C’è poco da dire. Sono stato presente a numerosi congressi della SPD, nello specifico quello del 2015 in cui Sigmar Gabriel ottenne il peggior risultato mai avuto da un candidato Presidente del partito e quello di oggi, in cui Martin Schulz ha incredibilmente ottenuto il 100% dei voti validi da parte di delegate e delegati.
Un risultato storico, un momento davvero storico per la SPD. Meglio di così non si poteva fare e ora la responsabilità che grava sulle spalle di Martin Schulz e della SPD tutta è enorme, come non mai. Parole chiare, critiche verso ciò che non è stato fatto di giusto nel passato, ma con lo sguardo propositivo rivolto al futuro: più giustizia sociale, investimenti pubblici in istruzione e ricerca, abbattere i privilegi e rendere la cultura e l’educazioni accessibili a tutti. Più collaborazione coi sindacati per creare davvero sviluppo e occupazione di qualità.
Martin Schulz lo fa rendendo onore alla storia della SPD, ai suoi 130 anni di esistenza. Al suo essere stata baluardo della democrazia in tempi oscuri e di aver contribuito attivamente al miglioramento della qualità della vita di molti. Ha ribadito il perimetro dei valori che ci caratterizza come socialdemocratici: siamo il partito delle persone che soffrono, in difficoltà, che aspirano a una vita migliore. Siamo il partito delle lavoratrici e dei lavoratori, delle possibilità uguali per tutte e tutti. Lo fa ribadendo le sue origini umili e il suo essere stato uno studente non modello. Lo fa ribadendo che oggi sogna per sua figlia e suo figlio un mondo di solidarietà e di eguali opportunità. Lo fa dicendo basta alle disuguaglianze di ogni sorta, a partire da quelle tra uomo e donna nel mercato del lavoro.
Onora la storia grande di chi lo ha preceduto. Un partito che non valorizza la sua cultura e la sua storia non è un partito capace di immaginare il futuro. In molti, anche a casa nostra, avrebbero molto da imparare. Specie per chi offende, da dentro, i simboli e i valori che hanno portato alla nascita del PD, da sinistra.
Trasversale a tutto il discorso il ruolo dell’Europa. Un progetto di pace e di sviluppo. Un progetto da curare e rinvigorire sempre.
Nessun distinguo in questa occasione: Martin Schulz è l’uomo giusto, al momento giusto e con alle spalle un partito sano, strutturato, che alcuni definiscono con disprezzo novecentesco (magari averlo noi un partito novecentesco!) e rinvigorito da oltre 30.000 iscritte e iscritti nuovi negli ultimi due mesi, e non perché c’è un congresso in cui votare (votavano solo delegate e delegati dell’assemblea nazionale), ma perché in molti sono tornati ad essere attivi.
Ora che la SPD è compatta e forte di un candidato di enorme carisma e di grande capacità, ha davanti la sfida vera: quella del 24 settembre per battere la CDU di Angela Merkel e i populismi di destra. Bisogna ora controllare la giusta euforia, perché la realtà del partito non è detto coincida con la realtà nel paese. Ma la sfida inizia ora, Martin Schulz può davvero farcela, con una SPD rinnovata e realmente socialdemocratica! Yes, we can!