L’89° edizione dei Premi Oscar sarà ricordata per la gaffe durante l’annuncio del Miglior Film. A causa di uno scambio di buste, Warren Beatty e Faye Dunaway hanno annunciato la vittoria del musical La La Land, prima che il premio venisse consegnato correttamente al vero vincitore, Moonlight.
IL FIOCCO BLU
Ma la verità è che gli Oscar 2017 sono stati, forse, i più politici della storia. Il protagonista dei commenti e dei discorsi è stato il presidente Donald Trump. Il New York Times ha commentato che l’accessorio principale della serata non sono stati né i tacchi a spillo né i vestiti Armani, ma un fiocco azzurro dell’Aclu – un’associazione che difende i diritti civili negli Stati Uniti – che si è schierata contro il provvedimento di Trump sugli immigrati. Lin-Manuel Miranda, che aveva il fiocco, ha spiegato di aver partecipato all’iniziativa perché “è importante la lotta in difesa degli ideali americani, che in questo momento sono sotto minaccia”.
LA PROTESTA DEGLI ATTORI
“Parliamo non come liberali o conservatori, ma come americani”, ha detto il presentatore Jimmy Kimmel. Il suo è stato l’intervento più lungo e ironico: “Ci vedono in 225 Paesi che adesso ci odiano”. Nel suo monologo, Kimmel ha ringraziato Trump in modo ironico: “Vi ricordate quando l’anno scorso si è detto che l’Oscar era razzista? Quest’anno i negri hanno salvato la Nasa e i bianchi il jazz”.
NO AL MURO
Mentre l’iraniano Asghar Farhadi ha vinto il suo secondo Oscar per Forushande e ha rifiutato di partecipare alla cerimonia in protesta contro il razzismo del governo Trump, l’attore messicano Gael Garcia Bernal ha detto: “Viaggiamo in tutto il mondo, costruiamo famiglie, costruiamo storie e vite che non possono essere divise. Come messicano, come latinoamericano, come lavoratore migrante e come essere umano, sono contro ogni forma di muro che voglia separarci”.
LA RISPOSTA DI TRUMP
Così il mondanissimo Trump, che amava i red carpet, gli spettacoli mediatici (come il suo reality The Apprentice) e le comparsate nei film come Mamma, ho perso l’aereo o Zoolander, ora si trova schierato contro il mondo di Hollywood. Mentre negli Oscar del 2013 la first lady Michelle Obama sorprese il mondo per annunciare in videoconferenza il premio al Miglior Film per Argo, questo anno Trump ha annunciato di non guardarli nemmeno. Anzi, ha organizzato la stessa sera la prima festa di gala della Casa Bianca: il Ballo annuale dei governatori. Di fronte alle critiche, il portavoce Sean Spicer ha ribadito: “Siamo in un Paese libero. Hollywood è famoso per le idee di sinistra. Il presidente vuole fare quella stessa sera il Ballo dei governatori e la signora Trump è molto emozionata con i preparativi”.
DAI TEMPI DEL MACCARTISMO
Era dai tempi del maccartismo che Hollywood non aveva un rapporto così teso con Washington. La “caccia alle streghe” del senatore Joseph McCarthy negli anni ’40 e ’50 contro figure come Charles Chaplin, Frank Capra, Edward Dmytryk e Dalton Trump, stimolò la creatività dell’ambiente dello spettacolo contro il politico del Wisconsin. Humphrey Bogart, Lauren Bacall, Judy Garland e Katharine Hepburn fondarono un comitato di sorveglianza per i membri dell’industria del cinema. Nel 1947 ci fu anche una manifestazione a Washington.
“LA VERITÀ È DIFFICILE”
Non c’è stata tregua per Trump nemmeno durante l’intermezzo della pubblicità degli Oscar. Il New York Times ha trasmesso uno spot intitolato La verità è dura, come forma di protesta contro la decisione del presidente di escludere alcuni media da una conferenza stampa alla Casa Bianca e la scelta di non partecipare alla cena con i corrispondenti. Il video supera i cinque milioni di visualizzazioni su Youtube ed è la prima pubblicità in tv del New York Times dal 2010. La risposta di Trump è stata immediata, sempre su Twitter: “FAKE NEWS. Cominciate a fare buon giornalismo, ma con la verità”.
[youtube width=”800″ height=”500″]http://www.youtube.com/watch?v=gY0Fdz350GE[/youtube]