È stato sottoscritto al 99,8% per un totale di 12.968.720.936,60 euro l’aumento di capitale di Unicredit da complessivi 13 miliardi. Un successo per l’amministratore delegato Jean-Pierre Mustier e per il suo piano industriale, con solo lo 0,2% di inoptato (per un controvalore di 30,9 milioni) che sarà collocato entro il 10 marzo.
GLI EFFETTI PATRIMONIALI
Il gap patrimoniale si è dunque colmato e la banca potrà pagare la cedola dei titoli Additional Tier 1 a scadenza 2021. Ma il successo dell’operazione va ben oltre, perché può segnare un cambiamento di mood verso l’Italia e il suo sistema bancario e un ritorno di fiducia verso il Paese.
I DETTAGLI
Nel dettaglio, durante il periodo di opzione, che si è chiuso ieri, sono stati esercitati 616.559.900 di diritti e, quindi, sottoscritte complessivamente 1.603.055.740 nuove azioni, con ancora 1.469.645 diritti non esercitati e relativi alla sottoscrizione di 3.821.077 nuove azioni. I diritti rimasti saranno quindi offerti da Unicredit in borsa nelle sedute del 27 e del 28 febbraio e dell’1, 2 e 3 marzo, salvo chiusura anticipata dell’offerta in caso di vendita integrale dei diritti stessi.
IL PREZZO
I diritti acquistati potranno essere utilizzati per la sottoscrizione, al prezzo di 8,09 euro per ciascuna azione, di 13 nuove azioni ordinarie ogni 5 diritti acquistati. L’esercizio dei diritti acquistati nell’ambito dell’offerta e conseguentemente la sottoscrizione delle nuove azioni dovranno essere effettuati, a pena di decadenza, entro e non oltre lunedì 6 marzo.
COSA FANNO I SOCI
Ufficialmente non sono ancora note le posizioni dei grandi asset manager internazionali, ma, secondo quanto riportato da più fonti, sia gli arabi di Aabar sia il fondo Capital Research avrebbero esercitato diritti in proporzione alla quota di capitale della banca in portafoglio e cioè, rispettivamente, il 5,04% e il 6,73%. Il patron di Luxottica, Leonardo Del Vecchio, ha sottoscritto la quota di sua competenza (1,7%), mentre le due principali fondazioni Cariverona e Crt hanno sottoscritto per un 1,8% ciascuno e gran parte della prima linea dei manager della banca ha esercitato i diritti. Non ci sono indicazioni, invece, sulle mosse dei veicoli di investimento libici (in precedenza al 4,22%), di Blackrock (al 4,83%), degli altri asset manager italiani e internazionali e di Francesco Gaetano Caltagirone (all’1%), sebbene la sensazione sia che tutti o grandi investitori internazionali abbiano fatto la loro parte.
LO SCENARIO
A chiusura dell’aumento, quindi, Mustier potrà contare su un Cet1 ratio salito all’11,15% dal 7,54% di fine 2016, per effetto del disequilibrio temporale tra contabilizzazione delle perdite da svalutazioni avvenuta nel 2016 e benefici della ricapitalizzazione da contabilizzare appunto in questo trimestre. In base al piano industriale, poi, e tenendo conto delle cessioni annunciate di Pioneer Investments e Bank Pekao, il Cet1 ratio arriverà al 12% a fine anno per salire poi al 12,5% a fine piano nel 2019.
(Estratto di un articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)