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Il decreto Ronchi sui rifiuti compie 20 anni. Un bilancio

Edo Ronchi, Rifiuti, raccolta differenziata

Il “Decreto Ronchi” sui rifiuti compie 20 anni. Il D.Lgs 22/97 ha cambiato i modelli di gestione dei rifiuti e ha recepito e coordinato tre direttive europee sui rifiuti, sui rifiuti pericolosi e sugli imballaggi. Il bilancio di questi anni dice, secondo dati Ispra, che la raccolta differenziata nel 1997 era al di sotto del 9%, mentre nel 2015 è arrivata al 47,6%.

Anche la mentalità degli italiani è cambiata in questi 20 anni. Secondo l’indagine Ipsos “1997-2017 | 20 anni dal Decreto Ronchi: gli italiani e la raccolta differenziata” promossa da Conai, in Italia il 91% fa abitualmente la raccolta differenziata, mentre il 93% la considera un’utile necessità e il 91% la mette al primo posto tra i comportamenti anti-spreco e tra le buone abitudini ambientali.

Un’alta percentuale (68%) non nasconde la fatica di gestire quantità crescenti di rifiuti, tanto che un 42% degli italiani ascoltati ritiene che la differenziata si faccia perché è obbligatorio, ma poi la responsabilità per il problema rifiuti e per i cassonetti sommersi dalla spazzatura per oltre la metà degli italiani (53%) è suddivisa fra cittadini e istituzioni. I consumatori ritengono comunque che le imprese si stanno impegnando per migliorare gli imballaggi in sostenibilità (71%) e nella facilità di riciclo (73%). Infine, il 37% afferma di conoscere Conai, cui viene attribuito anche un buon voto: 7.4 su 10.

Per ricordare l’anniversario del Decreto e fare un bilancio della riforma, la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha anche realizzato una pubblicazione edita da Edizione Ambiente “La riforma dei rifiuti a 20 anni dal D.Lgs 22/97 e alla vigilia del nuove Direttive rifiuti-circular economy”, presentata oggi a Montecitorio.

“Con quella riforma – ricorda Edo Ronchi – scegliemmo di anticipare, non senza difficoltà, gli indirizzi europei sulla gerarchia nella gestione dei rifiuti, assegnando una netta priorità al riciclo rispetto al largamente prevalente smaltimento in discarica e anche rispetto alle proposte che assegnavano priorità all’incenerimento di massa. Quella riforma ha consentito di far decollare l’industria verde del riciclo dei rifiuti. Quel sistema potrebbe consentire di raggiungere anche i nuovi e più impegnativi target europei di riciclo a condizione che venga applicata in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale recuperando i ritardi che ancora persistono in alcune grandi città (come Roma e Napoli) e in 5 regioni del sud: Basilicata (31% RD), Puglia (30%), Molise e Calabria (25%), Sicilia (13%). Il recupero di questi ritardi sarà essenziale per raggiungere i nuovi obiettivi europei: il 60% di riciclo dei rifiuti urbani per il 2025 e 65% entro il 2030. Molto importante sarà anche aggiornare i decreti sul recupero dei rifiuti speciali per avere una più estesa ed efficiente diffusione del riciclo con il regime di end of waste”.

La pubblicazione raccoglie interventi di alcuni dei maggiori esperti del settore come Stefano Ciafani, Edoardo Croci, Denis Grasso, Sonia D’Angiulli, Paola Ficco e Corrado Carrubba, Franco Gerardini, Paolo Giacomelli, Michele Grillo e Gustavo Olivieri, Rosanna Laraia, Stefano Leoni e Emmanuela Pettinao, Stefano Maglia e Paolo Pipere, Letizia Nepi, Elisabetta Perrotta, Gianni Squitieri.

Insomma, l’Italia viaggia ancora su binari che dividono il nord dal sud, ma il decreto riuscì a far volare l’industria green e a rendere il concetto di discarica sempre più obsoleto.

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