Qualche tempo fa sono andata a una presentazione di un libro e mi sono ritrovata a chiacchierare con un simpatico signore, che mi ha illustrato una sua teoria. Secondo il suo punto di vista il suffragio universale avrebbe fatto il suo tempo e dovrebbe essere superato, cominciando ad accettare l’idea che il diritto al voto richieda una selezione. Ho replicato che mi sembrava una posizione un tantino snob. Mi ha risposto che non si trattava di una questione di snobismo, perché il diritto al voto non sarebbe assicurato sulla base del censo o sull’appartenenza a una classe sociale, ma esclusivamente sulla base della competenza nella materia sulla quale si vota.
Ho deciso di approfondire l’argomento intervistando per PRIMOPIANOSCALAc uno dei principali sostenitori di questa scuola di pensiero. È Jason Brennan, professore alla McDonough School of Business presso l’Università di Georgetown e autore del libro “Against Democracy”, contro la democrazia (Princeton University Press). Ogni due anni l’American National Election Studies realizza un’indagine per verificare le conoscenze di base dei cittadini americani. Sarebbe un eufemismo dire che i risultati sono sconfortanti, perché sono semplicemente spaventosi. Il 50% degli intervistati non sa rispondere a domande elementari come “chi è il presidente degli Stati Uniti?”. Il problema è che queste persone votano.
La soluzione suggerita da Brennan è l’epistocrazia, un sistema politico che conferisce il potere sulla base della conoscenza. Nel sistema epistocratico hanno diritto al voto solo coloro che passano un test di competenze di base. Una teoria affascinante ma di difficilissima applicazione sia dal punto di vista etico che dal punto di vista pratico. Immagino già le polemiche che nascerebbero se solo si pensasse di adottare un sistema del genere.
Tuttavia, nei giorni del referendum costituzionale, ho pensato (ma solo per un momento, giuro!) di diventare epistocratica anche io. Un giornalista televisivo ha rivolto a una signora una semplice domanda: “cosa voterà al referendum costituzionale?”. La risposta è stata “a Renzo, no”.
Considerando che la soluzione epistocratica è decisamente impraticabile, al prossimo referendum non rimane che votare a Lucia.
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