Dall’autunno del 2014 i residenti a Hong Kong protestano per avere più indipendenza da Pechino, ma le loro richieste non sono state ascoltate: nelle ultime elezioni generali è stata scelta come nuova governatrice Carrie Lam, la candidata più vicina al regime di Pechino. È la prima volta che una donna sarà alla guida dell’esecutivo dell’ex colonia britannica.
LA FIDUCIA DEL REGIME
La scelta è avvenuta lunedì attraverso un complesso processo elettorale poco autonomo, come avevano previsto i manifestanti della “Rivoluzione degli ombrelli” a settembre del 2014 nelle strade di Hong Kong (qui l’articolo di Formiche.net).
Per l’Ufficio di affari di Hong Kong e Macao del governo cinese il processo elettorale è stato “giusto”: “Lam rispetta gli standard stabiliti dal governo centrale per il capo dell’esecutivo, tra cui amare il Paese e Hong Kong, avere la nostra fiducia, essere capace di governare e godere della stima del popolo di Hong Kong”, ha dichiarato un portavoce del governo di Xi Jinping all’agenzia Xinhua.
VITA E LOTTE
Lam, 59 anni, è stata segretaria generale dell’amministrazione di Hong Kong dal 2012 fino alla nomina come governatrice. Si è laureata in Lavoro sociale all’Università di Hong Kong e dal 1980 è entrata a fare parte del servizio civile in diversi uffici e dipartimenti. È famosa per essere una dura combattente contro la corona britannica ed è stata membro del comitato per la riforma elettorale dal 2013 al 2015. Lam ha dialogato a lungo con i manifestanti durante le proteste del 2014.
IL COMITATO ELETTORALE
Lam però non è stata votata dai cittadini, ma scelta da un comitato elettorale di 1194 membri, quasi tutti simpatizzanti della linea politica imposta da Pechino. Fanno parte del comitato imprenditori, sportivi, banchieri e artisti, che però non rappresentano i 3,8 milioni di potenziali elettori di Hong Kong.
GLI ALTRI CANDIDATI
Lam ha ottenuto 777 voti di questo gruppo. L’altro candidato, John Tsang, ex segretario di finanza dell’ultimo governo, molto più apprezzato dalla popolazione, ne ha avuto 365, mentre il progressista Woo Kwok-hing, ex giudice della Corte Suprema di giustizia, ha avuto 21 voti. Lui aveva proposto una legge contro l’ingerenza della Cina nella politica di Hong Kong. Non ci sono stati candidati indipendenti.
“UN PAESE, DUE SISTEMI”
Nel 1997, quando Hong Kong è diventato un territorio semi-autonomo, si è stabilito che fino al 2047 sarebbe stato sotto il principio di “un Paese e due sistemi”. Ma oggi i suoi abitanti sostengono che la Cina non rispetta gli interessi del Paese ma unicamente del regime comunista.
Secondo Joshua Wong, giovane leader del movimento Demosisto della Rivoluzione degli ombrelli (qui il ritratto di Formiche.net), ha dichiarato che “i cittadini hanno bisogno di un processo elettorale, non di una selezione fatta dal governo cinese”. Per l’analista Ma Ngok dell’Università Cina di Hong Kong, si tratta di una riedizione del mandato precedente di Leung e la prova che Pechino vuole continuare “con la politica di mano dura nella città”.
Gli attivisti hanno annunciato una campagna di disobbedienza civile per il prossimo Primo luglio, giorno dell’insediamento di Lam.