Corsi e ricorsi storici: per Cassa depositi prestiti vale la pena di scomodare anche Giambattista Vico che trecento anni fa lodava peraltro l’antichissima saggezza italica. Quella che però sembra non dimostrare il nostro governo se dovesse arrivare alla dismissione del 15 per cento del capitale secondo quanto rivelato dal Corriere della Sera. Il severo giudizio sull’idea del Tesoro non smentita da Palazzo Chigi arriva da Giulio Sapelli, storico ed economista, autore del saggio “Un nuovo mondo” (Guerini) nelle librerie dal 9 marzo.
STESSI ERRORI DEL PASSATO
“Siamo sempre alle solite, continuiamo a fare gli stessi errori dalla prima metà degli anni Novanta: servono investitori stranieri per aumentare la capitalizzazione delle aziende. Stavolta si tira in ballo Cdp che agisce con il risparmio postale in modo massiccio sul risparmio degli italiani e che ha già azionisti cinesi presenti nelle sue reti strategiche (Pechino con State Grid ha acquisito il 35% di Cdp Reti, controllata che ha quote rilevanti di Snam e di Terna, ndr)”.
IL GIOCO NON VALE LA CANDELA
Secondo Sapelli, “qualsiasi iniziativa che conduca a un aumento del ruolo dei privati nella nostra economia dovrebbe essere condizionata a produrre profitto e posti di lavoro in Italia. In tal modo questi investimenti verrebbero visti in uno stato generale di crescita dell’economia del nostro Paese”. Queste sono invece, a suo dire, “azioni che non hanno nessun respiro strategico, pericolose, che porterebbero nelle casse dello Stato tra i 5 e i 7 miliardi. Non credo proprio che valga la pena dismettere un segmento di un asset strategico per 5-7 miliardi”.
L’UNIONE EUROPEA, PADOAN E CALENDA
Sapelli è molto critico anche per il fatto che, come al solito, “siamo di fronte a scelte fatte con urgenza perché pressati dall’Unione europea che dovrebbe occuparsi di altro”. Inoltre, se il governo arriverà a cedere aI privati il 15% della Cassa si avrà una “conferma che Padoan non è all’altezza del ruolo di ministro a differenza di Calenda, che ha delle idee giuste – secondo me da portare avanti – di maggiore contrapposizione a Bruxelles. E infatti lo mettono a fare altro”.
COME RIDURRE IL DEBITO PUBBLICO
La ricetta dell’economista per ridurre il debito pubblico è presto detta: “Eliminare le rendite, diminuire gli sprechi, aumentare il Pil. E non dismettere i gioielli della corona: Cdp è uno degli ultimi. Ha già vissuto un passato molto rischioso, evitiamole anche un futuro rischioso”. Guardando oltre confine la situazione è ben diversa: “In Francia, in Germania esistono strutture corrispondenti che fanno però una politica profondamente diversa, non fanno entrare azionisti stranieri e non si preoccupano del debito pubblico”.