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Cosa succederà nella Regione Toscana con Enrico Rossi fuori dal Pd

Enrico Rossi, Pd

Dopo lo strappo “al centro” di Renzi e l’annuncio della scissione da parte di due ex-candidati alternativi all’attuale segreteria: Enrico Rossi e Roberto Speranza (Emiliano, come noto, ha preferito, per così dire, “l’accampamento”), preoccupanti nubi romane potrebbero addensarsi sulla città di Dante, feudo dell’ex Sindaco, costringendo la Toscana a un nuovo ritorno anticipato alle urne ad appena un anno e mezzo dall’insediamento della seconda giunta Rossi. I tempi ci sono, eccome: sfiducia e voto in autunno vista l’energica smentita del Nazareno su possibili elezioni a giugno.

Del resto il monocolore Pd che oggi guida il Granducato è a trazione renziana e molti dei gangli vitali delle istituzioni regionali sono appannaggio della componete maggioritaria dello stesso Pd. Ma, come si dice, non tutto è oro quello che luccica e le insidie non sarebbero di poco conto.

Innanzitutto il destino politico di Rossi. Se l’attuale governatore dovesse essere disarcionato prima dei due anni e mezzo dall’insediamento del secondo mandato (che scadrebbero nel gennaio 2018),  potrebbe – a termini di legge – ricandidarsi rendendo assai complicato il percorso di qualsiasi candidato renziano. In Toscana Rossi ha, incontestabilmente, molto consenso e un’ascendenza forte su molte amministrazioni locali.

Un secondo ostacolo potrebbe rivelarsi proprio lo stesso congresso Pd che molti dipingono come una cavalcata trionfale per Renzi. Se, infatti, per la carica di segretario verrà confermata – come sembra – la discesa in campo di uno dei ministri più apprezzati del dicastero Renzi e dell’attuale esecutivo Gentiloni come il ministro Andrea Orlando (area Franceschini – Giovani Turchi plenipotenziaria della segreteria Renzi), molti ed acuminati ostacoli potrebbero essere posti sulla strada della riconferma dell’ex sindaco. Affrontare elezioni regionali dopo una vittoria risicata per la leadership nel partito o, peggio ancora, dopo una sconfitta (diretta o mediata da una resa dei conti in direzione qualora nessuno dei concorrenti alle primarie dovesse superare il 50% dei consensi), porrebbe a rischio la conquista di palazzo Strozzi Sacrati da parte di un esponente del cosiddetto “giglio magico”.

Terzo incomodo (che si potrebbe sommarsi ai precedenti senza escluderli) potrebbe essere costituito dal rafforzamento, anche in Toscana, del fronte antisistema, e di un’eventuale, quanto inedita, saldatura delle forze politiche populiste. Le elezioni anticipate provocate da una “crisi” di palazzo a fronte di preoccupanti realtà territoriali, potrebbero accendere le micce della protesta e dare la stura a un laboratorio politico nuovo – da riproporre eventualmente anche in salsa nazionale – con l’unione di Cinque Stelle, Lega e destra più o meno storica. Una coalizione che, fra l’altro, potrebbe fungere da richiamo anche per le varie anime di destra che oggi, dopo l’esperienza del Pdl, albergano – con una certa insofferenza – in Forza Italia. In questo scenario, con una sinistra a pezzi, la Toscana potrebbe puntare sul Nogarin del momento.

In politica le difficoltà si manifestano spesso nell’imminenza delle scadenze elettorali, e sovente assai in là coi tempi per porvi rimedio. Avere presente lo scenario è un atto di umiltà normalmente molto utile.


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