa Leone XIII —, che lavorano «consultandosi tra loro». Ma, accanto alla consapevolezza della «missione sacra», i gesuiti esprimevano nel 1933 anche la certezza che questo compito «non può dare frutti se non è sostenuto e incoraggiato dai lettori, associati ed amici, i quali non solo lo ascoltino e lo seguano, ma lo diffondano largamente intorno». La simpatia e il sostegno dei lettori sono condizione essenziale per la vita de La Civiltà Cattolica.

E la nostra rivista oggi si apre alla comunità dei lettori con lo stesso spirito che nel 1851 veniva così formulato: «Tra chi scrive e chi legge corre una comunicazione di pensieri e di affetti che tiene molto dell’amicizia, spesso giunge ad essere quasi una segreta intimità: soprattutto quando la lealtà da una parte e la fiducia dall’altra vengono a raffermarla».



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