Spesso si definisce un’organizzazione o un’azienda innovativa solo perché opera in settori nuovi, o considerati tali dai media. Ma è un errore perché anche in tanti settori ‘tradizionali’ ci sono aziende e organizzazioni che fanno innovazioni di processo, di prodotto o dell’offerta. E dietro a tutte queste innovazioni, ci sono donne e uomini che amano il proprio lavoro.
Persone che hanno fatto loro il proverbio africano “Chi vuole sul serio qualcosa trova una strada, gli altri una scusa” e che sanno che la vera innovazione è quella condivisa in grado di generare benessere per la collettività.
Quest’intervista fa parte della rubrica Innovatori pubblicata su www.robertorace.com. Uno spazio in cui proviamo a raccontare le storie degli Innovatori, a scoprirne modi di pensare, predilezioni e visioni del mondo. Cercando di capire meglio cosa ci riservano presente e futuro.
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Si realizzano sempre le cose in cui credi realmente; e il credere in una cosa la rende possibile.
(Frank Lloyd Wright). Questo uno dei mantra che ha guidato il percorso e la crescita professionale di Mara Cella.
Mara Cella, classe 1977, giornalista, imprenditrice, docente, consulente, organizzatrice di eventi e, non da ultimo, mamma.
Dopo la laurea umanistica e un Master in Comunicazione e Relazioni Pubbliche Internazionali, si è occupata di comunicazione culturale per il Progetto Mirabilia in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attività Culturali ed ha quindi iniziato, 15 anni fa, il suo percorso nella redazione romana di vari periodici. Collabora con diverse testate. Per gli Speciali de “la Repubblica” contribuisce di tanto in tanto alle rubriche di accessori, orologi e gioielli in chiave moda. In particolare, già da alcuni anni ricopre il ruolo di direttore responsabile ed editoriale delle riviste di moda e lifestyle – ‘Fashion files’ e ‘Luxury files’, che raccontano e promuovono la moda e le eccellenze italiane nel mondo con uno sguardo trasversale: dal gourmet al cinema, dall’arte e design all’artigianalità più sconosciuta, mettendo in luce storie di personaggi ed aziende innovative ed etiche.
D. Chi è un innovatore per te? Perché?
R. Chi stravolge le regole, utilizza il “pensiero laterale” e riesce a proporre soluzioni inaspettate. Perché spesso la capacità di guardare tutto da angolazioni diverse consente di vedere ‘oltre’ e di avere quella marcia in più che conduce lontano.
D. Qual è l’innovazione che cambierà il mondo nei prossimi anni?
R. Sarò in controtendenza, ma probabilmente la vera innovazione del futuro sarà, più che tecnologica, di tipo sociologico o comportamentale. Innoverà chi avrà la capacità di assaporare la qualità di un tempo non connesso, direi meno ‘social’ e più a misura d’uomo. Innoveranno le aziende e i brand che sapranno puntare sui valori, sulle storie di uomini e donne che li hanno resi grandi; dunque l’approccio fortemente qualitativo sarà sempre più innovativo, a discapito di quello quantitativo decisamente superato.
D. Qual è il ruolo di un leader in un’organizzazione?
R. Un leader è chi con pragmatismo e sorriso carismatico riesce a motivare il suo team, a trasmettere ogni giorno fiducia e passione, a condividere sfide quotidiane, a raggiungere obiettivi sempre crescenti. Leader è chi crede in ciò che fa e con umiltà lo trasmette agli altri, e tutto ciò lo rende semplicemente vincente.
D. Una persona che ha lasciato il segno nella tua vita?
R. Ce ne sono molte. Non riuscirei ad elencarle qui. I miei tanti maestri, mentori, amici e persone chiave incontrate lungo il cammino. Da ciascuno ho imparato qualcosa di prezioso, mi hanno dato forza ed insegnato ad andare sempre avanti, a puntare in alto e a credere nei sogni.
D. La tua più grande paura/la tua più grande speranza?
R. Mi spaventa molto l’idea che un giorno possa prendere la triste decisione di lasciare l’Italia per cogliere opportunità migliori per me e la mia famiglia. Non è paura dell’altrove, piuttosto sarebbe una grande sconfitta non tanto personale quanto di un intero sistema paese. Potrei definirla la paura dell’ennesima vittoria dei non innovatori.
Dunque la mia speranza più grande non può che essere che gli anni futuri siano un po’ più semplici per tutta l’Italia, che non deve essere più percepita ‘per vecchi’ ma capace di credere e di far spazio ai nuovi talenti. È troppo banale nel 2016 sognare un tempo futuro migliore citando John Lennon e il suo famoso: “Imagine all the people living life in peace”? Forse sì.
D. Il tuo progetto di lavoro attuale e quello futuro.
R. Sto lavorando da tempo al consolidamento delle testate per cui scrivo da anni: Luxury files e Fashion files, ormai delle vere piattaforme integrate tra comunicazione cartacea e online. Costruiamo progetti innovativi, eventi speciali, edizioni limitate e piani editoriali che mettano in luce le eccellenze e in particolare il Made in Italy. Per il futuro a breve termine ho in programma molte iniziative, alcune legate al sociale, ed un libro. Ma non voglio dire troppo, rimandiamo i dettagli alla prossima intervista.
D. La cosa che più ti fa emozionare e quella che ti fa più arrabbiare
R. Ascoltare mio figlio e in generale i bimbi cantare felici, mi emoziona inspiegabilmente, mi riempie di gioia e puntualmente mi ritrovo con gli occhi lucidi.
Mi fa molta molta rabbia continuare a vedere, sentire ed imbattermi nel pressapochismo, in una continua giostra di personaggi che millantano competenze e professionalità. Spero che questi furbi smettano di avere credito ovunque e lascino spazio a talento, impegno, creatività ed innovazione etica.