Una mozione popolare, o meglio, una ricetta per far tornare il partito democratico a essere uno strumento di partecipazione, in grado di rappresentare gli interessi di chi da solo non può essere ascoltato. A Milano, ieri, la ricetta di Michele Emiliano, candidato alla segreteria del partito democratico è stata raccontata dalla voce di Francesco Boccia, Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei deputati, intervenuto al fianco di Filippo Penati, ex presidente della provincia, la consigliera comunale Simonetta D’Amico e il coordinatore di Lombardia per Emiliano, Carmine Pacente.
Sotto la Madonnina, i risultati delle votazioni dei primi circoli del Pd, confermano Milano roccaforte renziana. Emiliano, a oggi, raccoglie meno del 2% delle preferenze. Eppure, Boccia, ne è certo: il governatore della Puglia “sarà la vera sorpresa” di questa corsa. Dopotutto, “l’idea di Emiliano è l’idea dell’Italia dei diritti e non dell’Italia dei bonus”, ha spiegato Boccia. Dire basta alla politica di bonus, degli 80 euro, delle social card, ha precisato Boccia “non significa che toglieremo i bonus alle persone”. “I 5 miliardi l’anno che oggi vanno in bonus saranno il tetto per tutti coloro che sono sotto la soglia” ha spiegato il Presidente della Commissione Bilancio della Camera dei deputati sottolineando come “non si può fare la politica sociale coi bonus, 80 euro compresi. Bisogna fare la politica dei diritti: si fissano dei diritti e chi è sotto quei redditi ottiene tutto, dall’asilo nido al sostegno”. Proposte chiare e concrete quelle della mozione Emiliano che prevede, tra le altre cose, anche di cancellare i capilista bloccati, di permettere ai cittadini di scegliere i propri parlamentari, senza imposizioni, senza nominati.
Durante la conferenza, Boccia ha richiamato più volte tre temi fondamentali nella ricetta di Michele Emiliano: scuola, lavoro e banche. Questi “sono i tre temi che hanno mandato in crisi e che hanno prodotto anche una parte della scissione all’interno del partito”. Secondo il parlamentare, proprio su questi tre capisaldi, Renzi avrebbe potuto ricevere ottimi “consigli dai suoi compagni e dalle sue compagne di partito”. L’ex presidente del Consiglio, però, secondo Boccia, “non ha ascoltato nessuno, ha preferito fare il premier e non il segretario”. Un precedente che da qui in avanti non dovrebbe ripetersi, ha concluso il deputato Pd: “Se vince Emiliano, la figura di segretario e premier sarà divisa”. Una mozione, quella di Emiliano, dai contorni chiari “fatti per essere compresi da tutti, non solo da grandi imprese e petrolieri” e che riesca a toccare anche quelle persone che si sono sentite “abbandonate” dal governo di Matteo Renzi.
Nel testo, si legge chiaramente come “oggi il 40 per cento dei giovani italiani è disoccupato, la precarietà ha rubato il futuro a milioni di ragazzi e ragazze, non si formano nuove famiglie perché non c’è sicurezza, un italiano su 5 è in povertà assoluta, mentre l’1 per cento più ricco del paese, detiene il 25 per cento della ricchezza nazionale, l’accesso alle cure sanitarie è fortemente condizionato dal reddito e dal grado di istruzione”. Secondo Boccia, la mozione di Emiliano è “profondamente alternativa a quella degli altri candidati e ha come cardini lavoro, diritti ed equità fiscali”. Tradotto: meno tasse sul lavoro per sempre, non per un anno come nel 2015, ma decontribuzione strutturale. Dare la possibilità alle aziende di fare programmazione, grazie a una decontribuzione piena sul lavoro per sempre per abbassare nettamente il costo del lavoro e aumentare i salari netti. Diritti garantiti sempre e non bonus dati qua e là e fissare delle soglie sotto le quali i diritti scattano in automatico, senza l’intermediazione della politica. E poi un fisco finalmente più equo, senza avere paura di far pagare le tasse a chi continua ad evaderle, come le multinazionali del web.
Dura è anche la posizione contro il Jobs Act che “ha ridotto le tutele per i lavoratori, senza determinare un reale aumento dei posti di lavoro”. Per questo, la ricetta Emiliano prevede la reintroduzione dell’art.18 per evitare i licenziamenti ingiustificati, e cancellare l’abuso e l’estensione dei voucher. “Non servono i bonus, ma decontribuzione stabile, cuneo fiscale e salari più alti” hanno sottolineato i sostenitori del governatore pugliese “e soprattutto diritti garantiti per sempre”.
A sostenere Emiliano, a Milano, anche Filippo Penati che torna in politica dopo cinque anni di silenzio dovuti alle indagini sul sistema Sesto e che ha ribadito di sostenere Michele Emiliano perché in grado di “coniugare legalità e sviluppo economico con un tratto popolare, un linguaggio comprensibile e i piedi per terra”. “La proposta di Emiliano” ha concluso Penati “è la proposta giusta per il nord”.
Presenti all’incontro anche il cilentano Carmine Pacente e Simonetta D’Amico, i consiglieri di maggioranza del consiglio Comunale di Milano che si sono schierati apertamente a fianco del governatore Emiliano.