Mentre il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni volava a Londra per incontrare il premier britannico Theresa May, il ministro della Difesa Roberta Pinotti riceveva a Roma l’omologo d’oltremanica Michael Fallon. Il risultato? La definizione di un asse Roma-Londra sui temi di sicurezza e difesa.
DA LONDRA A ROMA
Con l’inevitabile attenzione che i premier Gentiloni e May hanno riservato a tali tematiche, su tutti al dossier Libia, i due incontri sono apparsi infatti svilupparsi con su un unico binario: proseguire e rafforzare la collaborazione tra Italia e Regno Unito, a prescindere dalla Brexit e con un focus particolare sulle minacce che premono l’Europa.
Dal vertice romano tra la Pinotti e Fallon, è emerso chiaro il messaggio: una Londra fuori dall’Ue non è una Londra fuori da difesa europea e Alleanza atlantica. “Abbiamo un’alleanza come la Nato che ci consente di continuare a collaborare sul piano della difesa, ma il nostro rapporto con l’Europa non verrà meno, anzi abbiamo la volontà di implementare i progetti comuni”, ha detto il segretario alla Difesa di Sua Maestà. “La Nato è la pietra angolare della nostra Difesa – ha aggiunto -; il Regno Unito rimane impegnato nella sicurezza europea, collaborando con l’Italia e con gli amici europei per fronteggiare le minacce”.
LIBIA E CRISI MIGRATORIA
Tra queste minacce, la crisi migratoria resta la priorità verso cui indirizzare la collaborazione tra i due Paesi. “Nel guidare le Forze di alta prontezza Nato e nel contrastare le migrazioni illegali nel Mediterraneo, la Gran Bretagna è al fianco dell’Italia”, ha assicurato Fallon. Sarà infatti proprio il Regno Unito a passare all’Italia il comando, il prossimo anno, della Very high readiness joint task force Vjtf, la forza ad altissima prontezza a disposizione dell’Alleanza atlantica. L’impegno nel Mediterraneo si rivolge in particolare alla rotta libica. “Dal ministro britannico sono giunti i ringraziamenti per quanto l’Italia sta facendo nell’ambito dell’operazione Sophia, in particolare riguardo l’addestramento della guardia costiera libica, e l’assicurazione che il Regno Unito continuerà a contribuire alla missione europea”, fa sapere il ministero italiano. “La Royal Navy ha svolto un ruolo chiave nell’addestramento della Guardia Costiera libica e ora stiamo cercando di estendere ulteriormente tale attività con l’Italia e altri partner europei”, ha ricordato il segretario Fallon.
Forse non a caso, l’incontro è avvenuto un giorno dopo la consegna da parte del ministro Pinotti degli attestati di partecipazione agli allievi della Guardia Costiera e della Marina libica che hanno portato a termine il primo ciclo di addestramento a bordo di nave San Giorgio, unità d’assalto anfibio della Marina militare italiana, ormeggiata nel porto di La Valletta a Malta. L’Italia contribuisce alla missione Eunavfor Med Sophia mettendo a disposizione 680 militari, il quartier generale operativo Ue a Roma, l’incrociatore portaeromobili Garibaldi, un sommergibile, due velivoli a pilotaggio remoto, oltre ai supporti sanitari imbarcati e a terra e alle risorse logistiche nelle basi di Augusta, Sigonella e Pantelleria.
VERSO LA MINISTERIALE NATO
I ministri Pinotti e Fallon si incontreranno nuovamente la prossima settimana a Bruxelles, in occasione della riunione dei ministri della Difesa della Nato, convocata per il 15 e 16 febbraio. L’attesa per la ministeriale è alta soprattutto per la partecipazione del nuovo segretario alla Difesa americano James Mattis. Dal capo del Pentagono, anche in controtendenza rispetto alle dichiarazioni più pungenti del presidente Donald Trump, sono sempre arrivate rassicurazioni sull’impegno Usa nella Nato. Sollecitati dai giornalisti su questo tema, sia Pinotti sia Fallon si sono detti fiduciosi. Tra l’altro a fine gennaio, Mattis aveva raggiunto telefonicamente proprio la ministra italiana, riconoscendo il forte impegno italiano in quello per l’Alleanza atlantica è il proprio fianco meridionale, e promettendo supporto.
EQUILIBRIO TRANSATLANTICO
Dalla nuova amministrazione americana, considerando le dichiarazioni di Trump come bilanciate da diversi membri del proprio gabinetto, è sempre arrivato un duplice messaggio per quello che riguarda gli Stati Uniti, la Nato e gli interessi italiani: una maggiore attenzione alle minacce che provengono da sud, soprattutto rispetto al ritiro dalla regione mediorientale progettato da Obama; ma anche la richiesta di una più equa ripartizione degli impegni, con un nemmeno troppo velato riferimento alla carente spesa per la difesa di alcuni Paesi europei, in ogni caso inferiore alla quota del 2% del Pil prevista in ambito transatltantico. “Da quando ho la responsabilità di ministro abbiamo stabilizzato il bilancio e invertito la tendenza”, ha ricordato la Pinotti. “Il punto cruciale però resta quello di spendere meglio”, ha aggiunto. “Dobbiamo ragionare in maniera integrata all’interno dell’Ue, soprattutto riguardo a quelle capacità che possono renderci più forti”. Via libera alla difesa europea dunque, ma senza dimenticare l’alleato britannico.