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Ordine di Malta, ecco perché Papa Francesco con Angelo Becciu silura Raymond Burke

Monsignor Angelo Becciu

Terminata l’azione di avanguardia per sminare il terreno e alleggerire le pressioni contrarie, si va alla carica. E per l’Ordine di Malta si apre una fase costituente. Lo ha deciso Papa Francesco con la nomina di monsignor Angelo Becciu (nella foto) come suo delegato speciale tra i cavalieri per sanare la crisi che li ha travolti nelle ultime otto settimane. Nella sua lettera del 2 e pubblicata il 4 febbraio, Francesco dà mandato al sostituto della Segreteria di Stato di portare ordine. Ma non è detto che a breve non si registreranno altri, clamorosi sussulti.

COSA DICE LA LETTERA DEL PAPA

Nella lettera di nomina, Bergoglio definisce il ruolo del delegato che lavorerà nei tre mesi di preparazione in vista dell’elezione del nuovo Gran maestro, dopo le dimissioni, chieste e ottenute, del britannico Matthew Festing. Becciu collaborerà con fra’ Ludwig Hoffmann von Rumerstein, Luogotenente interinale “per il maggior bene dell’Ordine e la riconciliazione tra tutte le sue componenti, religiose e laicali”. A Becciu la missione di curare “tutto ciò che attiene al rinnovamento spirituale e morale dell’Ordine, specialmente dei membri professi”. In questo periodo Becciu sarà l’esclusivo portavoce papale “in tutto ciò che attiene alle relazioni tra la Sede apostolica e l’Ordine”. Scrivendogli direttamente, il Papa delega all’arcivescovo, “tutti i poteri necessari per decidere le eventuali questioni che dovessero sorgere in ordine all’attuazione del mandato a Lei affidato”. E questo si sapeva già dalla lettera inviata al Luogotenente da Francesco il 27 gennaio. Emerge invece esplicitamente un punto che era sottotraccia: il rinnovo della Costituzione dell’Ordine. Becciu, scrive Francesco, insieme al Luogotenente deciderà “le modalità di uno studio in vista dell’opportuno aggiornamento della Carta Costituzionale dell’Ordine e dello Statuto melitense”.

UN CARDINALE TRA PARENTESI

Primo effetto della nomina del delegato pontificio è la disoccupazione per il cardinale patrono Raymond Burke. Secondo l’attuale Costituzione, spetta al patrono occuparsi “degli interessi spirituali dell’Ordine” e dei rapporti con la Santa Sede. Francesco dispone diversamente. Burke rimane l’inviato papale per l’ordine, ma solo nominalmente. Ha assunto la carica nel 2014, dopo aver lasciato il posto di prefetto del Tribunale della segnatura apostolica. Per almeno tre mesi, il tempo necessario all’elezione del Gran maestro, le sue funzioni di patrono sono di fatto congelate e assunte dal delegato pontificio. L’attuale Costituzione melitense è giovane: promulgata nel 1961, è stata riformata appena venti anni fa, nell’aprile 1997. Perché rimetterci mano oggi? Tutto sembra portare a riflettere sull’attuale assetto dei cavalieri.

PERCHÈ UNA NUOVA CARTA?

L’attuale Costituzione melitense è giovane: promulgata nel 1961, è stata riformata appena venti anni fa, nell’aprile 1997. Perché rimetterci mano oggi? Tutto sembra portare a riflettere sull’attuale assetto dei cavalieri. Con 100 mila volontari, uno staff di 25mila professionisti (soprattutto medici e paramedici), l’Ordine ha circa 13.500 membri effettivi. Solo un’esigua minoranza di loro sono cavalieri professi, cioè religiosi a tutti gli effetti con voti perpetui di castità, povertà e obbedienza. L’attuale Costituzione sancisce che la leadership spetti ai religiosi. Solo un cavaliere professo può essere eletto Gran maestro.

Secondo il vaticanista Edward Pentin, una chiave di lettura della crisi sarebbe proprio da ricercare in uno scontro tra la leadership religiosa e i membri tedeschi laici che starebbero cercando di scalare i vertici. La nuova Carta potrebbe quindi dare più potere ai laici. Ma va detto che anche tra i volontari – come confermano alcuni cavalieri a Formiche – da anni si discute e si auspica una riforma della Costituzione. Non per ragioni di potere, ma pratiche e di servizio. Anche se l’accesso all’Ordine è oggi aperto a tutti, di fatto molto è ancora vincolato al passaggio generazionale tra le più antiche famiglie nobiliari europee. Per garantire il futuro di un Ordine quasi millenario, si argomenta, occorre aprire ulteriormente le porte a chi non vanta titoli e blasoni. Darebbe freschezza. Una ulteriore ragione di auspicio di una modifica dell’ordinamento melitense è soprattutto la semplificazione e un migliore sistema di comunicazione tra le decine di realtà riconducibili all’Ordine, in modo da favorire il carisma dei cavalieri, riassunto nel motto Tuitio Fidei et Obsequium Pauperum, difesa della fede e servizio ai poveri.

L’APLOMB BRITISH DELL’ARCIVESCOVO SARDO

Il delegato scelto da Francesco, l’arcivescovo Becciu, è sostituto della Segreteria di Stato dal 2011. Nominato da Benedetto XVI e confermato da Francesco. Originario di Pattada (Sassari), 68 anni, è laureato in Diritto canonico. Prima di approdare alla Terza Loggia come ministro degli Interni vaticano, ha lavorato in Africa, Europa e Stati Uniti. È stato nunzio a Cuba e in Angola. In quanto sostituto per gli Affari generali, coordina tutti gli uffici della Santa Sede. Riferisce direttamente al segretario di Stato e si incontra regolarmente con il Papa. Non apprezza Donald Trump, le cui politiche – ha detto recentemente – preoccupano. E questo lo differenzia sostanzialmente dal cardinal patrono Burke (es: qui). Il numero due della diplomazia vaticana viene comunque descritto da chi lo conosce come prudente. “Il suo ruolo all’Ordine di Malta si svolgerà con grande attenzione verso tute le parti in causa. Non è certo uno che spacca i cristalli”, confida un alto prelato vaticano a Formiche.

LA SEGRETERIA DI STATO TRA GAFFES E SEGNALI

Come si muoverà Becciu si vedrà nei prossimi mesi. Di fatto i rapporti tra Vaticano e Ordine di Malta in queste settimane sono stati costellati da gaffes continue. Il segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin, scrivendo al Sovrano consiglio il 25 gennaio per annunciare la decisione del Papa di nominare un delegato pontificio, faceva intendere che questi avrebbe esercitato il suo ruolo in sostituzione del Luogotenente. Una lettera piuttosto dura, senza nemmeno un cenno al dimissionario Gran maestro Festing. Ma soprattutto una missiva che aveva interrogato le ambasciate dei Paesi con i quali l’Ordine intrattiene relazioni diplomatiche. Tanto che il Papa, il giorno seguente, ha scritto una nuova lettera, per precisare le sue intenzioni. E che servisse una correzione lo ha ammesso anche il Gran cancelliere Albrecht Freiherr von Boeselager, rispondendo giovedì alla domanda di un giornalista nel corso della conferenza stampa all’Associazione della Stampa estera: “La lettera del cardinale Parolin potrebbe essere stata fraintesa. Per questo il Papa ha scritto un’altra lettera”. “Parolin – giustifica von Boeselager – doveva fare in fretta, doveva partire per l’Africa”. Ma un’altra gaffe è inclusa nella missiva del Papa a Becciu nel quale gli comunica la nomina a delegato. Una lettera probabilmente preparata proprio in Segreteria di Stato, nella quale si legge: “Ella (il Papa si rivolge a Becciu, ndr) affiancherà e sosterrà il Luogotenente nella preparazione del Capitolo straordinario”. Eppure la Costituzione melitense non affida a nessun “capitolo” l’elezione del Gran maestro, bensì al Consiglio Compìto di Stato, composto da una vasta rappresentanza dei cavalieri. La scelta di utilizzare la parola “capitolo” – che è termine tecnico riferito agli ordini religiosi – potrebbe essere un segnale voluto, proprio per privilegiare la natura religiosa dell’Ordine. O un modo per cavarsi d’impiccio per l’azione diretta della Santa Sede nelle faccende interne di un Ordine che, se da una parte vi dipende perché religioso, dall’altra è sovrano nei rapporti con gli Stati.

MANIFESTI CONTRO BERGOGLIO

Nel giorno in cui veniva diffusa la lettera del Papa con la nomina di Becciu, il centro di Roma si è svegliato tappezzato di manifesti contro Bergoglio: “A France’, hai commissariato Congregazioni, rimosso sacerdoti, decapitato l’Ordine di Malta e i Francescani dell’Immacolata, ignorato cardinali… ma ‘ndo sta la tua misericordia?”. Una coincidenza? Di sicuro Becciu ha espresso perplessità chiare sulle prime mosse di Donald Trump sull’immigrazione.

FESTING NON SI ARRENDE

Matthew Festing si è dimesso come Gran Maestro dopo un incontro con il Papa, una mossa che ha segnato la sua capitolazione nella battaglia che lo aveva visto contrapposto al Gran cancelliere, il barone von Boeselager. Festing ne aveva chiesto le dimissioni per un venire meno della fiducia e una storia di distribuzione di profilattici che il tedesco non avrebbe impedito. Non ottenendo le dimissioni, lo ha sospeso. Il barone, anziché appellarsi ai tribunali interni dell’Ordine, si è rivolto al Vaticano, ottenendo il reintegro tra i cavalieri. E mentre lui risaliva in sella, cadeva la testa di Festing. Ma dall’Inghilterra, dove è tornato ad abitare, l’ex Gran maestro promette battaglia. Parlando con The Tablet, ha sottolineato che il contenzioso è tutt’altro che risolto, facendo intendere che sta studiando mosse legali. La saga, dunque, prosegue.


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