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Così in Spagna Pablo Iglesias resta alla guida di Podemos

Chi scommetteva sulla fine di Pablo Iglesias come leader del partito spagnolo Podemos, ha perso. Negli ultimi mesi i sondaggi lo davano come perdente nello scontro interno con il numero due, il giovane moderato Íñigo Errejón (qui il ritratto di Formiche.net). Ma anche questa volta i sondaggi hanno sbagliato previsione: l’89 per cento dei 155mila iscritti al Consiglio di Cittadinanza Statale ha votato a favore di Iglesias alla guida di Podemos.

LA RADICALIZZAZIONE DI PODEMOS

Per il quotidiano spagnolo El País, “la vittoria di Pablo Iglesias al congresso di Podemos che si è concluso ieri a Madrid conferma che la formazione viola continuerà il percorso ideologico e strategico seguito fino ad ora. La continuità, sommata al sostegno ottenuto per le proposte pragmatiche, prevede un Podemos ancora più lontano alla partecipazione alla vita istituzionale e parlamentare”. I militanti di Podemos hanno votato per un partito più radicale e contestatario, che manterrà il filone populista e si sosterrà con il movimento sociale.

L’ALA MODERATA DEL PARTITO

Il grande perdente del congresso di Vistalegre II è l’ala del partito che voleva una formazione politica trasversale, capace di conquistare elettori di altri partiti, fondamentalmente socialisti, ma anche chi alle urne non era più andato a votare per sfiducia nei partiti politici. Il volto di quella proposta è il numero due di Podemos, e portavoce parlamentare, “che ha cercato, senza successo, di convincere gli iscritti della necessità di moderare le proposte del partito per inserirsi con più efficacia nelle istituzioni, e guadagnare credibilità come forza politica prima delle prossime elezioni”, scrive El País. Le divisioni tra Iglesias ed Errejón sono cominciate a giugno del 2016, quando il rifiuto di creare un’alleanza con il Partito Socialista Operaio Spagnolo (Psoe) ha fatto perdere a Podemos un milione di voti.

I NUOVI MEMBRI DELLA DIREZIONE

E chi ha vinto dopo il congresso di Podemos? Iglesias è riuscito a guadagnare 37 posti nella direzione del partito, mentre Errejón ha 23 membri e altri due appartengono alla corrente anti-capitalista. Gran parte dei segretari generali autonomi sostengono le tesi di Iglesias, per cui è suo il controllo del nuovo Consiglio Cittadino Statale. I nuovi membri del vertice di Podemos sono l’economista Vicenç Navarro; l’ex Capo di Stato maggiore della Difesa, Julio Rodríguez; il leader della Commissione di Garanzie democratiche, Gloria Elizo; l’ex sindacalista Diego Cañamero; l’attore Pepe Viyuela e l’euro-deputato e leader anti-capitalista, Miguel Urbán – che è tra i fondatori di Podemos ma solo ora, dopo tre anni, è riuscito a entrare nel vertice del partito -. Carolina Bescansa, Nacho Álvarez, Luis Alegre, Pablo Echenique e Sergio Pascual hanno deciso di restare fuori dal processo di selezione come segno di protesta contro la polarizzazione interna e l’aggressività del dibattito.

RECUPERARE L’ILLUSIONE

Secondo il quotidiano El Periódico, “i vincitori sono legittimati ad applicare quello che hanno proposto, ma devono anche pensare alla necessità di recuperare l’illusione dei militanti che in queste due giornate di Vistalegre II hanno chiesto unità. La conseguenza di questo clamore non può essere la purga, allo stile della vecchia politica, ma l’integrazione di Íñigo Errejón e quello che rappresenta”. In un editoriale, il giornale si interroga sul futuro dell’unità della sinistra in Spagna e il paradosso del potere del Partito Popolare, che non ha perso la maggioranza nemmeno con gli scandali di corruzione e la crisi economica.

LE OPZIONI DEL PSOE

Pedro Sánchez è stato il primo politico che ha telefonato a Iglesias per congratularsi per il risultato. Ma “quello che è evidente dal risultato strategico ottenuto ieri da Iglesias – spiega El País – è che il Psoe non potrà contare su Podemos per governare, e non avrà il loro sostegno parlamentare. I socialisti restano l’unico partito di centro-sinistra con possibilità di governare. Una solitudine che obbliga a ricostruire una leadership unificatrice dal punto di vista interno e creare un programma di governo credibile e di futuro per recuperare i voti perduti verso Podemos e verso l’astensione”.

LA FINE DI RAJOY

Per l’analista Fernando López Agudín, nello scenario politico spagnolo “Podemos vince perché consolida la sua unità. La Grande Coalizione PP-PSOE perde perché scommetteva per la disunione di Podemos. […] Con questa vittoria di Podemos e l’amara sconfitta della Grande Coalizione comincia – al contrario di quello che sostengono i portavoce dei potenti – il conto alla rovescia per l’uscita di Rajoy da La Moncloa. Primo, perché il successo viola impedisce il sostegno del Psoe al Pp prima del congresso d’estate; secondo, perché blocca l’operazione Gatorpardo che insegue una riedizione del fallito esperimento del Grande Centro come alternativa iscritta nel turno dei poteri del bipartitismo”. Con i risultati del congresso di Podemos, riparte un’altra volta il gioco politico in Spagna, all’insegna dell’instabilità.

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