Nella recente intervista a MF-Milano Finanza rilasciata dall’amministratore delegato di Atm, Bruno Rota (nella foto), il manager parlando dell’espansione all’estero della società che gestisce il trasporto milanese ha risposto: “Prima di tutto bisognerà capire se Atm avrà ancora la gestione del trasporto milanese e a che condizioni. Poi potremo tornare a guardare all’estero”. Il tema della gestione del trasporto pubblico locale sta diventando sempre più importante per gli operatori, a maggior ragione da quando l’amministratore delegato di FS, Renato Mazzoncini, ha presentato un nuovo piano strategico all’interno del quale proprio la crescita nel tpl avrà un ruolo importante.
In questo senso il Comune di Milano dovrà prendere delle decisioni. Atm è oggi una società che, numeri alla mano, è stata in grado di portare efficienza e risultati garantendo investimenti in crescita, ma una gara potrebbe rimettere tutto in discussione, anche perché è chiaro che non solo Fs, ma anche altri soggetti come Arriva Italia (che già gestisce i trasporti messi in gara da enti locali italiani) potrebbero essere interessati. Poco più di un mese fa, però, esattamente il 29 dicembre, la Regione Lombardia ha varato una legge che all’articolo 5 prevede che “le agenzie per il trasporto pubblico locale […], ovvero gli enti locali competenti, estendono la durata dei vigenti contratti di servizio […] qualora i relativi soggetti gestori o i loro azionisti deliberino, entro il 30 giugno 2017, operazioni di natura straordinaria di integrazione societaria del soggetto gestore nell’ambito di società quotate nei mercati regolamentati […] da perfezionarsi entro il 31 dicembre 2017”. Coma mai la Regione ha inserito una clausola di questo tipo, peraltro indicando tempi così stringenti? Leggendo verrebbe da pensare che entro il 30 giugno 2017 possa essere varata (o perlomeno ipotizzata) una qualche «operazione straordinaria» che poi consenta di “estendere la durata dei vigenti contratti” (non è specificato per quanto), come ad esempio quello di Atm, qualora fosse coinvolta, eliminando il rischio di gare e di affidamento ad altri operatori (FS inclusa).
Inevitabile che la legge e il relativo articolo abbiano spinto a rispolverare un vecchio dossier milanese, sul quale sono stati scritti negli anni fiumi di inchiostro, e cioè la fusione tra Ferrovie Nord Milano (Fnm) e appunto Atm. Si potrebbe dire nihil sub sole novi, ma è chiaro che la nuova legge del 29 dicembre (40 giorni fa) offra uno spunto perfetto per ripensare al progetto. Anzi, c’è chi arriva a dire che tra le ipotesi circolate ce ne siano alcune che ipotizzano una maxi aggregazione anche con il trasporto pubblico di Brescia e/o Bergamo. Operazione che, quantomeno valutata in assenza di conferme o di ulteriori dettagli, sembra più fantafinanza o fantapolitica.
Già l’integrazione tra Fnm (società quotata di cui Regione Lombardia possiede il 57%) e Atm, quella sì più volta passata sui tavoli di azionisti e vertici, non è mai riuscita a vedere la luce per mancanza di accordi su progetti ma soprattutto sulle valutazioni delle rispettive aziende. Ipotizzare un’aggregazione anche più ampia sembra impossibile, tanto più che tutti gli operatori del trasporto pubblico sanno che non sempre vale la regola (che invece vale per altri business) tale per cui “un gruppo più grande è sicuramente più redditizio”.
Ma al di là dei possibili scenari, che rimarranno tutti tali fino a che (come spiegato anche da Rota) non si capiranno quali sono le volontà e la strategia non solo della Regione ma anche del Comune di Milano (azionista unico di Atm) resta un punto legato alla liberalizzazione del mercato, che si tratti di gomma o di rotaia.
(Articolo pubblicato su Mf/Milano finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)