La certezza è una: oggi viviamo in un periodo storico in cui il progetto denominato Europa sembra destinato a fallire. Lentamente, certo, ma inesorabilmente. C’è un libro, però, “Difendere l’Europa” pubblicato dalla Vitale & Co. e scritto dai professori Lorenzo Pecchi e Gustavo Piga e dal colonnello Andrea Truppo, che si distacca totalmente dalla corrente antieuropeista e, anzi, offre un nuovo punto di vista che vuole proporsi come un punto di partenza su cui ricostruire e rilanciare la “nostra” Unione Europea. Come? Partendo dalla nostra difesa. Ovvero, creando un esercito europeo.
Per gli autori del volume, presentato a Milano alla Società del Giardino, questo è il momento giusto. La vittoria di Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America, la sua “incoronazione” a uomo più potente del mondo, l’uscita della Gran Bretagna dall’Ue e i nuovi attacchi – interni ed esterni – che l’Europa si è trovata ad affrontare in solitaria offrono lo spunto per ripartire e riprendere in mano quell’idea di forza armata nata nel 1950 e affossata, nel 1954, dalla Francia contraria a uno “Stato unico armato”.
“Una difesa senza Stato non ha senso ma nemmeno uno Stato senza difesa” scrive Lucio Caracciolo nella sua introduzione al volume ed è da qui che si snoda una lunga riflessione su come oggi stia emergendo in modo prepotente la necessità di creare un’unione militare all’interno dell’Europa. “Unione militare e unione politica” ha specificato Gustavo Piga, professore ordinario di Economia Politica presso l’Università degli Studi Tor Vergata “oggi sono due elementi inscindibili”. “Oggi stiamo affrontano nuove minacce, più diffuse, più variegate, diverse da quelle affrontate durante la Guerra Fredda” ha continuato Piga che ha spiegato come, i cittadini europei, fin dall’introduzione della moneta unica, si sono sempre detti “favorevoli all’introduzione di politiche di difesa unitarie”.
“Però c’è qualcosa di nuovo” ha continuato Piga “fino a qualche tempo fa la sicurezza era garantita dalla Nato che compirà a breve 70 anni, nata per tenere i russi fuori, gli americani dentro e la Germania sotto”. Eppure, oggi, qualcosa sta cambiando. A livello geopolitico, e non solo. Anche perché siamo di fronte a una militarizzazione delle potenze emergenti costante e continua. Se ingatti gli Stati Uniti continuano a detenere la leadership nel campo della difesa, la Cina negli ultimi cinque anni ha accresciuto la sua spesa nella sicurezza dell’85%, portando la sua spesa totale intorno ai 215 miliardi di dollari all’anno. E mentre gli Usa investono la bellezza di 596 miliardi di dollari ogni anno nella difesa, oggi l’Ue ne spende solo 221 miliardi. Molto meno della metà.
Ad aprire la strada alla creazione di un esercito europeo sono state senza dubbio la scissione britannica e, soprattutto, l’arrivo di Trump alla Casa Bianca. “Questa strada, però, oggi va percorsa”.
Oltre agli autori del libro e a Guido Vitale, editore del progetto e consigliere d’amministrazione del Fai, sono intervenuti durante la serata di presentazione alcune personalità importanti della cultura e della politica, da Sergio Romano, ambasciatore ed editorialista del Corriere della Sera a Cesare Romiti (presidente della Fondazione Italia Cina) fino a Mario Monti, ex premier e oggi senatore a vita. Proprio Mario Monti si è soffermato sul fatto che “il termine Unione oggi sia troppo ambizioso e rendibile al plurale” e per questo sia giunto il momento di tornare a parlare di “comunità europea”. “Dobbiamo chiederci se questo è il momento giusto, però, per creare una comunità europea di difesa” ha continuato Monti “non è stata fatta nel millenovecentocinquanta e siccome non dobbiamo credo augurarci di vivere presto una nuova esperienza che non sia di simulazione di un nuovo conflitto, bisogna chiedersi da dove vengano e se ci siano davvero le energie per un progetto ambizioso come può essere quello di una difesa unica europea”.
“Senza dubbio, oggi, siamo un’unione debole” ha commentato Cesare Romiti “ma ora dobbiamo mettere di fronte ai popoli europei un fatto semplice: l’Europa rischia di essere schiacciata e dobbiamo essere consci di queste conseguenze, soprattutto ora che Trump si è insediato alla presidenza degli Stati Uniti”. “Non dobbiamo andare a cercare i nostri nemici – ha continuato il presidente della Fondazione Italia Cina – quelli già li conosciamo e dobbiamo evitare di dividerci su questo”.
A focalizzarsi sul rapporto Italia-Gran Bretagna è invece Sergio Romano che ricorda come “la Gran Bretagna è giusto che vada per la sua strada e noi si vada per la nostra”. “Quando e se faremo la nostra comunità militare offriremo alla Gran Bretagna un qualche cosa che appartiene alla sua storia” ha continuato Romano “un’intesa cordiale”. Inutile, secondo l’ambasciatore Romano, “farsi azzoppare dalla paura che l’Europa venga abbandonata dagli Stati Uniti perché quell’accordo arriva da settant’anni di pace capitati per caso”.
Il volume edito dalla Vitale & Co. offre non solo proposte, ma anche progetti concreti e un modello che, seguito, aiuterebbe i Paesi europei ad armarsi in modo comunitario. L’ingrediente principale del successo è quello di integrare le capacità produttive, le conoscenze tecnologiche, il personale e fissarli su una lingua comune nello studio di progetti di difesa comuni.
Un progetto ambizioso? Senza dubbio. Ma che, come sottolineano gli autori, “renderebbe l’Europa nuovamente protagonista credibile sulla scena globale”.