La splendida pubblicazione di Rizzoli “ Gli occhi della Gioconda. Il genio di Leonardo raccontato da Monna Lisa “ di Alberto Angela con il consueto e impareggiabile stile della semplicità discorsiva consegna alla “ testimone oculare” per eccellenza la possibilità di raccontare Leonardo. Proprio Monna Lisa che lo guardava di rimando, seduta in una posa immemore e mentre Leonardo la disegnava ha la straordinaria facoltà di narrarci quel gran genio del suo autore.
E’ un libro ricco di immagini e le immagini non sono che l’illustrazione attenta ed in primissimo piano di quei dettagli che le pagine descrivono a parole, attraverso aneddoti storici, resoconti antichi e quegli inserti dal titolo “ Alberto Angela racconta” che spiegano ulteriormente ed approfondiscono il discorso inesauribile dell’arte umanistica e rinascimentale in genere e di quella , particolarmente geniale, di Leonardo Da Vinci. E’ un libro che senza abbandonare la descrizione scientifica e particolare degli elementi artistici delle opere indirizza, la sua attenta e interessante analisi, a tutti i lettori. Un’opera divulgativa che non dovrebbe mancare nelle biblioteche scolastiche, liceali e di quartiere per non dimenticare il piacere del libro, un libro che parla di Arte, una “porta” sullo specchio della conoscenza.
Gli occhi della Gioconda sono essi stessi una “porta” aperta su un’epoca, quella rinascimentale che sarà una porta verso il Nuovo Mondo, verso una modernità che segnerà la storia fino a noi. Tutto nel dipinto de La Gioconda rimanda ad una narrazione senza fine, una descrizione che si può paragonare ad un trattato di pittura, al dipinto fisico e ad uno più profondo ed enigmatico che ritrae la psiche di una persona presente e lontanissima nello stesso tempo. Una sorta di realismo fantastico si cela nello sguardo carismatico di occhi ritratti nudi, senza ciglia e senza sopracciglia, dove solo l’orientamento dello sguardo indugia nel “parlare”. Un silenzio emozionante è racchiuso nella posa delle mani e delle braccia raccolte che prendono in sé tutto lo spazio tra il soggetto ritratto e l’osservatore .
Lo sguardo è ancora una volta una “porta” da attraversare per guardare oltre, oltre la figura stagliata in primo piano, oltre la carnagione del collo senza gioielli , oltre il sorriso calmissimo ma non tacito, fermo e vivo. Tutto è fermo e mosso allo stesso tempo: gli occhi, le labbra, le mani.
La Gioconda racconta Leonardo attraverso la sua posa, attraverso gli abiti, i capelli appena ondulati, ancora lo sguardo e invita a guardare il paesaggio dietro di lei, un paesaggio primordiale disegnato dalle brume dell’aria, dalle anse del fiume, dallo specchio d’acqua del lago, dal sentiero sinuoso e da un ponte . Quasi una rarefatta immagine reale o una fantastica rappresentazione dello spazio.
Alberto Angela compie un excursus sulle prime rappresentazioni del paesaggio dalla pittura del primo Medioevo, quando questo elemento dello sfondo era ancora legato a motivi decorativi e simbolici, fino a Giotto e Simone Martini dove si fa rappresentazione dello spazio fisico naturale, e fino alla mirabile descrizione del paesaggio nell’affresco del Palazzo Pubblico di Siena nell’Allegoria del buono e del cattivo governo. Il Trecento e successivamente il Quattrocento daranno con la pittura fiamminga, ed in Toscana, con Masaccio e Piero della Francesca una nuova visione dello spazio naturale ed architettonico con l’introduzione della prospettiva geometrica. Leonardo andrà ancora oltre, e sarà l’inventore geniale della prospettiva aerea che fa perdere i contorni a quegli elementi del dipinto che sono più lontani dall’osservatore e più vicini alla linea dell’orizzonte. Lo sfumato presente nella pittura de La Gioconda è l’elemento pregnante della nuova concezione prospettica in pittura. Alcuni studiosi sono convinti che per quanto riguarda il paesaggio de La Gioconda si tratti della campagna nei pressi di Arezzo, dove sono presenti i calanchi della Valdichiana che raccoglie le acque dei fiumi.
Leonardo con il suo genio eclettico è un attento osservatore del “paysage” , lo studia anche attraverso l’architettura e l’urbanistica in una maniera che si fa più funzionale e pratica e progetta una città utopistica su due livelli, uno superiore per i “gentili” , uno inferiore per i cittadini più poveri e per la manovalanza urbana. Il grande inventore suggerisce agli uomini più facoltosi ed in vista della sua epoca di restaurare le vecchie dimore e di costruirne delle nuove per abbellire le città del Cinquecento che si modificano a cominciare dalla pianta urbana.
Anche questo aspetto non è tralasciato nel racconto di Alberto Angela, un carattere forse “opportunista” del grande genio che usa la sua immensa intelligenza anche in modo contraddittorio architettando il “volo”, la robotica , compiendo studi di anatomia umana ma anche modelli di distruzione e macchine da guerra.
Un libro che ci consegna un appassionante itinerario di viaggio nella Firenze dei Medici, la Ferrara degli Este, l’Urbino dei Montefeltro, la Milano degli Sforza e che attraversa i secoli con la velocità di una bella sintesi raccontata attraverso le opere ma anche gli aneddoti meno conosciuti.
Per Leonardo il disegno è innanzi tutto Conoscenza questa era una sua esigenza innata, ma anche una volontà che si era connaturata nella bottega del Verrocchio e con l’incontro e l’influenza di artisti quali Sandro Botticelli e il Perugino per annoverarne soltanto due. La grande capacità inventiva e creatrice del suo genio lo portò allo studio dell’anatomia umana attraverso la dissezione di organi operata su cadaveri. Lo studio dell’anatomia non consisteva solo nell’osservazione diretta ma nel disegno tridimensionale dei vari organi ed elementi anatomici , disegno che veniva eseguito in sezione, ruotando l’oggetto e in trasparenza come se gli elementi fossero scolpiti sul foglio. Questo studio analitico era il fondamento della sua rappresentazione grafica che ancora una volta era il disegno non fermo.
Le mani sono un racconto nel racconto . Leonardo esegue il disegno della gestualità della mano nello spazio; ecco la sua genialità che si può osservare ne L’Ultima cena dove ogni “persona” muove le mani con una gestualità eloquente.
Leonardo suggeriva ai suoi allievi di osservare la gestualità della comunicazione tra sordomuti per carpire la dinamica del movimento la quale possedeva una vera e propria sintassi ‘fraseologica’. Le mani, egli sosteneva, dovevano far trapelare “l’intenzione dell’anima umana”.
Questo ed altro ancora nelle ricche descrizioni del libro che comprendono altre opere di Leonardo, aneddoti della sua vita tratti dai racconti del Vasari ma anche da testimoni diretti , come Matteo Bandello che descrive la sua peculiare “lentezza” nell’esecuzione delle opere, e del suo lavoro minuzioso e attentissimo che poteva continuare per giorni . Ma il libro di Angela accenna anche alla dimensione umana del genio Leonardo le cui opere ci vengono consegnate dalla storia .
Non possiamo sottrarci alla responsabilità di conoscere l’arte e di proteggerla dall’ignoranza e dalla inciviltà che sono l’altra faccia di una umanità dall’erma bifronte , contraddittoria e “opportunista” .
Arte e Cultura perpetuano lo sguardo della conoscenza in uno specchio di eterna bellezza.