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Perché la risposta di Padoan a Bruxelles rischia di essere insufficiente. Report Intesa Sanpaolo

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Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, ha risposto alla lettera del 17 gennaio scorso della Commissione europea (firmata dal vice presidente Dombrovskis e dal Commissario per gli affari economici e monetari Moscovici), che chiedeva all’Italia di ricevere entro il 1° febbraio impegni specifici (corredati di un calendario per la possibile implementazione) per una correzione fiscale pari allo 0,2% del Pil sull’anno in corso, al fine di evitare l’apertura di una procedura di deficit eccessivo per non-compliance con la regola del debito.

LE PROMESSE

La risposta del governo italiano promette delle misure correttive, da dettagliarsi nel DEF di aprile, per colmare lo scostamento rispetto al percorso di avvicinamento agli obiettivi di medio termine; non vi è però un’indicazione dell’entità di tali provvedimenti, il governo si limita a indicare che l’aggiustamento verrà per tre quarti da un aumento delle entrate e per un quarto dai tagli alle spese.

GLI SCENARI

In sintesi, la risposta rischia di non essere giudicata completamente soddisfacente da Bruxelles, che chiedeva un maggiore dettaglio e una calendarizzazione dei provvedimenti correttivi in modo da tenerne conto nelle previsioni economiche d’inverno che saranno diffuse il prossimo 13 febbraio. Ad oggi non si può ancora dire con certezza come si chiuderà la partita.


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