Non sarà stata di sicuro lieve stamattina la lettura dei giornali in casa Nattino. In particolare la lettura del Sole 24 Ore non è stata particolarmente confortante per la famiglia fondatrice e proprietaria di Banca Finnat. Il finanziere Gianpiero Nattino (a destra, con Giovanni Bazoli, nella foto), da sempre uno degli esponenti di spicco della finanza cattolica romana, in settimana ha subito un sequestro di beni da 2,5 milioni di euro che è stato effettuato dalla Guardia di Finanza.
IL SEQUESTRO
Canali finanziari del Vaticano sarebbero stati usati dai vertici della banca Finnat per operare in modo irregolare in Borsa. È l’ipotesi di reato contestata al banchiere cattolico Giampietro Nattino, presidente di Finnat, come scritto in settimana da Formiche.net in questo articolo di approfondimento. La Guardia di finanza, per ordine del gip Antonella Minunni, gli ha sequestrato martedì in via preventiva beni per 2,5 milioni di euro. Identiche contestazioni per due ex alti dirigenti vaticani, Paolo Mennini e Piero Menchini. Tutti e tre sono indagati per manipolazione del mercato e ostacolo alle funzioni di vigilanza della Consob.
IL CORSIVO DEL SOLE 24 ORE
Ecco il testo del corsivo siglato Fa.P., ossia il giornalista Fabio Pavesi, pubblicato oggi sul dorso Affari&Finanza del quotidiano confindustriale diretto da Roberto Napoletano: “Cosa ha spinto lo storico fondatore di Banca Finnat, quel Gianpiero Nattino noto per essere il punto di riferimento della finanza cattolica romana, a manovrare illecitamente, secondo i magistrati, sui titoli della sua stessa banca, schermandosi dietro un conto cifrato dell’Apsa del Vaticano? I soldi, solo i soldi evidentemente. Il sequestro di beni da 2,5 milioni effettuato dalla Guardia di Finanza quantificherebbe il guadagno personale del banchiere ottantenne dalla manipolazione fatta sui prezzi di Banca Finnat. Già speculare (tenendosi nascosto) sui propri titoli quotati è, al di là dell’eventuale reato, una pessima caduta di stile. Ma quando a spingere in questa direzione è l’ingordigia pare davvero troppo. Portarsi a casa 2,5 milioni di euro da quei magheggi, quando con la propria famiglia si possiede da sempre oltre il 70% di una banca che capitalizza 122 milioni di euro, che non ha mai chiuso in perdita dal 2009 e che anzi ha cumulato quasi 50 milioni di utili, fa quasi tristezza”.